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Amianto: la “Etex” condannata in Belgio per la morte di una cittadina a causa del mesotelioma

ETEX - la ex Eternit belga - era stata citata come responsabile civile nel Processo Eternit di Torino La lotta all’amianto e il processo Eternit, concluso in Cassazione con la negazione della giustizia a lungo attesa, non è stata una battaglia inutile perché ha ispirato la lotta alla polvere killer in tanti altri Paesi nel mondo. È quanto è stato sottolineato da molti martedì mattina, 28 marzo, a Bruxelles, dove la Corte d’Appello - alle 11,30 - ha emesso la sentenza che condanna la società Eternit Belgio (oggi Etex) quale responsabile della morte per mesotelioma di Françoise Vannoorbeek-Jonckheere. Una risposta di giustizia che giunge dopo ben 17 anni dalla deposizione della richiesta dei danni. Mancata nel 2000, Françoise viveva nei pressi della fabbrica di Kapelle-op-den-Bos, in Belgio a pochi kilometri da Bruxelles. La fabbrica, nata nel 1900, per decenni ha esposto non solo migliaia di lavoratori ma anche avvelenato ambiente e cittadini. Come avveniva in Italia e in tutti gli altri Paesi - una sessantina in tutto il mondo - in cui era attiva la Eternit. Oltre a Françoise la famiglia Jonckheere ha perso negli anni il padre, unico lavoratore nello stabilimento, e due dei cinque figli della coppia. «Si tratta di una sentenza storica per il Belgio e importante per l’Europa e il resto del mondo. Rompe il muro di silenzio nel quale sono ancora asserragliate numerose famiglie e corona una lotta coraggiosa come quella di Davide contro Golia: la vittima aveva rifiutato una transazione che l’avrebbe condannata al silenzio», sottolinea un comunicato stampa diffuso dalle associazioni che martedì sono giunte a Bruxelles da Giappone, Francia, Spagna, Italia, Svizzera e Inghilterra per manifestare la loro solidarietà alla famiglia Johnckeere e che esprimono soddisfazione per questa sentenza. La prima sentenza È la prima volta nella storia del Belgio che un processo di questo genere viene intentato e la sentenza della Corte d’Appello fa leva su numerose prove storiche e scientifiche che dimostrano che l’Eternit sapeva da decenni che l’amianto che utilizzava metteva in pericolo lavoratori e cittadini. La Corte ha riconosciuto anche un risarcimento alla famiglia, ma - hanno sottolineato i familiari e le associazioni - l’aspetto più importante non è quello ma «il riconoscimento della responsabilità omissiva dell’Eternit e il rifiuto della prescrizione, argomenti costituiscono una base di partenza che potranno essere usati in altri processi in Belgio e anche all’estero». Ora chi lotta contro l’amianto, grazie a questa vittoria giudiziaria può trarre nuova determinazione per continuare una battaglia comune in vista di un risarcimento completo di tutte le vittime dell’amianto e della completa bonifica dall’amianto. Tra le richieste anche c’è anche il sostegno «ampio e coordinato della ricerca medica per la cura delle malattie d’amianto e la messa al bando dell’amianto in tutto il mondo». Fiori per le vittime Dopo la sentenza - racconta Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vertenza Amianto, a Bruxelles con la presidente dell’AFEVA Giuliana Busto, Tina Calleri, Tommaso Anello e Alessandro Pugno (quest’ultimo si occupa di mantenere contatti e relazioni con le altre associazioni) - le delegazioni si sono recate di fronte alla sede della Etex (la ex Eternit) per deporre fiori in ricordo di tutte le vittime dell’amianto e a Kapelle dove si trovano quelli che un tempo erano i due stabilimenti che, insieme, rappresentavano la realtà produttiva più imponente d’Europa nel settore del cemento-amianto con circa 2500 dipendenti, nel momento di massima espansione.

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Michele Castagnone

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