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A Ottiglio, nella chiesa di San Germano
Raggiungiamo Ottiglio in compagnia dell’amico Mario Cravino, che ha l’autorizzazione del parroco don Silvano Lo Presti per la visita della chiesa parrocchiale di san Germano.
La nostra scelta viaria cade sulla strada panoramica che sfiora i paesi di Ozzano e Treville, in una giornata di splendido sole che illumina l’intero arco delle montagne innevate. Poco dopo l’abitato di Sala è d’obbligo una breve tappa davanti alla panchina gigante Big Bench, poco distante dalla chiesetta di San Grato con sullo sfondo il paese intervallato dalla chiesa del cimitero (da salvare).
Parcheggio nella parte alta di Ottiglio all’ombra del Castello sorto nel punto più elevato del paese, distrutto durante le guerre del Seicento e poi ricostruito come residenza civile. Parte dei materiali furono riutilizzati nella costruzione della settecentesca chiesa parrocchiale di San Germano. Entriamo dal cancello che delimita il piazzale della settecentesca chiesa per ammirare sopra uno degli ingressi laterali una piccola nicchia con la statua di Maria in ricordo dell’intitolazione della chiesa precedente alla Madonna delle Grazie.
La slanciata facciata con le iscrizioni graffite sulla pietra da cantoni non sono facilmente leggibili, ci conforta il maestoso portale in noce e il panorama sulle case degradanti verso la parte bassa del paese, dominata dall’altra parrocchiale dedicata a sant’Eusebio, edificata su disegno di Crescentino Caselli, da poco tempo inagibile.
Dopo uno sguardo all’epigrafe (quasi illeggibile) della posa della prima pietra murata nell’abside, entriamo nella chiesa consacrata dal vescovo di Casale Giuseppe Luigi Avogadro nel 1769. Ci “benedice” subito la statua di S. Eusebio a lato dell’altare (proviene dalla chiesa in valle).
Una perla (nascosta) è il coro ligneo con stalli scolpiti proveniente dalla chiesa agostiniana di Santa Croce con al centro il cartiglio con mitra e pastorale su un libro, vicino ad una cintura e un cuore. Al di sopra il grande quadro del Beaumont con l’Assunzione di Maria in Cielo tra i santi Germano ed Eusebio. Le pareti del presbiterio e la volta sono state abbellite nei primi anni del Novecento dal pittore torinese Rodolfo Morgari (1827 – 1909), esponente di una grande famiglia di pittori, e dal quadraturista Francesco Ponsetti di Crescentino.
A lato dell’ingresso in sacrestia è posto il particolare di un affresco, forse raffigurante san Paolo, staccato nei primi anni Ottanta poco prima della demolizione dell’antico oratorio del Santissimo Nome di Gesù. Altre opere provenienti dalla demolita chiesetta sono conservate in sacrestia, dove la nostra attenzione si sofferma sulla tela della Madonna del Rosario con la data 1591 e la firma del pittore trinese Ambrogio Oliva, che due anni prima, nel novembre 1689 a Casale aveva condorto all’altare Laura, la figlia di Gugliemo Caccia. Gradita sorpresa, poco prima della conclusione della visita, l’arrivo dell’ottigliese Felice Giacchero, ieri autista dell’AMC, oggi bravissimo artista di presepi nei tronchi d’albero, esposti lo scorso anno a Casale in Santa Caterina.
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