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Ashdod per Betlemme e Gerusalemme - Il ricordo di Corrado, marchese di Monferrato - Santo Sepolcro

Tutti i 160 Monferratini giovedì 16 novembre sbarcano a Ashdod (Israele) e vengono presi in consegna dalla guida Ron, preparato in storia, arte e teologia (ha studiato alla Gregoriana). Saliscendi, vediamo la valle dove Davide ha ucciso Golia. Primo stop a Betlemme (660 metri): la vicinanza del Natale rende più suggestiva la visita al luogo (oggi basilica della Natività, si entra abbassando la testa) dove è nato Gesù (evidenziato da una stella). Pausa in un grande negozio di artigianato, questi lavoratori sono stati tra i primi a chiedere la fine dell'intifada che rendeva vano il loro lavoro. Risaliamo sul pullman. Ad un posto di blocco israeliano contornato da un muro anti-palestinesi (non è uno spettacolo di pace) riceviamo con Paolo Pia una telefonata di auguri: è da Padova, del colonnello Giuseppe Gasparetto, non dimenticato, eccellente, comandante, anni fa, della Compagnia dei Carabinieri di Casale. Ecco Gerusalemme, luogo sacro a molte religioni. Dall’alto possiamo immaginare l’emozione di Crociati e pellegrini. Da inguaribile storici pensiamo anche a Corrado di Monferrato grande combattente da queste parti ai tempi del Saladino (e Riccardo Cuor di Leone) e Re di Gerusalemme per una settimana dal 21 al 28 aprile 1192 quando cadde in un'imboscata tesagli da nemici ancora ignoti - forse sicari della setta siriana detta degli "Assassini" e morì. Torniamo a noi; una visita approfondita: Orto degli ulivi, chiesa di Sant’Elena, Muro del pianto (donne a destra), colpisce l’intensità della preghiera degli Ebrei, non solo rabbini, che sono molti, di fronte a questo simbolo. Poi, mentre il sole tramonta, ultima tappa alla Basilica della Resurrezione col Santo Sepolcro, dove riusciamo anche a partecipare a vespri e benedizione in un posto dove 'senti' il passaggio di Cristo (ma qualcuno dovrebbe restaurare i muri....) All'uscita di questo luogo del cuore (vedi approfondimento) ci augura Buon Natale il francescano don Vito. Percorriamo anche un buon tratto, dalla stazione V (Simone aiuta Gesù), della Via Crucis (via Dolorosa, recita la lapide, in italiano accanto alle mani incrociate simbolo francescano), intrecciata coinegozi del mercato arabo. Qui la convivenza sembra riuscita, un piccolo esempio: il succo di melograno offerto alla nostra bionda crocierista Cecilia. Sul percorso ci ha accompagnato anche il salesiano don Giovanni Caputa, amico (e compagno di studi a Beirut) del capo di gabinetto del comune di Casale, Flavio Dandria. E' vice rettore del Seminario di Gerusalemme e segretario della commissione bilaterale Santa Sede-Israele. Ha integrato la spiegazione della guida e con noi ricordato Duomo di Casale e Crea (oltre a Mirabello e Borgo dove aveva studiato) e la recente visita in Terrasanta del vescovo Catella e del vicario Gennaro. C’è un altro sacerdote monferrino in Palestina: don Mario Provera di Mirabello, a Betlemme, ci dice don Caputa. Ci lasciamo con uno scambio di doni e ci fa molto piacere progergli (coi Krumiri Rossi) il nostro libro sul Duomo (e gli spediremo Monferrato Tricolore). Sorpresa per la crocierista valenzana Maria Giovanna Pavanello l’arrivo da Tel Aviv di sorella (Giustina) e nipote (John): abbraccio con lacrime. Il mondo è piccolo. PER SAPERNE DI PIU' La basilica del Santo Sepolcro, (in ebraico כנסיית הקבר - Cnesiat HaChever, ovvero Chiesa della Tomba; in arabo: كنيسة القيامة, Kanīsat al-Qiyāma, ossia "Chiesa della Resurrezione"), chiamata anche la chiesa della Resurrezione (Anastasis in greco e Surp Harutyun in armeno dai cristiani di rito ortodosso), è una chiesa cristiana di Gerusalemme, costruita sul luogo che la tradizione indica come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù. Attualmente è ricompresa all'interno delle mura della città vecchia di Gerusalemme, al termine della Via Dolorosa, e ingloba sia quella che è ritenuta la «collina del Golgota», luogo della crocifissione, sia il sepolcro scavato nella roccia, dove il Nuovo Testamento riferisce che Gesù fu sepolto. La chiesa del Santo Sepolcro è una delle mete principali e irrinunciabili dei pellegrini che visitano la Terra Santa, insieme alla Basilica dell'Annunciazione di Nazaret e alla Basilica della Natività di Betlemme. Ma, a differenza di queste ultime, il Santo Sepolcro è l'unico luogo della cui esistenza si possiedono prove archeologiche risalenti ad appena un centinaio d'anni dopo la morte di Gesù. Oggi è la sede del Patriarca ortodosso di Gerusalemme, il quale, al centro della chiesa[1], vi ha il proprio Katholikon, ossia la propria cattedrale, e la propria cattedra. Formalmente è anche la sede del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini; tuttavia il Patriarca cattolico latino non ha la libertà di celebrare se non negli spazi e nei tempi assegnati nel 1852 dallo Statu Quo alla della Custodia di Terra Santa e secondo gli accordi con la stessa comunità monastica. Il Patriarca latino risiede in una sede presso la concattedrale del Santissimo Nome di Gesù, chiesa principale della diocesi e chiesa madre, dove egli ha la propria cattedra e celebra normalmente PERCORSO.L'ingresso alla chiesa avviene tramite una singola porta nel transetto sud. La chiave dell'ingresso viene custodita, per mantenere la pace tra le varie fazioni cristiane, dalla famiglia musulmana Nusayba, che ne mantiene la custodia fin da 1192, quando le fu affidata dal Saladino. Dopo periodi di tensione tra la famiglia Nusayba e le autorità ottomane, nel XVIII secolo, queste ultime nominarono la famiglia Joudeh per aiutare i Nusayba nel loro compito. Oggi la famiglia Jude assiste ancora i Nusayba, portando la chiave della chiesa a un membro della famiglia Nusayba, che apre e chiude la porta giornalmente. Appena oltre l'ingresso si trova la Pietra dell'Unzione, che è ritenuta il luogo dove il corpo di Gesù venne preparato per la sepoltura. A sinistra (a ovest), si trova la Rotonda dell'Anastasi, sotto la più grande delle due cupole della chiesa, al centro della quale è posta l'edicola del Santo Sepolcro. In base a un decreto ottomano del 1852 (conosciuto in Occidente come «Statu Quo») le Chiese ortodossa, cattolica e armena hanno diritto di accesso all'interno della tomba, e tutte e tre le comunità vi celebrano quotidianamente la Messa. Viene usata inoltre per altre cerimonie in occasioni speciali, come la cerimonia del "Fuoco santo" che si tiene nel sabato santo, celebrata dal Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme. Dietro la rotonda, all'interno di una cappella costruita con una struttura in ferro su una base semicircolare in pietra, si trova l'altare usato dalla Chiesa ortodossa copta. Oltre a questa, sul retro della rotonda, si trova una cappella in stile grezzo che si crede sia la tomba di Giuseppe di Arimatea, nella quale la Chiesa ortodossa siriaca celebra la sua liturgia nelle domeniche. A destra del sepolcro, sul lato sud-orientale della rotonda, si trova la cappella dell'Apparizione, riservata all'uso della Chiesa cattolica. Sul lato est opposto alla rotonda si trova la struttura, risalente alle Crociate, che ospita l'altare principale della chiesa, oggi il Catholicos greco-ortodosso. La seconda e più piccola cupola poggia direttamente sopra il centro del transetto che attraversa il coro dove è situato il compas, un omphalos un tempo ritenuto essere il centro del mondo. A est di questo si trova una grossa iconostasi che demarca il santuario greco-ortodosso, davanti al quale sono posti il trono patriarcale e un trono per i celebranti episcopali in visita. Sul lato sud dell'altare, attraversato un atrio chiuso, si trova una scalinata che sale alla Cappella del Calvario, o Golgota, ritenuta essere il luogo della crocifissione di Gesù, che è la parte più riccamente decorata della chiesa. L'altare principale della cappella appartiene alla chiesa greco-ortodossa, mentre alla chiesa cattolica è riservato un altare laterale. Più a est nell'atrio chiuso ci sono delle scale che discendono fino alla Cappella di Sant'Elena, che appartiene agli armeni. Da lì, un altro insieme di scale porta alla Capella dell'Invenzione della Santa Croce, cattolica, ritenuta il luogo dove venne ritrovata la Vera Croce. FOTO. Arrivo a Gerusalemme; entrata all'orto dei Getsemani; Muro del Pianto

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Enea Morotti

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