La famiglia Callori - Un cardinale al servizio di quattro papi
“Da ‘n mes a gl’iombri scurii dal passà / as veugh filtrà n’ s-ciarur straurdinari, / la ‘gloria’ d’in Casato ‘d Nobiltà, / i Cont Calori (a Vgnà da tempi vari).”
Così scriveva nel bel sonetto dialettale intitolato “I Cont” il canonico don Edoardo Poncino ricordando l’illustre casa patrizia che tanta parte ebbe nella storia di Vignale. Appartenenti al gruppo delle famiglie signorili dei “De Civitate Astense”, come fondatori del comune astigiano dal 1094 al 1312.
Abbandonata poi la città, si stabilirono in Monferrato, dando origine alla linea di Vignale, con Percivalle (1430-1480), seguito dai nipoti e pronipoti Percivalle Maria (1502-1563) e Orazio (1563-1603), anch’essi consignori di Vignale, fino al governatore di Nizza e capitano delle Guardie del Duca di Mantova, Fulvio (1586-1653), primo conte di Vignale.
Dal momento dell’arrivo in terra monferrina - come ricorda Fulvio Vitullo in “Uomini e vicende di Vignale Monferrato” (Diffusioni Grafiche, Villanova Monferrato 1968) - si conosce la linea genealogica della famiglia, sviluppatasi ininterrotta per 14 generazioni nell’ordine di successione dei maschi primogeniti, secondo le rigide norme dettate dalla legge salica, in uso da secoli nel diritto nobiliare.
Fu il conte Giovanni Francesco Orazio (1718-1799), sindaco di Casale, ad aggiungere il cognome Balliani, quale erede di Giulio Cesare, presidente del Senato di Casale e Gran Cancelliere del Monferrato.
“Oggi il personaggio più insigne, gloria di Vignale, - scrive ancora Vitullo - è il Cardinale Federico; figura di gran signore, rispecchia le virtù, le dignità ed il rango dei suoi Avi, che si rivelano pur nella semplicità e gentilezza del tratto, nella affabilità dei contatti”. Era nato a Vignale, settimo di dieci figli, il 15 gennaio 1890 dal conte Ranieri Massimiliano e dalla contessa Emanuela Beccaria Incisa.
Dopo gli studi a Torino nel Collegio Sociale dei Gesuiti, si trasferì a Roma al Collegio Capranica e poi alla Pontificia Accademia Ecclesiastica per gli studi di Teologia e Diritto Canonico.
Ordinato sacerdote nel dicembre 1917, due anni dopo fu nominato Cameriere Segreto di papa Benedetto XV, iniziando una lunga cariera ecclesiastica.
Prima Canonico della Basilica Vaticana, poi Protonotario Apostolico, continuando a
far parte della Famiglia Pontificia, come Maestro di Camera e Maggiordomo di Sua Santità, durante il pontificato di quattro papi (Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI).
Una carriera durata 46 anni durante la quale ricoprì “con somma distinzione ed alta capacità, unite al più profondo zelo religioso” importanti e delicati incarichi.
Come riconoscimento del lungo servizio fu consacrato cardinale nel Concistoro del 22 febbraio 1965, col titolo di Diacono di San Giovanni Bosco, nell’omonima chiesa del quartiere Tusculano.
L’avvenuta nomina cardinalizia fu accolta con particolare esultanza dal mondo salesiano, grato per l’incomparabile aiuto dato a don Bosco dai nonni Federico e Carlotta.
Del resto il cardinale Federico aveva avuto come padrino di cresima al Collegio di Borgo San Martino nel 1900 il Venerabile don Rua, e in seguito conobbe anche don Rinaldi e il cardinale Cagliero.
Festeggiato in parrocchiale di San Bartolomeo, dove fu scoperta una lapide ricordo, l’insigne Principe della Chiesa era solito trascorrere lunghi periodi di riposo autunnale nel castello, dove aveva ricavato un appartamento.
Morì, dopo lunga malattia, a Roma, in Vaticano il 10 agosto 1971 e la sua salma riposa accanto alle sorelle nel sepolcreto di famiglia ricavato sotto la cappella gentilizia del castello di Vignale.
Dionigi Roggero
CAPPELLA GENTILIZIA E CRIPTA - SUONA L'ALLARME
Il campanile a lanterna della cappella gentilizia del castello di Vignale è un elemento dominante nello sky line del panorama monferrino. Ora che l’ammiriamo da vicino ci rendiamo conto dell’imponenza del manufatto, quasi ultimo baluardo del maniero.
Arriviamo fin quassù alle 10 di una mattina d’autunno col sole che fatica a farsi strada tra le brume, grazie alla cortesia del parroco don Pier Luigi Acuto (la chiesa è la proprietaria del complesso) che a sua volta ci ha mandato per disinserire gli allarmi Adolfo Solari. Al primo colpo non ci riuscirà e, come si apre la porta del sepolcreto sottostante la chiesa, scatta la sirena. Solari avvisa il “112” che è tutto ok ma l’allarme è collegato anche con due solerti cittadini vignalesi che arrivano in cinque minuti... Vuol dire che funziona. Puntiamo all’entrata alta della chiesa attraverso l’erba folta; questa volta si riesce a dialogare con le tecnologie.
L’edificio sacro è semplice ma non banale: sull’altare un grande crocifisso ligneo che ha alla base un teschio, sul fondo della navata un’iscrizione dedicatoria ai Callori. I banchi sono in pregiato ulivo e ricoperti di spesso velluto rosso. L’ultima messa qui fu celebrata il 10 agosto 2006.
Urgono fondi per restauri statici, il terremoto ha colpito duro, lo rilevano le crepe.
Entriamo poi nel sepolcreto.
Sul fondo una grande scritta nera, alcune parole sono cancellate dall'umidità, la interpretiamo così: “Alla cara venerata memoria... queste tombe ultima dimora ai trapassati della famiglia, mestamente consacrati dal figlio Federico, confortati nella speranza di rivivere connessi alla luce eterna nel giorno della gloriosa rinnovazione”. Qui è sepolto anche il più famoso nipote “Stanislao Federico- cardinale-vescovo”, è l'scrizione semplice, sulla lapide, sotto la sua ci sono le sepolture delle sorelle Maria Gertrude e Maria Carmela Luisa.
In alto a sinistra ecco la lapide che ricorda la benefattrice di don Bosco Carlotta Balbo Bertone di Sambuy, con una piccola targhetta bronzea: “Volle scritto sulla tomba amò la chiesa”.
Usciamo, emergono sporgendosi dal parapetto i vigneti rosseggianti di San Lorenzo in un Monferrato che pare quello di secoli fa, stessa sensazione nel cortile del maniero dove una piccola scritta ricorda gli assedi.
Luigi Angelino
FOTO. Interno della capella gentilizia, il sottostante sepolcreto e vigneti tra le brume dalla cappella