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  • 15 maggio 2020
  • Casale Monferrato

Abbate: intellettuale e innovatore nella formazione scolastica monferrina

Conobbi Gianni Abbate alle scuole elementari. Entrambi frequentavamo la scuola, gestita da suore salesiane, “Santa Margherita Bosco”, situata davanti alla chiesa del Valentino, nell’area dove ora si trovano l’Alberghiero “Artusi”, il centro “Buzzi” e la sede di “Arte e Storia”. Le classi erano cinque, una per ogni livello (una classe prima, una classe seconda e così via …), ognuna con la propria maesta – suora. Le nostre aule, salito lo scalone, si trovavano al primo piano, proprio dove ora si tengono gli incontri di “Arte e Storia”. Gianni aveva tre anni più di me, per cui, quando io iniziai la prima, lui era già in quarta. Avevo come maestra la dolcissima suor Pierina. Di una non ricordo il nome né ricordo con chi fosse Gianni. Ricordo solo che c’erano anche suor Concettina, suor Ludovica e suor Maria Ranotto, un donnone con un accenno di baffi, che incuteva un po’ di paura (si vociferava per altro che fosse appunto molto severa). Ci perdemmo di vista alle medie. Penso che Gianni abbia frequentato la statale (allora l’unica era la “Hugues”), mentre io seguii tale scuola presso i Padri Somaschi in via Trevigi. Ci ritrovammo al Liceo. Quando iniziai la IV Ginnasio, Gianni frequentava la II Liceo Classico. Diciamo che da lì non ci perdemmo più di vista. Ci ritrovammo alla stessa Università, la Statale di Milano. Entrambi frequentavamo la stessa facoltà di Lettere, solo in indirizzi diversi; Gianni Lettere Classiche ed io Lettere Moderne – Gruppo Storico. Spesso facevamo il viaggio in treno Casale – Milano insieme, la nostra amicizia si rinsaldò e Gianni mi aiutava anche con preziosi consigli. Si laureò brillantemente  in Lingua e Letteratura Latina col Prof. Ignazio Cazzaniga, divenendo eccellente e preparatissimo filologo classico. Dopo alcuni anni di insegnamento, arrivò alla Presidenza di Liceo Classico, prima presso il prestigioso Liceo “Alfieri” di Asti e infine del nostro Liceo “Cesare Balbo”, destinato poi, come Istituto Superiore, a incorporare anche altri indirizzi, praticamente tutti i Licei della città.

Anche politicamente finimmo con l’essere uniti da forti ideali di sinistra e ci ritrovammo insieme a militare nel Partito Comunista Italiano. Con lui entrò anche la moglie, Pier Anna Casalino. Io, eletto nel 1970 consigliere comunale e provinciale, all’interno del partito ricoprivo la carica di vicesegretario di Zona (segretario era quello che è rimasto il mio grande amico Pietro Gallo). In tale veste organizzai -con Pietro- un grosso Convegno (se vogliamo un po’ anticipatore) sui problemi della donna. Entusiasti compagne e compagni della Zona. Affidai le relazioni ad Anna Maria Ariotti e, appunto, a Pier Anna Casalino. Furono interventi bellissimi. Anna Maria fu poi Consigliere Regionale per due legislature, mentre Pier Anna, oltre a continuare la sua attività di insegnante al “Balbo”, fu apprezzatissima componente del Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale “Santo Spirito”. Dal canto suo Gianni si dimostrò davvero eccellente ricoprendo la carica di Assessore alla Pubblica Istruzione e alla Cultura del Comune di Casale dal 1975 al 1980 (giunta Ponti). Io abbandonai, per diverse ragioni, l’attività politica nel 1975, dedicandomi unicamente alla scuola, allo studio, alla ricerca. Gianni invece continuò ancora per alcuni anni.

Ciò che tornò ad unirci fortemente fu appunto la cultura. La didattica fu sempre in cima alle preoccupazioni di Gianni e molte furono le innovazioni che portò proprio nella didattica al Liceo Classico: estendere lo studio della lingua straniera dai soli due anni di Ginnasio anche ai tre anni di Liceo Classico; anticipare la Storia dell’Arte già in IV Ginnasio; portare ragazze e ragazzi ad avvicinarsi al teatro, al cinema, alla recitazione, alla musica, alla danza. Fa piacere vedere queste iniziative, assieme ad altre ancora (ad esempio sul problema “amianto”), non solo continuate, ma ampliate, consolidate, perfezionate, in modo da favorire al massimo tutte le potenzialità degli alunni, dall’attuale dirigente scolastico Riccardo Calvo.

Per diversi anni facemmo parte della Commissione chiamata a premiare i lavori migliori (poesie, racconti) in occasione dell’ 8 marzo, festa della donna. Era sempre un piacere ritrovarsi e confrontare le nostre valutazioni.

Come forse i non più giovanissimi nel mondo della scuola ricorderanno, organizzai, a Casale, nell’arco di un quarto di secolo (1988 – 2013) dodici Convegni nazionali di Geografia, con la collaborazione del Comune e delle scuole. Il “Balbo” fu per diversi anni la mia sede preferita, proprio perché Gianni si rivelava un collaboratore perfetto. Mi seguiva costantemente, mi aiutava in tutto, pensava di sua iniziativa anche a cose apparentemente piccole ma in realtà importanti, come -mi ricordo, una volta- correre ad acquistare un mazzo di fiori, dato che ci era arrivata all’improvviso la notizia del prossimo arrivo al Convegno di una funzionaria del Ministero, collaboratrice dell’allora Sottosegretario Valentina Aprea. Poi mi metteva a disposizione il mondo: aula magna, organizzazione, strumentazioni, docenti (Dionigi Roggero, suo insegnante, era il responsabile dell’attività escursionistica dei Convegni oltre che mio vero e proprio braccio destro), personale. In particolare ricordo un tecnico per la strumentazione audiovisiva e informatica (mi pare si chiamasse Rosso) capace di risolvere all’istante anche i più complicati problemi; ed una bidella -penso sia ancora in servizio- di nome Genoveffa, di squisita gentilezza e rara efficienza.

In seguito fui nominato Presidente della Sezione Provinciale di Alessandria dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG), e in questa veste tutti gli anni organizzo in Alessandria, presso l’ISRAL, un corso di formazione di Geografia. Vorrei proprio concludere ricordando i contributi scientifici di Gianni all’ultimo dei Convegni casalesi e al Corso in Alessandria del 2017. Ognuno di essi si potrebbe proprio definire una lectio magistralis. Nel Convegno casalese il tema era Tacito e l’antigiudaismo nella Roma imperiale del I° secolo d. C. Gianni sottolineò come l’antigiudaismo fosse un modo di sentire che accomunava aristocratici e plebei. Nel libro V delle Historiae Tacito parla (cap. 2 – 10) diffusamente degli Ebrei nel narrare l’assedio e la successiva espugnazione di Gerusalemme ad opera di Tito nel 70 d. C. Sono capitoli in cui lo storico latino convoglia un insieme, di origini disparate ma ben strutturato, di informazioni, notizie e valutazioni che rivelano il sentire tradizionale romano – pagano, che fonde la mentalità senatoria nei confronti degli Ebrei con l’immaginario e il pregiudizio popolare. L’incomprensione/estraneità si palesano nel ripudio radicale, anche se non tutta la classe colta fu antigiudea. Comunque la tradizione a monte di Tacito è di secolare rifiuto, erede del sentire ellenistico.

La lezione nel Corso di Geografia di Alessandria vede sempre Tacito protagonista, ma da un altro punto di vista: La Geografia nella Germania di Tacito. In questa lezione il relatore, dopo aver rilevato come si tratti -a quel che si sa e che ci è arrivato- dell’unico testo dell’antichità che tratti interamente, così diffusamente, di un popolo straniero, dal punto di vista storico, geografico ed anche -come potremmo dire con termine moderno- demoetnoantropologico, presenta come un aspetto contradditorio, che però rende la trattazione ancora più interessante. I Germani sono sì un popolo barbaro, nemico, che rappresenta un pericolo per i Romani, ma d’altro lato si possono considerare superiori ai Romani, per la loro rettitudine morale, la loro purezza ed integrità, contrapposta a quella che ormai comincia a delinearsi come decadenza, anche dei costumi, della Roma imperiale.

L’ultima volta che ci sentimmo, per telefono, fu circa un mese fa. Vidi dal mio telefonino che mi aveva chiamato. Lo chiamai a mia volta. Mi disse che mi aveva telefonato per complimentarsi del mio articolo a difesa della Banda Tom (“Il Monferrato”, martedì 11 febbraio 2020, p.7). Mi disse: “L’antifascismo è un valore che ci ha sempre unito”. Quindi mi chiese di mia moglie Carola e di mia figlia Cecilia, con la domanda: “E la Chantal?”, con riferimento al suo secondo nome come aveva amato fare sin da quando era nata. Poi mi contò di Pier Anna, ed anche, con un pizzico di orgoglio nella voce che un po’ mi commosse, della vita serena e dei successi nel lavoro dei suoi figli, Michele e Clelia, ed infine dei suoi nipoti. Chiudendo la comunicazione, gli dissi: “Ciao Gianni, ti voglio bene”. “Anch’io”, mi rispose.


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