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Laboratorio analisi: secondo il consigliere regionale Deambrogio "polemiche pretestuose"

Nelle ultime settimane ha tenuto banco, anche sulle colonne de "Il Monferrato" un acceso dibattito intorno al paventato decremento di servizi ospedalieri collegati al laboratorio analisi. Devo dire di aver rivisto all’opera gli “spiriti animali” di una polemica politica tutta strumentale e orientata alla costruzione del consenso a qualsiasi costo, anche a quello della pura montatura di un caso in assenza di motivazione, o di basi reali di riferimento. Per certi versi, mi è sembrato di essere tornato indietro ai mesi della raccolta firme tra la cittadinanza per scongiurare la chiusura del S. Spirito voluta dal centro sinistra che governa la Regione. Come si è ben visto nessun ospedale è stato chiuso, ma rimane, inveterata, la pulsione alla piena strumentalizzazione di qualsiasi decisione tocchi la sanità casalese. Mi sento di sostenere tranquillamente questa tesi, perchè è del tutto evidente che chi ha scatenato e continua ad alimentare la polemica sul laboratorio analisi lo fa distorcendo e cambiando scientemente la materialità delle cose che accadono, nonchè il valore delle scelte che le guidano. In breve voglio ricordare che l’esigenza di riorganizzare l’attività dei laboratori deriva da una indicazione contenuta nella scorsa legge finanziaria nazionale. La Regione Piemonte ha deciso di applicare questo dispositivo con intelligenza, partendo da un’analisi dell’attività esistente che tendesse a prefigurare una stratificazione delle strutture in base alla complessità degli interventi. Si è preferito, dunque, non agire in modo indiscriminato verso gli accorpamenti, ma verso una riorganizzazione a rete che lasciasse distribuite le prestazioni di base e andasse alla concentrazione su due livelli per gli esami più sofisticati. Tale impostazione rende possibile sia una razionalizzazione dei costi, come avviene ad esempio per l’utilizzo completo dei kit per gli esami, sia, cosa ancor più importante, una più alta qualità dell’intervento perchè attivato su un numero maggiore di casi. La ridislocazione delle sedi di esecuzione degli esami e la costruzione di un sistema a rete assicura, anche sul territorio della provincia di Alessandria e su quello di Casale, una quantità e qualità dei servizi erogati ai cittadini che non solo non cambia, ma tendenzialmente è passibile di miglioramento. Per chi ha o avrà bisogno di esami non ci saranno disagi, semplicemente cambia il modello organizzativo con cui saranno eseguiti. E’ davvero insopportabile, allora, il livello di strumentalità con cui si è parlato di declassamento dei servizi e dell’ospedale. Addirittura un esponente del centro destra, il consigliere Botta, è giunto a dire che si sarebbero dovuti sospendere gli interventi chirurgici per mancanza del servizio esami durante quella pratica. Sarebbe bastato approfondire lo studio del provvedimento per osservare che la misura non riguarda l’anatomia patologica. Con tutta evidenza, però, il tema che interessa è un’altro. E’ quello dell’agitazione a mezzo di campagne cicliche sulla presunta decostruzione della sanità casalese e dei diritti da essa assicurati. Spiace davvero constatare che anche alcuni primari in pianta al S. Spirito siano stati, in qualche modo, coinvolti nell’ultima puntata di una vicenda spesso poco entusiasmante per come non ha saputo sviluppare un vero confronto di merito, libero, agganciato a prove fattuali. In conclusione voglio quindi ribadire, a ragion veduta, che ciò che sta accadendo presso l’ospedale di Casale non parla certamente di un suo declassamento. L’80% degli esami rimarrà in sede, le emergenze saranno assicurate e la restante percentuale sarà trattata da altre strutture della rete rispettando i tempi sinora garantiti. Che cambia per il cittadino? Nulla, dal suo punto di vista di paziente. Semmai, qualche cambiamento in meglio quest’ultimo l’ha potuto ultimamente toccare con mano con la completa ristrutturazione del pronto soccorso, la ricollocazione di oncologia, l’arrivo di nuove attrezzature per oculistica, l’inizio dell’umanizzazione dei reparti, gli investimenti per un nuovo tavolo operatorio, un nuovo ecotomografo e la messa a norma degli impianti elettrici, nonché con la progettazione di un nuovo blocco operatorio. Ma queste sono cose che oggi sembrano davvero interessare poco, in particolare alla classe politica.

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Michele Castagnone

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