Martedì mattina, percorrendo la stessa strada di De Gasperi, saliamo al Santuario di Crea dopo aver ottenuto l’autorizzazione telefonica del rettore mons. Francesco Mancinelli, che era alla natia Venezia. Nella “sala del fuoco”, il luogo dello storico incontro De Gasperi e Bidault, c’è già sul tavolo, grazie al bravo Marco, il registro delle firme illustri. Un archivio storico da valorizzare. E’ già aperto sulla pagina delle firme dei due illustri presidenti con le mogli Suzanne Borel e Francesca. De Gasperi era accompagnato anche dalla figlia Maria Romana e dal seguito di funzionari e giornalisti (tra cui Nicola Adelfi, Europeo; Renato Loffredo, Ansa; Silvio Negri, Corriere della Sera; Alfredo Zavanone, Gazzetta del Popolo).
Sfogliando l’interessante albo dei visitatori ci imbattiamo nelle firme di Jolanda e del marito Carlo Calvi di Bergolo (settembre 1924). Dopo qualche pagina la firma di Maria Josè di Savoia, indicata come “Maria Principessa di Piemonte” (forse non usa il termine Maria Josè che il regime avrebbe voluto italianizzare in Giuseppina) e quella del marito Umberto, oltre alle dame di compagnia Maria e Ippolita di Sant’Albano. Sbucano altre firme illustri, quella del fotografo e storico di Crea Francesco Negri, dello scultore casalese Leonardo Bistolfi, del maresciallo d’Italia Ugo Cavallero con la moglie Olga del Grillo, di alti prelati in visita al santuario.
Nella saletta conservate sotto vetro le fotografie dell’incontro che riproduciamo sul balconcino barocco che domina le verdi colline del Monferrato, quello da cui si affacciarono i due statisti e guardando le verdi colline monferrine interrotte da Moncalvo, maturarono l’idea dell’Europa unita, un sogno poi realizzato.
All’uscita uno sguardo al quadro del Vermiglio in sacrestia e una foto alla lapide in ricordo del 25° anniversario dell’incontro. Fu posta dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti alla presenza di Giuseppe Brusasca nel marzo 1973.
Dal balcone di Crea nasce il sogno europeo
E’ una giornata storica al Santuario di Crea quella dell’incontro tra Alcide De Gasperi e Georges Bidault. Artefice dell’importante colloquio fu Giuseppe Brusasca, che aveva accompagnato il ministro degli Esteri Carlo Sforza all’incontro a Torino tra i due presidenti del consiglio per l’unione doganale tra i due paesi firmata il 19 marzo 1948.
Così il deputato monferrino ricordava sulle colonne di questo giornale l’importante evento: “Coprivo allora la carica di sottosegretario unico agli Esteri e dovevo accompagnare a Torino il ministro Sforza. Data la mia origine piemontese De Gasperi mi chiese di indicargli qualche località propizia per il suo incontro con Bidault: gli proposi il Santuario di Crea e glie ne illustrai le caratteristiche religiose, storiche, geografiche e civili.
De Gasperi accettò subito la mia proposta e dette le istruzioni del caso agli uffici di Roma e alla nostra ambasciata a Parigi: la riunione a Crea sarebbe stata tenuta il giorno successivo a quello della firma a Torino degli accordi per l’unione doganale italofrancese”.
La mattina del 22 marzo 1948 Brusasca andò incontro a De Gasperi, che arrivava in auto da Milano, a Candia Lomellina, poi salito sull’auto del Presidente del Consiglio ebbe modo di discutere con lui nel breve tragitto verso il Santuario.
“L’incontro con Bidault - aggiunge Brusasca - sul piazzale del Santuario fu molto cordiale: con i due presidenti c’erano le rispettive consorti: la natura non ufficiale della riunione lasciava l’impressione di un pellegrinaggio di famiglie amiche ad una delle più venerate Madonne d’Italia. La giornata incominciò, infatti, con una pia visita al Santuario. De Gasperi e Bidault si chiusero, poi, da soli, nella sala del Padre Guardiano del Convento e ne uscirono dopo quasi tre ore con l’aspetto di due amici soddisfattissimi del loro colloquio nel quale avevano ampiamente esaminato i problemi internazionali del momento, ribadendo le possibilità di collaborazione tra l’Italia e la Francia”. Del resto Georges Bidault aveva presieduto la conferenza di Parigi del 10 agosto 1946. All’apertura dei lavori l’assemblea era tanto fredda e ostile che Brusasca osservava: “ci sentivano scrutati con la morbosa curiosità riservata agli imputati dei grandi processi”.
Ma Bidault, invitando De Gasperi alla tribuna, come primo segno del riconoscimento dei sacrifici fatti dall’Italia per la conquista della libertà, lo tranquillizzò con questa rassicurante espressione: “ascoltiamo la parola della nuova Italia”. A Crea, alla parentesi politica seguì il pranzo nella villa del Vescovo in un’atmosfera di grande cordialità nello stesso spirito che animava le felici conclusioni dei pellegrinaggi al santuario di tutti i monferrini. Il Santuario mariano ha così legato, nella storia più che millenaria, il suo nome a uno dei fatti più significativi della ripresa italiana del dopoguerra proiettata sul sogno europeo.