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Ad ogna üss i’è ‘l so tambüss Ogni uscio ha il suo battacchio (in tutte le famiglie ci può essere qualche cruccio)

L’asino e il suo padrone - E scopriamo che cos’era il basu (o bazo)

L’Esopo Monferrino Zoofavole dialettali, raccolte e scongelate, tradotte e commentate a cura di Pietro Giordano Odalengi (2)

 

Ad ogna üssi’è ‘l so tambüss.

I’era ‘n asu ch’al pianzivae pö ‘l giva:“Che vita buricca la mia!

Mei fala finìa.

E, ‘nsema a i’atri crus,

i’hö fin-a la vusch’la stun-a da brut.Parché sun nen mut?”L’è ‘nlura che ‘l padron ai dis: “Ansuma!S’at vöri fa cambi,

cambiuma.

Da des andà nan,mi sarö l’asu e ti ‘l paisan.

E, tant per cmensà,

qui t’devi pagà l’ bulettì a la postae ‘l bietti dl’imposta,ricetti, pageli e parceli.T’va cà e, se la dona s’lamenta,ti iütla a ruià la pulenta.

Dop,dà ‘n po’ da ment al masnà:i’en tropi? Ma mi que ch’pös fa?

La me dona,

divota ad Sant’Andata,

l’ha mai dami ‘l parmes dla ritirata.(... )

La dona la sclama se ‘n fiö ‘l va suldà,

e ‘l previ ‘l riclama l’elenco di pcà,

e ‘l sindich at ciama pa chi ch’t’ha vutà.

( ...)Anfin: dami ‘l to bast, ciapa ‘l me basu”.

L’andrà finì che l’asu ‘l farà l’asu

 

La traduzione

Ogni uscio ha il suo battacchio (nel senso che in tutte le famiglie ci può essere qualche cruccio). Un asino piangeva, dicendo: “Che vita asinina è la mia! Meglio sarebbe farla finita. Oltre agli altri guai, ho una voce che stona di brutto, al punto che vorrei essere muto”.Lo sente il padrone e dice: “Insomma, se vuoi fare cambio, facciamolo. Da ora in avanti io sarà l’asino e tu il contadino. E, tanto per cominciare, eccoti alcune cose da pagare: bollettini postali, cartelle delle imposte, pagelle e parcelle.Se poi arrivato a casa la moglie si lamenta, tu mettiti a rimestare la polenta. Dopo di che de-dicati un po’ anche ai bambini. Sono troppi? Ma io che ci posso fare? Mia moglie non tollera scorciatoie... C’è il sindaco che vuol sapere per chi hai votato, il parroco esige che tu ti confes-si... Tanto per farla breve, dammi il tuo basto e prenditi le mie incombenze e le mie preoc-cupazioni”. Andò a finire che l’asino decise di continuare a fare l’asino.

 

Il commento

L’asino è uno degli animali più presenti nella favolistica di matrice esopiana, con caratteristiche multifunzionali: la vigliaccheria nel calcio al leone morente, la saggezza nel rifiuto di fuggire all’arrivo degli invasori, tanto un basto vale l’altro; la vanità nel credersi spaventevole perché tale è la sua voce o di credersi degno di riverenza solo perché trasporta una statua sacra; la sfortuna fin oltre la morte quando la sua pelle, divenuta un tamburo, verrà ancora percossa (vedi anche Verga, “Rosso Malpelo”). E poi la testardaggine e la modestia, la riottosità nell’apprendere (dalla scuola alla vita). Non risparmiato neppure dagli avversari del filosofo trecentesco G. Buridano, che ne vogliono contestare alcune tesi, irridendole.Bisognerà giungere ai francesi Hugo e Rati-sbonne per vederlo finalmente simboleggiare la pietà e il rispetto verso le altre creature. Pro-legomeni alla recente “onoterapia”?Un cenno al “basu” del penultimo verso? Si scrive “bazo” ed era un grosso bastone arcuato, con due profonde scanalature alle estremità alle quali si fissavano i manici dei secchielli per il trasporto dell’acqua o altro a spalla. Richiedeva sforzo, fa-tica ed equilibrio. Qualora, si volesse individuare un antenato classi-co alla nostra zoofavola, si veda la 69 di Falerno.


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