Orientata a Nord-Est la Parrocchiale si presenta piuttosto disadorna all’esterno, con le pareti intonacate di colore marrone chiaro, mentre l’interno, a una sola navata e con un solo abside, è ricco e colorato… Sul portone d’ingresso è visibile ancora il monogramma della Vergine Assunta cui la Parrocchiale è dedicata… Sulla sua fondazione non ci sono notizie certe. Esiste però una Bolla del 1547 di Papa Paolo III Farnese con cui il Pontefice assegna la Chiesa di S. Maria di Ticineto al padre Francesco di Cocconato. Dai documenti emerge pure che la Chiesa venne restaurata e ampliata nel 1597; fu consacrata per mano di Mons. Giovanni Battista Billia, Vescovo di Pavia nel 1610, mentre era Rettore della Parrocchia Don Vincenzo Cavalli di S. Salvatore”.
Così si legge nel libro a più mani intitolato “Ticineto e la sua storia” (Artigiana San Giuseppe Lavoratore, Vercelli 2007), pubblicato dal Circolo culturale “E. Aceto” in occasione del ventennale di fondazione del circolo stesso. E poco dopo a proposito degli arredi della chiesa, sorta come cappella del castello, si aggiunge: “Negli ultimi anni del 1600 e nella prima metà del 1700 la Chiesa venne arricchita di molti elementi decorativi: quadri, altari, balaustre, stucchi e altri oggetti preziosi, fino ad assumere l’aspetto attuale restituitoci nel suo splendore dall’ultimo restauro effettuato dal 1976 al 1979. Il merito di tanta bellezza va ascritto in special modo a due Rettori: a Don Stefano Vergnasco di San Salvatore che resse la parrocchia dal 1694 al 1729 e a Don Ippolito Daniele Tabucchi di Ticineto che vi operò dal 1730 al 1780, nonché alle compagnie devozionali che li affiancavano”.
A don Stefano Vergnasco si deve la realizzazione dei due altari laterali dedicati allo Spirito Santo e alla Madonna del Rosario con la statua lignea dorata della Vergine contornata dai “Misteri”, la costruzione della nuova sacrestia, e la realizzazione degli stucchi del coro decorato con gli ovali di Pietro Antonio Amedeo.
In particolare, l’opera di abbellimento della chiesa proseguì con don Ippolito Tabucchi, esponente di una famiglia notabile del luogo, nominato rettore dal conte Paolo Francesco Ferrari, feudatario di Ticineto, che conservava il giuspatronato laicale con diritto di nomina del parroco. Egli rivelò immediatamente non comuni doti di amministratore, di contabile e di storico, mediante la dettagliata registrazione degli eventi di vita sociale e religiosa della fiorente comunità settecentesca. Il risultato è il “Memoriale”: importante documento storico che contiene, tra numerose altre notizie, anche un rendiconto particolareggiato delle opere di abbellimento della chiesa parrocchiale, fino al 1805 appartenente alla diocesi di Pavia.
Sappiamo così che egli fece eseguire gli stucchi intorno ai quadri di “San Michele Arcangelo” e di “San Francesco da Paola”, appena dipinti da Pier Francesco Guala, autore dei dodici ovali di santi (presenti fino al 1925 sul cornicione della chiesa) e della ‘‘Miracolo della Pentecoste” sull’altare della cappella dello Spirito Santo. Accettò il dono del conte Ferrari dei dipinti della “Immacolata col Bambino” e del “transito di San Giuseppe” realizzati dal Licini. Fece inoltre costruire il battistero in marmo, acquistò due confessionali e l’altare maggiore di Giacomo Pelagatta.
Provvide a riparare a spese della comunità il tetto, la volta e il campanile della chiesa, che era stato distrutto da un fulmine nel 1631 e riparato sette anni dopo, poi rialzato nel 1833 fino ad assumere l’aspetto attuale.
TOUR DELLE CHIESE
Bruno Cantamessa, vice sindaco di Ticineto, accresce la nostra biblioteca di tre libri: ‘Ticineto e la sua storia’, ‘L’Altro Paese’, entrambi del Circolo Aceto oltre a ‘Ticineto e i sui feudatari’ (già pronto per un prossimo Viaggio quando rintracceremo i Veglia-Zanotti) pubblicato saggiamente a cura del Comune.
Sono propedeutici alla visita alla parrocchiale dove don Danilo Biasibetti è amministratore da un anno affianca don Giovanni Rollino, classe 1919, parroco dal 17 giugno 1951. Il vice sindaco porta subito la buona novella di un finanziamento del Comune ai lavori per la messa a norma dell’impianto elettrico, quanto mai necessari.
L’adeguamento liturgico ha consigliato di valorizzare le molte opere d’arte presenti nella chiesa (abbiamo sempre ammirato gli stucchi, un disegno che li raffigura fa parte delle collezioni del Presidente della Repubblica). Da registrare il recupero di due ambienti a lato del presbiterio. Il primo era un magazzino, oggi è una cappella invernale (decorata da una preziosa figura di Cristo incoronato di spine e una Addolorata); nel vestibolo ammiriamo il cenotaffio dei Morelli di Popolo (antichi feudatari) con segni scalpellati della massoneria. Lo stemma, è quello di un ramo cadetto, raffigura due zampe di leone e viene ripetuto sui primi due banchi della chiesa.
Continuiamo la visita nella sacrestia del primo ‘700 dove è in corso il ripristino degli armadi da parte dei fratelli Mesturini.Salendo con agilità su una panca don Danilo procede all’apertura in alto di quattro ante che custodiscono (ma ci sono anche gli allarmi) una bella serie di reliquiari.
Uscendo dal coro e sfiorando il Comune raggiungiamo la chiesa di San Pietro Martire, Cantamessa all’entrata trova nell’elenco dei Confratelli (vestivano cappa bianca) il nome del padre e del nonno... La chiesa è giustamente nota agli amanti dell’arte per una pala d’altare (anche qui c’è l’allarme) di Pier Francesco Guala raffigurante la Vergine col bambino in alto tra Sant’Anna e San Giovanni in basso tra San Pietro Martire e San Siro (Ticineto era nella diocesi pavese).
San Pietro con la parocchiale e l’Annunziata potrebbe (uniamoci anche la casa natale di Pavese) essere oggetto di un itinerario per visite guidate.