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La denuncia del Sappe
Carcere di Vercelli, sale la tensione: detenuto cerca di strangolare un poliziotto
«È uno degli istituti più problematici d’Italia»
Resta sempre alta la tensione nella Casa Circondariale di Vercelli. La denuncia è del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), per voce del vice segretario regionale del Piemonte, Mario Corvino, che spiega: «Non si placano le aggressioni nei confronti dei poliziotti. Nei giorni scorsi, presso il carcere di strada vicinale del Rollone, un detenuto straniero ha proditoriamente aggredito verbalmente, senza ragione alcuna, il poliziotto in servizio nella Sezione che lo aveva invitato a recarsi sul piano di appartenenza per poi essere impiegato nei servizi di volontariato cui era già stato autorizzato. Prontamente è intervenuto altro agente per stemperare la tensione, fermandolo in tempo proprio quando il detenuto stava per lanciare contro al primo poliziotto il carrello della spesa. L'uomo ha minacciato di morte il secondo agente per poi arrivare a tentare di strangolare il secondo poliziotto. L’agente è poi dovuto ricorrere alle cure dell’infermeria del carcere, ma quel che è avvenuto è gravissimo».
«Siamo al collasso del sistema penitenziario e questi eventi stanno facendo statistica», denuncia Vicente Santilli, segretario regionale Sappe del Piemonte. «Vercelli è uno degli istituti più problematici d’Italia per quanto riguarda l’alta percentuale di detenuti stranieri e l’alto numero di aggressioni ai danni del personale di Polizia Penitenziaria. Ad oggi non c’è un clima di sicurezza che pure potrebbe garantire maggiore attenzione alle attività quotidiane a tutela del personale di Polizia Penitenziaria di Vercelli».
Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, «il nostro primo pensiero vanno al poliziotto aggredito, a cui va tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Ma è sotto gli occhi di tutti, Autorità politiche e ministeriali in primis, come servano interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Il Sappe denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene. Ma serve anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam».
Qualche giorno prima un altro fatto grave: «Un altro “ospite” del carcere ha pensato bene di spaccare, con un bastone ricavato da un tavolo in legno, parte del muro della cella in cui è ristretto. La situazione si era subito aggravata, anche perché gli altri detenuti stavano dormendo e i forti colpi iniziavano a ingenerare malesseri e malumori, il provvidenziale intervento e la mediazione del personale di Polizia Penitenziaria ha permesso di far cessare la protesta. A suo dire, il detenuto protestava per fatti che gli erano accaduti prima dell’arresto, ma è stato convincente il personale operante ha evidenziato che se voleva rilasciare dichiarazioni in merito avrebbe potuto farlo solamente in mattinata, in presenza del personale addetto all’Ufficio competente. L’uomo, extracomunitario, si è calmato, la situazione si è normalizzata e si è provveduto anche a medicare alcune ferite che si era procurato alle mani con i ripetuti colpi che aveva dato al muro».
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