Ancora sulla casetta del mulino: non era meglio puntare sui prodotti a km. zero?
Ho, come molti altri, reagito con sgomento alla vista del “mulino bianco” in piazza Mazzini. In un primo momento sono stata colpita per la mancanza di buon gusto (ma, si sa, il gusto è un fatto soggettivo), poi,riflettendo, anche per una serie di ragioni meno estetiche. E con altrettanto sgomento leggo la risposta dell'Assessore Caponigro.
Tralasciando le polemiche economico- commerciali dei titolari di attività di somministrazione della piazza, polemiche che comprendo e condivido, ma che forse distraggono dalla reale gravità della questione riducendo tutto a “conti personali” (non che siano poco importanti), ritengo che
l'iniziativa proposta dalla multinazionale BARILLA nella sua espressione più dolce e infantile MULINO BIANCO, non sia altro che una operazione di marketing. Operazione lecita da parte di una multinazionale che basa le sue scelte sullo studo dei suoi potenziali clienti ma, per favore, evitiamo di mascherarla da seria ricerca scientifica sui consumi. E' tutt'al più un'indagine di un'azienda sui potenziali consumatori, e questo tanto per chiarire che se la nostra città è stata scelta dal “mulino” tra altre 100, non è certo il caso di farsene vanto...Sarebbe come dire: “dobbiamo essere felici, siamo un buon campione di consumatori di brioches!”
Ma crediamo che sia possibile appaltare una indagine di tale importanza ad una azienda che sicuramente ha degli interessi economici nel settore? Non c'è un certo conflitto di interesse?
Sarebbe come affidare un'idagine sugli effetti di una guerra ai produttori di armi! E' un'iperbole, ma credo renda l'idea.
L'alimentazione è un problema del nostro tempo, questo è fuor di dubbio, ma la soluzione è offrire merendine in un finto mulino o sarebbe più utile condurre corsi di educazione alimentare, affidandoli a nutrizionisti qualificati, nelle scuole?
Non è questo nelle facoltà dell'Assessore?
E poi, in che modo il Mulino bianco sarebbe “un simbolo della società italiana”? Io non voglio certo essere rappresentata da un'azienda...
Già immagino i risultati di questa indagine: i bambini fanno colazione troppo in fretta o non la fanno affatto per mancanza di tempo loro o dei genitori, e allora via con prodotti piccoli “ma nutrienti” impacchettati con tanta bella plastica che riempirà le nostre discariche, venduti in confezioni accattivanti che pagheremo il doppio del loro contenuto.
Sono nata alla fine degli anni settanta e sono cresciuta anch'io con le pubblicità del Mulino bianco, giornate di sole in campi di grano, famiglie felici, bambini che corrono e che si immaginerebbero con più facilità seduti intorno ad una tavola piena di torte di mele, pane e marmellate più che di tegolini, baiocchi e plastica da imballaggio. Eppure è quello che devono vendere, e l'immagine che ci propongono è studiata solo per farci credere di consumare prodotti sani e genuini, legati ad un passato che (forse) fa parte della cultura alimentare italiana o dell'immagine che ne abbiamo. Mulino bianco ha fatto scelte sicuramente migliori di altre aziende (ha tolto i grassi vegetali idrogenati, produce con energie rinnovabili) ma mi viene da pensare che, seppure il risultato sia positivo, anche queste siano semplici scelte di marketing...
Insomma, assessore Caponigro, la salute di una comunità (e lo star bene comincia a tavola) è affare degli amministratori pubblici e dei cittadini o di aziende interessate?
Perchè non proporre una miglior qualità dei prodotti ( magari biologici, magari a km 0, cosa che aiuterebbe l'economia locale) che vengono proposti nelle mense scolastiche e all'ospedale?
O è forse più facile affidarsi a proposte preconfezionate, potenza del packaging, e che raccolgono consensi per il semplice fatto di regalare una colazione?
Per il direttivo del circolo Pantagruel- Katia Servidio