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A quattro mila metri sul mont Pourri (Savoia) in ricordo di Natal Palli, il grande pilota casalese

L’Aero club di Casale nel 95° anniversario della morte di Palli e come omaggio alla grande mostra che lo ricordava con d’Annunzio a Trento (complimenti a Neva Capra per il catalogo, bene prezioso), ha organizzato un volo storico in Savoia sul luogo dell’atterraggio di fortuna del grande pilota casalese (v. altro articolo del prof. Roggero). Volo rinviato più volte per avverse condizioni atmosferiche e che si è potuto effettuare finalmente lo scorso sabato (ricordando che queste imprese l'Ac Palli le compe sotto l'egida di Fly Story, cui è associato). Per la storia si è volato con un aereo Piper PA28 Turbo Arrow, (siglia I-Pafi) a bordo Stefano Zanone (pilota, con base a Mazzè), Giancarlo Panelli (presidente Ac Palli) e il giornalista Luigi Angelino che scrive queste note. Partenza dall’aeroporto Cappa alle 12,32. Il volo è diretto verso i 3800 metri del mont Pourri. L’assistenza è fornita a turno dai controlli di Torino e Milano. Già dalla partenza il pilota fa il punto su “Abulo”, riporto aeronautico al confine italo-francese. Si fa quota, ecco Trino, poi Leri distinguibile per le torri cilindriche della centrale. Le risaie sono quasi tutte allagate e creano una visione “marina”. In mezzo l’autostrada. Poi siamo nel Canavese. Si annuncia il gruppo “enorme”, innevato, del Rosa e sulla sinistra si intravede il triangolo del Monviso. Lasciamo sempre a sinistra, ma di poco, l’imbocco della Valle d’Aosta e ci alziamo (quota quattromila metri, velocità 220 km all’ora) sui monti della Savoia. Sono cime aguzze con la neve quasi appiccicata su cui si rincorrono nubi strette e lunghe, si intuiscono valli nere, uno spettacolo dantesco, pauroso. Immaginiamo Palli qui in mezzo con il suo Sva di legno e tela, al posto di pilotaggio, aperto, mentre infuriava una bufera, bravissimo ad atterrare sull’unico pianoro, in realtà un ghiacciaio che vediamo sotto il Pourri. Probabilmente voleva attraversare più a lato al Piccolo San Bernardo, due mila metri, ma la visibilità deve essergli stata fatale. Sono le 13,13 quando gli strumenti (compresi due moderni gps di chi mi sta davanti) segnalano che siamo sul punto dove è atterrato Palli. Si intuisce la gola da cui poi è sceso, a piedi, forse col bacino fratturato, a S: Fois. Breve ripresa video con la macchina foto (è quella che vdete allegata, montata da Alberto Marello, ndr). Lanciamo dal piccolo finestrino una delle (poche) cartoline ricordo realizzate per il volo e torniamo (incombono nubi, in più non siamo certo pressurizzati) perdendo rapidamente di quota (povere orecchie!). Ci accoglie la pianura, a destra si intuisce l’aeroporto di Caselle. Riecco le nostre risaie, Panelli ci fa spostare verso la Lomellina per vedere altri paesi come isolati in un lago; riappare l'amico fiume Po coi suoi ponti, la città di Casale (voliamo proprio sopra la casa di Palli), ci allarghiamo un po’ per permettere all’aereo dei parà di atterrare prima di noi. Le ruote del Piper si appoggiano sulla pista (in erba) del Cappa alle 13,50. Da San Pelagio verso Parigi con la bufera sulle Alpi Data memorabile nella storia dell’aviazione il 9 agosto 1918 per la leggendaria impresa di Vienna che portò nella capitale dell’impero asburgico l’aereo pilotato da Natale Palli, adattato a biposto per accogliere Gabriele d’Annunzio sulla “sedia incendiaria” appoggiata direttamente sul serbatoio aggiunto. Due mesi dopo, il 3 ottobre, il pilota casalese sorvolava Casale con il Vate che lanciava sull’abitato un “saluto d’amore e di riconoscenza” alla nobile città natale di Palli. Poco dopo, al Politeama Casalese si tenne una grandiosa cerimonia di consegna delle medaglie a Natal Palli e ai suoi “compagni d’ala”, mentre un aereo militare compiva evoluzioni sulla città e un operatore cinematografico girava per conto dell’impresa Perani, che gestiva il teatro, una pellicola. Nel frattempo il pilota ideava il raid Padova-Parigi-Roma, ma la sua gloriosa carriera aviatoria era destinata a spezzarsi drammaticamente sulle Alpi francesi. Partito da San Pelagio all’alba del 20 marzo 1919 diretto a Parigi, a causa di una tremenda bufera di neve urtò l’ala contro il massiccio del Mont Pourri. Atterrato con grande abilità sul ghiacciaio della Gurraz, a 3.100 metri di altitudine, fu sbalzato dalla cabina e cercò di scendere a valle, ma quando ormai era vicino alle prime abitazioni ebbe un improvviso svenimento, passando silenziosamente dalla vita alla morte. La sera del 22 marzo, il montanaro Silvio Silvoz trovò nei pressi di Sainte-Foy-Tarentaise il corpo senza vita del pilota. Tre giorni dopo a Chambéry ebbero luogo le solenni onoranze funebri con la partecipazione delle autorità militari francesi e di oltre tremila persone. Poi, trasferita in treno da Modane a Torino, la salma avvolta nel tricolore raggiunse in serata la città natale pavesata a lutto, dove il giorno dopo il Vate pronunciò l’accorata orazione funebre nel ricordo di quel “fanciullo biondo dai capelli ondeggianti e dagli occhi di zaffiro... senza colpa, senza macchia, senza ombre”. Il relitto dell’aereo venne ritrovato solo nel mese di giugno, dopo il disgelo, dal cantoniere Albert Martin e riportato a a valle dagli alpini italiani, dopodiché se ne persero le tracce. Nel settembre 1922 il Dipartimento della Savoia collocò nel luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Natale Palli un cippo, restaurato nello scorso mese di agosto dall’Associazione Arma Aeronautica di Casale Monferrato. Nel 1969, in occasione del 50° anniversario della morte, la sezione del Club Alpino Italiano di Casale posò sul luogo della caduta dell’aereo una croce e una lapide in memoria dell’eroico pilota, restaurata da un gruppo di escursionisti casalesi nel luglio 1999, per ricordare l’ottantesimo anniversario della scomparsa dell’intrepido aviatore. La città natale lo ricordò il 22 marzo 1922 inaugurando sulla residenza della famiglia il bassorilievo in bronzo dello scultore Leonardo Bistolfi inserito in una lapide marmorea con queste parole: “Natal Palli / comandante della Serenissima / dopo guidate / le gloriose aquile d’Italia / sul cielo di Vienna / e su cento campi nemici / cadde / sul Monte Pourry di Savoia / in un volo superbo / di giovinezza e di ardimento di fede”.

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Martino d’Austria-Este

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