Sulla sommità della città vecchia di Saluzzo, la Castiglia è il simbolo della piccola ma attiva capitale del marchesato. Sorta nella seconda metà del Duecento, fu trasformata dal marchese Ludovico II in dimora signorile sul modello di altre corti rinascimentali. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’antico maniero fu adattato a prigione, ma dopo un lungo e attento restauro è oggi restituito ai visitatori. Oltre all’archivio storico, all’esposizione di arte contemporanea italiana e al Museo della memoria carceraria, è di particolare interesse, nella manica ottocentesca, il Museo della Civiltà Cavalleresca, che presenta con moderno allestimento multimediale i tratti salenti dell’identità culturale espressa dai marchesi di Saluzzo, in rapporto agli stati grandi e piccoli della Penisola.
Non mancano, ovviamente, i riferimenti alla storia monferrina, a partire dall’albero genealogico che si stacca dalle braccia di Aleramo e dalle antiche incisioni del Piemonte e del Monferrato riprodotte sul pavimento. Con grande sorpresa ci avviciniamo ad intera parete con il grande mosaico pavimentale di Abramo contro i re Elamiti, conservato nel corridoio della sacrestia della nostra Cattedrale. Poco più avanti il ricordo del marchese Ludovico I (1406-1475), dal 1446 era luogotenente del Monferrato. In virtù del matrimonio con Isabella, la figlia del marchese Giangiacomo Paleologo e nipote di Guglielmo. Poi ammiriamo i particolari dell’affresco di Santa Margherita al Santuario di Crea con il marchese Guglielmo VIII Paleologo e le due figlie: la primogenita Giovanna, avuta dalla prima moglie Maria di Foix, e la più giovane Bianca, nata dalla seconda moglie Elisabetta Maria Sforza. Temendo l’imminente estinzione della gloriosa dinastia, Guglielmo si decise a concedere in sposa la figlia Giovanna al marchese Ludovico II (1438-1504), membro della famiglia Del Vasto, di discendenza aleramica, dopo aver stabilito una successione al governo del Monferrato per gli eventuali figli nati dal matrimonio. Per le nozze scrisse un “Epitalamio” Ubertino Clerico da Crescentino e l’umanista Bernardino Dardano, anch’egli alla corte di Casale, scrisse la premessa all’opera di Ludovico Vivalda pubblicata a tre anni dalla morte del marchese Ludovico, scomparso a Genova nel 1504 e sepolto a Saluzzo nella cappella funeraria dei marchesi, in stile gotico fiammeggiante, della chiesa gotica dedicata a San Giovanni Battista. La reggenza passò alla seconda moglie di Ludovico, l’energica e filofrancese Margherita di Foix, in nome del primogenito Michele che, se non fosse scomparso tragicamente a soli 33 anni ad Aversa per lo scoppio di una palla di cannone, avrebbe sposato Margherita Paleologa, erede del marchesato del Monferrato, unendo i due principati. Invece nessuno dei fratelli minori, che si avvicendarono sul trono del marchesato, ebbe prole legittima e il ramo dinastico si estinse.
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