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Amianto: giustizia affossata in Italia! Ma la verità del Processo Eternit ha fatto breccia in Brasile

La giustizia alle vittime dell’amianto è stata negata in Italia dalla Cassazione lo scorso novembre, con la vergognosa cancellazione del Processo Eternit decisa dagli ermellini. Ma la verità emersa dal Processo Eternit istruito dalla Procura di Torino a quanto pare è più forte di quanto Stephan Schmidheiny e i supremi affossatori della giustizia potessero immaginare e ha fatto il giro del mondo, insieme all’indignazione che quella sentenza ha suscitato. Verità che ora sta facendo breccia in Brasile, dove la Procura del Lavoro - un organismo indipendente della magistratura - sta istruendo una serie di processi contro le aziende che lavorano l’amianto e sta ricostruendo anche il ruolo dello svizzero Stephan Schmidheiny che ha diretto gli stabilimenti brasiliani fino agli Anni 90. Gli Svizzeri gestivano infatti l’attività dell’amianto in Brasile fin dagli anni Sessanta. Lo ha spiegato Fernanda Giannasi pasionaria della lotta all’amianto in Brasile e nota ormai in tutto il mondo per la sua coraggiosa ed energica presa di posizione contro l’amianto, che martedì ha incontrato a Casale gli esponenti di Afeva, i cittadini e i giornalisti per spiegare quali siano gli sviluppi nel suo Paese. «Adesso non possono più dire che sono una matta come facevano prima e che il fatto che l’amianto uccide è una invenzione o una fantasia...», ha detto la Giannasi ricordando la lunga amicizia che la lega a Casale e ai protagonisti storici della lotta all’amianto e il ruolo di guida e di esempio che Casale ha avuto e ha tuttora in tutto il mondo su questa vicenda. Due i grandi processi istruiti in Brasile, uno a carico uno della ex Eternit di Osasco e uno della Eternit di Rio dove ha lavorato Italo Ferrero, martedì anche lui all’AFEVA con la Giannasi, con molti altri italiani. Proprio a Osasco il sindaco - già nel 2000, dopo l’incontro con l’allora primo cittadino di Casale Paolo Mascarino - aveva vietato l’asbesto con una ordinanza che ricalcava quella emanata nel 1987 dal sindaco di Casale Riccardo Coppo. A Rio si è invece ottenuto un primo risarcimento record di 500 milioni di dollari che si attende venga ratificato dai successivi gradi di giudizio, e contro i quale naturalmente i legali di Eternit hanno fatto ricorso. La lavorazione dell’amianto è infatti una realtà in ancora molti Stati della federazione brasiliana. In un terzo processo nello Stato di San Paolo poi si è ottenuta una importante e grande vittoria con la cessazione dell’uso dell’amianto da parte del più grande gruppo dopo Eternit. L’accordo prevede anche la costituzione di un fondo di 400mila euro per l’informazione sui rischi amianto, un tassello importantissimo per contrastare la propaganda fuorviante delle aziende che ancora lavorano l’asbesto e far capire ai lavoratori che lavorano nel settore quale sia la reale posta in gioco. «A questo punto possiamo realisticamente sperare che entro cinque anni l’amianto verrà messo al bando in tutto il Brasile».

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Michele Castagnone

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