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Viaggio d'autore

A... San Salvatore alla riaperta chiesa dell'Assunta

Primo appuntamento a San Salvatore davanti alla grande chiesa parrocchiale di San Martino con l’architetto Cristiano Raffaldi e con il giovane parroco don Gabriele Paganini, che gentilmente ci apre subito la casa parrocchiale per ammirare le sei tele raffiguranti scene della vita di Maria e di Cristo provenienti dalla chiesa dell’Assunta - oggetto del nostro “Viaggio”, tele restaurate dal laboratorio Nicola di Aramengo nel 1982. 
Sono la Natività, l’Assunzione e il Matrimonio della Vergine, l’Apparizione di Gesù risorto, la Pentecoste e l’Ascensione
Furono realizzate tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento da un pittore di area lombarda probabilmente per la Confraternita dell’Assunta, come ricorda Camilla Barelli, nel catalogo della mostra “Da Musso a Guala”. 
Percorriamo la ripida salita verso il luogo ove sorgeva l’antico castello sulla sommità dell’alto colle dominato dall’imponente Campanone (altezza m. 33.5). 
Era una delle torri di difesa, crollata nel 1916, poi ricostruita fedele all’originale nel 1931 e inaugurata pochi anni dopo con il meccanismo dell’orologio donato da Camillo ed Ernesto Panza, padre del grande collezionista di arte contemporanea Giuseppe scomparso a Milano nel 2010. Siamo nella piazzetta “Delfina Buzio detta Finin”.
Il fianco della chiesa dedicata alla Beata Vergine Assunta, a lato della torre campanaria, presenta, soprattutto nella parte absidale, un paramento murario antico oltre a molti segni dei successivi ampliamenti. Nel frattempo ci raggiunge anche Ornella Buzio della associazione culturale Antipodes.  
La facciata barocca è stata ricostruita. Aperta la cancellata in ferro la chiesa, chiusa da oltre 25 anni, si presenta nella sua straordinaria ricchezza di stucchi e decorazioni. Al di la della povere e dell’effetto magazzino, l’edificio nel complesso ci pare in buone condizioni, complimenti a chi ha rifatto a suo tempo i tetti. 
Leggiamo il millesimo 1868 sul pavimento alla veneziana rifatto. 
Sopra l’altare marmoreo seicentesco l’affresco e la statua dell’Assunta sono illuminati da una finestra a fagiolo aperta al centro dell’abside. Una luce naturale, magica, che sembra scaturire dal cielo.
Sotto il settecentesco coro ligneo. Il presbiterio è arricchito dalle grandi statue di Apostoli e Santi inseriti nelle nicchie, mentre i tondi sotto il cornicione ricordano le virtù e i doni della Vergine attraverso le litanie mariane. Sopra le cornici delle tele trasferite vigilano gli angeli. 
Da una finta finestra sbuca l’immagine della antica torre campanaria. Molto belli l’organo con gli strumenti musicali in rilievo e i banchi in “stile Carlo X”, più delicato ed elegante dello stile Impero. 
Una sorpresa, prima del ritorno, una curiosa pietra allungata a forma di mitria con croci, raggi e graffiti incisi che l’architetto Raffaldi ritrova, alla luce del telefonino, in uno degli armadioni della sacrestia. Di buon auspicio per i restauri (già programmati) forieri di una apertura pubblica di un piccolo-grande gioiello.

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Elena Robotti

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