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A Palazzo Valentino

Una mostra sull’Aov che festeggia 80 anni

La storia dell’Associazione Orafa Valenzana

Foto d’epoca. Il primo presidente di Aov, Luigi Illario, mentre riceve l’allora presidente della Repubblica Gronchi

Lo staff del Centro Comunale di Cultura di Valenza è al lavoro per allestire verso la fine dell’anno, a Palazzo Valentino, una mostra documentaria sulla storia dell’Aov, Associazione Orafa Valenzana, in occasione dell’80° anniversario di fondazione che si celebra proprio l’anno prossimo. 

La conferma anche dall’Assessore ai Beni Culturali Alessia Zaio, che ha ricordato come l’esposizione dovrebbe accogliere anche gioielli, oltre a materiali fotografici e di altro genere partendo dall’archivio storico Aov conservato presso la Biblioteca Civica. Per la cronaca l’Associazione Orafa Valenzana nacque nel 1945 per volontà di alcuni orafi che sentirono il bisogno di unirsi in un per fronteggiare il mercato dopo gli enormi sconvolgimenti della guerra. 

La nascita di questo sodalizio ha contribuito in modo determinante alla diffusione dell’immagine del prodotto valenzano e alla tutela degli interessi della categoria. 

Dopo una prima assemblea esplorativa (12 giugno 1945), il 20 giugno 1945 si riuniscono e danno vita in modo ufficiale all’Associazione Orafa Valenzana, definendo la composizione del Consiglio e le cariche sociali: alla presidenza fu eletto Dante Fontani, vice presidente Luigi Venanzio Vaggi, segretario Mario Genovese, vice segretario Pasquale Marchese, consiglieri Ettore Angelini, Mario Aviotti, Mario Ottone, Aldo Pasero, Carlo Rota, Pietro Staurino, Giovanni Varona. 

Il primo Consiglio si svolse a Palazzo Pellizzari, mentre la prima rilevazione di associati, nel 1945, registrò 156 iscrizioni di aziende sulle 300 complessivamente attive in Valenza. 

A settembre invece, presso il Centro Espositivo di via IX febbraio, è in programma una mostra che riprenderà i lavori realizzati dagli allievi del Liceo artistico “Carrà” per il progetto europeo Erasmus + “Faites des bijoux, pas la guerre” negli anni 2017-2020 a cui parteciparono cinque scuole europee  provenienti da Belgio, Francia, Italia e Portogallo. 

«Il riferimento alla guerra - spiegano dal centro culturale - quanto mai attuale, pone i gioielli come veicoli di messaggi di pace e valorizza soprattutto la parte ideativa e creativa degli studenti nella realizzazione degli oggetti». 

Successivamente verrà proposta una mostra che presenterà in diverse forme lo straordinario connubio, estetico e culturale, tra gemme e colori, al di là degli imprescindibili aspetti scientifici già in parte sviluppati con la sezione di gemmologi allestita presso il Centro Espositivo. 


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Carlotta Prete

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