“Nell’anno 1924 / i Grazzanesi reduci dalle / insanguinate trincee / costruirono questa casa / nel nome del concittadino / Pietro Badoglio, generale vittorioso, / la difesero con tenacia e / sacrificio, perché restasse luogo / di sacre memorie e fraterni incontri”. Questa l’iscrizione che si legge all’ingresso della “Casa del Reduce” di Grazzano Badoglio fu posta il 1° novembre 1976 nel 20° anniversario della morte del maresciallo d’Italia Pietro Badoglio. L’edificio era stato voluto da un centinaio di reduci della Prima guerra mondiale che si erano riuniti nella locale Associazione Nazionale dei Combattenti per tenere vivo il ricordo delle sofferenze patite durante gli anni della guerra. La Casa del reduce, intitolata a Pietro Badoglio, venne inaugurata nel 1925.
Poco dopo ospitò la sala cinematografica che fu attiva fino al 1970. Ci accoglie all’ingresso la sindaca storica Rosaria Lunghi, accompagnata da due volontari: Piero Monti (già sindaco di Grazzano) e Fabio Rastrelli.
Con loro inizia la visita di un infernot molto particolare. Percorso il corridoio di accesso si entra in un locale di forma circolare con un foro sul soffitto alto quasi un metro, che la tradizione popolare ritiene il pozzo del contrappeso del ponte levatoio dell’abbazia fondata da Aleramo prima del Mille.
Poi saliamo, ammirando il Borghetto di epoca medievale, valorizzato da belle targhe del Gal Basso Monferrato Astigiano e sponsorizzate dalle aziende locali. Vie e piccole piazze sono ingentilite da vasi fioriti.
Percorrendo la via Della Chiesa Morra, raggiungiamo, ai piedi dell’abbazia, l’azienda agricola Natta per la visita dell’infernot.
Nel cortile abbaiano i cani da tartufo, all’ingresso della cantina una sfilata di mulette (salumi tipici, ndr) appese per la stagionatura. Alberto, il giovane figliolo di Dario Natta, ci accompagna nella visita di un vero e proprio labirinto sotterraneo.
Poco distante ammiriamo una curiosa cisterna con i pluviali per la raccolta dell’acqua piovana nell’azienda agricola dei fratelli Botto, che conferiscono le uve alla cantina sociale del Malvasia di Casorzo.
Chiudiamo la nostra visita guidata nella splendida casa padronale già di proprietà della famiglia Chiesa Morra, i consignori di Castelletto Merli, con giuspatronato nella cappella dell’Immacolata della vicina chiesa abbaziale. Oggi di proprietà Brion, la nobile residenza ha un magnifico cortile porticato e una panoramica terrazza sulla vallata (non manca la piscina...).
Ci incuriosisce, nel cortile, una grande lastra in pietra da cantone che recita: “D.O.M. / Sacerdos Carolus Pompeus Murra / Massaricium Spinosae Altae / in finibus Tilii”.
L’esponente della famiglia era il titolare dei redditi della chiesa campestre, scomparsa nell’Ottocento, dedicata a San Vittore, dipendente alla fine del Duecento dalla pieve di San Cassiano di Cereseto.
“Questa chiesa - si legge nella visita pastorale effettuata da mons. Pietro Secondo Radicati nel 1725 - è propria del Signor Don Pompeo Morra di Grazzano sitoata ne’ suoi beni, e resta vicino alla sua Cassina detta la Spinosa Alta, qual è lontana più d’un miglia da Ottiglio verso Cereseto”.