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  • 26 gennaio 2012
  • Casale Monferrato

Offerta Etrenit: «Non cadiamo in un assurdo ricatto-tranello»

Ho potuto leggere, la lettera della Becon indirizzata al sindaco di Casale datata 7 dicembre 2011 e l’allegato documento offerta della stessa Becon. Solo il 20 gennaio 2012, la lettera ed il documento allegato sono stati diffusi alla stampa ed in contemporanea ai consiglieri comunali. Tutto questo materiale sta girando su vari siti web, non solo in Italia; è oggetto di commenti, di tantissime indignazioni. Alle molte, provo unire alcune mie considerazioni, nella speranza che possano servire a finalmente bloccare una deriva irrazionale ed illegittima. L’offerta definitiva della Becon, datata 7 dicembre 2011, è rimasta inalterata fino ad oggi. Nella sua versione integrale doveva essere messa a disposizione dei consiglieri comunali già il 16 dicembre scorso quando furono chiamati a discuterne e a deliberare su di essa. Non regge affatto la motivazione della riservatezza delle trattative; quando si coinvolge l’organo amministrativo di indirizzo come il consiglio comunale non si può privarlo degli elementi di conoscenza puntuali indispensabili per decidere. La lettera della Becon è stata indirizzata al Sindaco e non al collegio difensivo. Il consiglio comunale aveva il diritto di conoscere tale documento nella sua interezza, fatta dalla lettera di accompagnamento e dal documento offerta. La lettera di accompagnamento permette di interpretare il senso della proposta di transazione, permette di cogliere come l’imprenditore svizzero si creda ancora non responsabile della tragedia che ci ha colpiti, come qualifichi tale momento come “ difficile situazione ambientale “, come sostenga di aver investito molto per giungere ad una lavorazione sicura dell’amianto. Peccato, però, che il dibattimento svolto a Torino e le prove documentali e testimoniali raccolte dalla Procura di Torino comprovino tutto il contrario. Si pensi ai documenti sequestrati a Milano, alle dichiarazioni del fratello del presidente svizzero, alla consapevolezza scientifica degli anni 60 sulla nocività della fibra di amianto. Nella lettera e nella proposta di transazione non si parla mai di responsabilità, di risarcimento, di danno ambientale, di violenza alle persone e al territorio. La somma di 18 milioni e 300 viene proposta, precisa Becon, per interventi di natura sociale ed etica ed iniziative di sviluppo socio-economico in favore della comunità casalese. Siamo al paradosso; chi ci ha inquinato per decenni, chi ha creato le condizioni per una vera tragedia collettiva, ora qualifica e finalizza una quota parte del dovuto risarcimento. Spetta, invece, alle vittime, alle parti lese utilizzare e finalizzare le risorse riconosciute per il danno arrecato. Prima la bonifica e la ricerca, il ripristino delle condizioni di una vita sostenibile... poi altro sviluppo. Nella proposta formale è previsto che il comune debba imputare la somma nel bilancio in conformità alle destinazioni enunciate da Becon. Trattasi di una grave intrusione. La formulazione più grave si ha invece al punto 3.1 della proposta Becon, dove si declinano le condizioni tombali di rinuncia ad ogni diritto e/azione, anche mediante costituzione di parte civile, anche per eventuali altri procedimenti, nei confronti del gruppo Eternit, di tutte le società intervenute nella pluriennale storia aziendale, di tutte le società controllate e controllanti, di tutti i managers delle varie società, nei confronti di Schmidheiny, dei suoi ascendenti e discendenti, di società ed entità a lui riferite. Sono condizioni assurde. Quello richiesto è un gigantesco colpo di spugna sulle responsabilità di vertice e gestionali di decenni di sfruttamento sui lavoratori, sugli ambienti di fabbrica e sul territorio casalese. Mi chiedo: di fronte ad una proposta così irresponsabile e provocatoria, perchè il sindaco e la giunta comunale non hanno replicato subito qualificandola come proposta irricevibile ed offensiva? Mi chiedo: come può una proposta così unilaterale e immotivata essere accolta nel sito web ufficiale del Comune senza una contemporanea replica a commento? Dopo settimane di dialettica, di contrasti, di battaglia verbale ed organizzazione di protesta, ci vogliono sintesi: l’offerta è semplicemente offensiva, irresponsabile, tesa solo ad ottenere una gigantesco colpo di spugna sulle gravi responsabilità; la somma offerta non è congrua per risarcire i danni arrecati alla nostra comunità. E’ solo un acconto sul maggior danno che dovrà essere quantificato in termini di danno patrimoniale e danno non patrimoniale. Il riferimento all’offerta di un solo imputato non regge, in quanto non conosciamo la responsabilità ed il coinvolgimento sanzionatorio dell’altro imputato. E se l’imputato belga venisse condannato solo marginalmente, da chi potremmo richiedere gli altri danni? Accettando l’offerta, il Comune si assumerebbe la completa responsabilità di realizzare la bonifica con risorse inadeguate e libererebbe lo svizzero da ogni obbligo d’intervento. Le clausole e le condizioni di rinuncia tombale sono assurde, non hanno alcuna giustificazione e contrappeso; costituirebbero un regalo a chi ci ha inquinato. Un privato cittadino può regolarsi come crede in una transazione; se teme di non realizzare, può accontentarsi di risultati inferiori delle attese; una pubblica amministrazione non può rinunciare ad un proprio diritto, a dibattimento concluso, a pochi giorni dalla sentenza che potrebbe sancire tale diritto. Una pubblica amministrazione non può rispondere solo ad una logica di mercato e commerciale, deve interpretare il forte diritto alla tutela ambientale e della salute pubblica in modo coerente ed intransigente, deve rappresentare l’intera collettività dell’oggi e di domani, deve contribuire affinchè la giustizia venga amministrata in modo efficace e deterrente. L’accettazione dell’offerta, tenuto conto delle assurde considerazioni espresse da Becon nella lettera di accompagnamento, costituirebbe la negazione delle ragioni che hanno motivato la nostra costituzione di parte civile e , cosa più grave, si delineerebbe come affronto al lavoro investigativo immane e determinato della Procura di Torino. L’accettazione dell’offerta si rivelerebbe come la peggiore risposta che potremmo dare a tantissime famiglie colpite dalla fibra di amianto, la più grande autorete che ci possiamo fare. Al Sindaco ed alla Giunta comunale i casalesi chiedono ora e subito un drastico punto a capo; una completa cancellazione degli errori compiuti ed una coraggiosa nuova via condivisa fra tutti, per l’interesse della città. Non si può andare al tavolo con il Ministro Balduzzi ( utilissima occasione per affrontare con nuova lucidità l’intera vicenda) senza aver prima stoppato un’offerta offensiva, senza aver dato segnale di concreta collaborazione e di onestà intellettuale, di rispetto fra istituzioni. E’ stato apprezzato, ad esempio, il rinvio della conferenza via web per la ricerca medica, da collocarsi dopo l’incontro con il Ministro della Salute. Da Balduzzi non si deve andare con spirito rivendicativo, né per chiedere allo Stato oneri sostitutivi che spettano invece a chi ha inquinato. Spero che questi siano gli ultimi giorni di duro confronto. Il ricorso al TAR o ad altre magistrature può essere l’ulteriore spiaggia, evitabile con il ritorno della saggezza.

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