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Ma per Eternit il reato di omicidio non esiste?

Ore 18:45 - Le delegazioni delle vittime dell'amianto sono a Roma in attesa che l'ufficio stampa della Corte Costituzionale emetta un comunicato con la pronuncia in merito all'udienza che stamattina si è svolta sul Processo Eternit-bis. «Qualche volta si verifica che entro la serata - spiega Bruno Pesce, coordinatore del Comitato Vetenza amianto - la notizia venga diffusa. E noi siamo qui che attendiamo...». L'udienza, che si è svolta nella sede della Corte Costiuzionale, nel palazzo delle Consulta (che si trova nella stessa piazza del Colle dove ha sede la dimora del presidente della Repubblica) si è conclusa poco dopo le 10,30 di questa mattina. Per primo è intervenuto Astolfo Di Amato, difensore di Stephan Schmidheiny, patron di Eternit dal 1976 al fallimento, che ha ribadito le eccezioni di costituzionalità già sollevate in sede di udienza preliminare e secondo la quale non si può essere processati due volte per gli stessi reati. Una fattispecie che si presenterebbe a loro dire proprio nel caso di Schmidheiny. La procura di Torino aveva invece replicato che i fatti erano diversi, così come l'accusa: omicidio per 258 morti da amianto. Il primo processo, che in Appello aveva comportato per lo svizzero una condanna a 18 anni di carcere per disastro doloso e per il vasto inquinamento ambientale e le morti che ne erano derivate nei luoghi in cui erano stati realizzati gli stabilimenti e le lavorazioni dell'amianto (di cui secondo la ricostruzione della Procura e dello staff del pm Raffaele Guariniello proprio Stephan Schmidheiny era responsabile), era poi stato cancellato dalla Cassazione con una sentenza definita da molti "ammazzagiustizia". Secondo gli ermellini il processo non avrebbe mai dovuto essere avviato con quel capo di imputazione, in quanto prescritto ancora prima di iniziare l'iter giudiziario. Non erano stati negati i fatti e le responsabilità, quindi, ma la correttezza della procedura, dicendo che si sarebbe dovuto processare Schmidheiny proprio per gli omicidi. Dopo Di Amato, gli interventi degli avvocati Marco Gatti per i Comuni danneggiati da Eternit, Riverditi, Bonetto e D'Amico per le vittime e poi del difensore che rappresenta lo Stato Italiano Giannuzzi. Se dovesse valere per questo processo il "ne bis in idem" - hanno sostenuto - significherebbe che per l'Eternit l'omicidio non esiste più e anche anche le procure che hanno l'obbligo dell'azione penale sarebbero sollevate da qualunque competenza. «Allora bisognerebbe andare a Strasburgo a dire che in Italia non esiste più il reato di omicidio?», chiede Bruno Pesce. «E solo per l'Eternit o per tutti gli omidici?».

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