Beppe Bargero: «L'unica poltrona alla quale cerco di stare saldamente ancorato è quella della responsabilità »
di Beppe Bargero
Una premessa: come dirigente del Partito Democratico, nel Direttivo già convocato farò soltanto valutazioni politiche sulla vicenda che mi ha coinvolto, oltre a considerazioni sulle dinamiche evidenti e nascoste e sulle reali motivazioni emerse all'interno del gruppo, che a maggioranza con un atto proditorio senza precedenti mi ha sfiduciato pubblicamente. Tuttavia come membro del Consiglio Comunale, per tutelare la verità, e dunque la mia onorabilità e la mia responsabilità di capogruppo, sono costretto a fare alcune puntualizzazioni in merito alla ricostruzione dei fatti consegnata dai firmatari a un organo di informazione.
Sono venuto a conoscenza del documento, su segnalazione del Presidente del Consiglio Comunale, soltanto nel tardo pomeriggio del giorno prima del Consiglio. Tale documento era stato presentato nella mattinata del 31 marzo all'Ufficio protocollo, e non nei "giorni precedenti" come sostengono i firmatari, e senza alcun preavviso nei miei confronti.
Veniamo al Consiglio, che aveva all'ordine del giorno esclusivamente l'approvazione del Bilancio preventivo e i cui ultimi interventi erano già stati decisi. In apertura di dibattito il consigliere Piccaluga (il cui intervento non era stato programmato) ha chiesto di leggere il documento. All'obiezione del Presidente del Consiglio, secondo il quale la richiesta non era pertinente con l'ordine del giorno, il consigliere ha insistito con toni vibranti, col sostegno a questo punto della minoranza.
Dopo l’enunciazione generica del documento - cui il Presidente, precisando che l'unica sede idonea alla discussione era il Direttivo del PD, non ha attribuito valore politico, non essendo accompagnato da un verbale di riunione - il consigliere Piccaluga ha preteso che venisse esposto con tutte le firme in allegato. Segnalo che pochi minuti prima dell'inizio della seduta, uno dei consiglieri firmatari mi aveva posto di fronte all’alternativa fra le mie immediate e pubbliche dimissioni da capogruppo, e la loro richiesta pubblica della mia sostituzione. Lasciandomi l'onore della scelta sul modo di finire in pentola.
Naturalmente ho replicato con fermezza, sottolineando l'opportunità di portare il problema nell'unica sede idonea, il Direttivo già convocato, dove poteva essere cercata una soluzione in forma concordata per dare visibilità e ruolo a una nuova componente del Partito, non ravvisando alcuna urgenza ne' riguardo ai tempi ne' riguardo ai contenuti.
Un comportamento diverso, mai verificatosi nella storia del Consiglio Comunale, sarebbe stato lesivo non solo della dignità del capogruppo ma di quella del PD, compresi gli stessi firmatari, e dell'intero Consiglio. E si sarebbe spirato a logiche antiche e a modalità precedenti l'Italia repubblicana, senza nulla in comune con i valori del Partito democratico, che sta cercando di cambiare verso al nostro Paese. Anche perché non sembrava che contro il capogruppo Bargero sussistessero motivi validi per un intervento di urgenza, non avendo io mai fatto dichiarazioni lesive dell’onorabilità del Sindaco e dell'Amministrazione, dei componenti del PD o di altri consiglieri, ne' dato segni di squilibrio mentale e/o comportamentale, la cui pericolosità sarebbe stata immediatamente riconosciuta.
Nella ricostruzione dei fatti, i firmatari sostengono che «lo stesso capogruppo era informato della consegna del documento»: vorrei ricordare che nella prima serata del Consiglio Comunale dedicata al bilancio, quando ho consultato il gruppo sull'opportunità di continuare la seduta fino a notte tarda, ho ricevuto soltanto il suggerimento di aggiornarsi al 1° aprile, senza alcun’altra considerazione. Non basta: alla fine della seduta consigliare del 30 marzo ho parlato con uno dei colleghi firmatari, che non ha fatto alcun accenno al documento néalla decisione, evidentemente già presa, di presentarlo al protocollo il giorno successivo. Chissà quale è stato il motivo di tanta fretta. Forse i firmatari si cullavano nel pensiero di 'chi vuol esser lieto sia del domani non v'è certezza'.
Riguardo alla sorprendente attestazione di stima, peraltro postuma, nei confronti del Dottor Bargero, confesso di non aver palesato loro nessuna delle attestazioni di affetto, solidarietà e indignazione per l’accaduto espresse da numerosissimi cittadini. Anche se, a pensarci bene, dopo la 'sbronza di euforia', potrebbe trattarsi di un ripensamento etico su un gesto gravissimo e lesivo della dignità e del ruolo di una persona, compiuto in un luogo improprio e sotto i riflettori dell'intera città. Ma se davvero ci fosse un ripensamento, sarei disposto a comprendere lo smarrimento temporaneo di alcuni consiglieri, fuorviati sul modo corretto di esprimere le loro aspirazioni.
Vorrei comunque rassicurarli: l'unica poltrona alla quale cerco di stare saldamente ancorato è quella della responsabilità civica e della difesa della dignità personale, contro ogni tentativo di umiliazione e sopraffazione. Quella della legalità e della correttezza istituzionale, della buona politica contro tutti i tentativi di imbarbarimento.
Nel caso i firmatari abbiano avuto suggeritori e/o garanti esterni, ribadisco che non potrebbero appartenere alla storia del PD di Casale, dove correttezza e deontologia politica rimangono valori fondamentali e costitutivi.
Sono lieto, infine, che i firmatari riaffermino il «totale appoggio alla maggioranza come dimostrato in sede di Consiglio», un atto dovuto da parte di chi sostiene l'Amministrazione, senza bisogno di ulteriori sottolineature. Tra loro compare anche il consigliere Piccaluga, che nel corso di tutti i Consigli comunali ha fatto soltanto due dichiarazioni: la prima contro il suo Sindaco, la seconda contro il suo capogruppo.