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Alla Basilica del Valentino in ricordo di don Bosco

Nelle prime ore del 12 ottobre 1861, dopo aver preso congedo dall’amato vescovo di Casale Luigi Nazari di Calabiana, Don Bosco, accompagnato da uno stuolo di allegri e vocianti giovani, percorreva la via maestra (l’attuale via Roma) per proseguire in direzione di San Germano. Poi la festosa e spensierata comitiva diretta a Mirabello proseguiva sul polveroso stradone del Valentino, ancora delimitato da prati e campi. “I giovani erano più di cento. Andavano a piedi, Don Bosco con essi, banda in testa. A quei tempi la zona del Valentino era quasi per intero aperta campagna. La bella basilica del S. Cuore non esisteva ancora. Sarebbe sorta sessantun anni più tardi. L’avrà presentito il Santo in cuor suo? Amo pensare di sì”. Così scrive don Luigi Deambrogio nella pagina iniziale del volume intitolato “Le passeggiate autunnali di don Bosco per i colli monferrini” (ISBS, Castelnuovo Don Bosco, 1975). Passarono ancora più di vent’anni prima che il futuro Santo, invitato a Casale dal vescovo Pietro Maria Ferrè promettesse il 17 novembre 1881 dal pulpito della chiesa vescovile di San Filippo, l’apertura di un oratorio salesiano. Ma solo a partire dal 1897 un salesiano di Borgo San Martino, don Vallarino iniziò a gestire nei giorni festivi il piccolo oratorio annesso al Seminario vescovile. Fu poi sostituito da don Ermenegildo Bianco, che il 20 settembre 1887 aveva ricevuto la veste talare direttamente dalle mani del Santo e l’anno dopo era stato ordinato sacerdote dal vescovo di Casale Paolo Maria Barone. A lui, dallo stesso pulpito di San Filippo dove aveva predicato Don Bosco, don Michele Rua, primo successore del Santo, chiedeva nel giugno 1922 di prestare servizio nell’Opera Salesiana del Valentino. Nella biografia di don Ermenegildo Bianco scritta da don Giovanni Cassano (Tipografia Racca, Cuneo 1955) apprendiamo questo curioso particolare: “Don Bianco, parecchi anni prima, passando un giorno da quelle parti dove già sorgevano molte case sparse, intuendo la necessità di una Chiesa, aveva gettato in un campo fronteggiato di una bella fila di gelsi, una medaglia di Maria Ausiliatrice dicendo: Sei Madre, pensaci Tu!” Così, con l’offerta di 20 mila lire da parte della famiglia Cova Adaglio e con la cessione a prezzo di favore di 10 mila metri quadri di terreno del conte Lovera di Torino venne costruita la palazzina con la cappella, benedetta dal vescovo di Casale Ludovico Gavotti il 3 maggio 1905. L’opera del Valentino ebbe fin dall’inizio una grande fortuna per merito delle ottime famiglie (Aceto, Barbesino, Morbello, Pugno) che scrissero i primi nomi nell’albo d’oro dei benefattori salesiani. La prima pietra della chiesa attuale venne posata nel 1911, ma i lavori interrotti dalla guerra e vennero ultimati nel 1922, quando fu inaugurata dal don Filippo Rinaldi, il terzo successore di Don Bosco, e consacrata dal vescovo di Casale Albino Pella. Reliquiari poco noti e ricordi di guerra In una fredda, ma finalmentte assolata mattina, appuntamento alla parrocchiale del Valentino con don Roberto Gorgerino (vice parroco), don Sergio Accornero e lo studioso Giorgio Mesturini. Uno sguardo alla facciata, in stile romanico moderno disegnata da Bartolomeo Gallo, ingegnere attivo nel Piemonte a cavallo tra Otto e Novecento con il fratello Giuseppe. E’ preceduta da una elegante scalinata a doppia rampa. La grande statua in cemento, Cristo Re, è dello scultore Oreste Torello. Entriamo. Ammiriamo subito sulla destra il Presepe dal titolo “Don Bosco è qui” con le immagini dei luoghi monferrini toccati dal Santo: Castelnuovo, Mirabello, Lu e Borgo San Martino. Tour delle cappelle. Degne di nota sulla destra quella dedicata a Domenica Maria Mazzarello fondatrice della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice: il dipinto realizzato nel 1964 da Mario Caffaro Rore ( (1910-2001); tra le sue realizzazioni artistiche pale d’altare, volte (Cattedrale di Malta), vetrate e grandi icone (Sassi, Castelnuovo, Roma, Medjugorje). Dopo una scultura che raffigura la Pietà una cappella è dedicata a Don Bosco, al centro una tela con il Santo affiancato da don Rua e Domenico Savio, opera datata 1935 di Piero Dalle Ceste (Refrontolo 1912 - Torino 1974). Su un lato una lapide ricorda la morte a Iwo Jima (guerra del Pacifico) del sottotenente dei marines Amelio L. Patrucco nato il 12 aprile 1922 e morto in azione il 22 febbraio 1945; l’edicola è stata innalzata da “babbo e mamma”, Giuseppina e Paolo Patrucco, italo-americani tornati a CAsale nel 1947. Citazione anche per la lapide “alla cara memoria di Ferrero Roberto, nato a Casale il 21.6.1941 morto a Lavagna il 10.8.1958...”. Siamo alla cappella di testata: pregando davanti alla statua lignea di Maria Ausiliatrice mons. Luigi Novarese ammalato pensò di scrivere a don Filippo Rinaldi chiedendo l’intercessione di don Bosco. La statua è stata scolpita dal torinese Vittorio Ferraro. L’altar maggiore è sovrastato dalla grande statua del Sacro Cuore dovuta alla industria G. Marconi sostenuta in gloria da un gruppo di angeli modellato da Virginio Audagna. La statua di San Giuseppe, sempre del Ferraro orna la cappella di testata della navata sinistra. Seguono le cappelle dedicate a San Francesco di Sales, San Valentino del pittore Enrico Reffo, 1915, dono dei coniugi Giovanni e Annita Cerutti a prenne ricordo dei loro amati genitori Poi San Domenico Savio sempre di Caffaro Rore (1964), altare, come recita una lapide, donato dalla famiglia di Franco Degiovanni, ingegnere di San Germano nato del 1926 e morto nel 1954. Chiude il Battistero. Saliamo sull’organo, visto le ragnatele non ci sembra utilizzato da molto... La targa sulla tastiera recita: “Gio Franzetta e Figli. Intra 1855”. Sopra l’organo il grande dipinto eseguito nel 1967 da Pietro Vignoli raffigura "Don Rinaldi con il crocifisso" la grande chiesa del Valentino e angeli con il cartiglio "Il Signore ispirò ed egli realizzò". In sacrestia ci attende una vera sorpresa: due reliquiari con le indicazioni “ex ossibus” di Don Bosco e Domenico Savio. Altre reliquie di San Carlo Borromeo, Sant’Agostino e San Francesco di Sales.

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Michele Castagnone

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