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Il territorio si mobilita

Trino, nasce il Comitato per il No al Deposito delle scorie nucleari

Una grande partecipazione alle serate di martedì e mercoledì

La riunione di martedì sera nel salone dell'oratorio salesiano a Trino

Grande partecipazione martedì sera nel salone dell’oratorio salesiano di Trino per la la prima assemblea che segna la nascita del Comitato Territoriale per il No al Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi.

Un pubblico numeroso intervenuto non solo da Trino, ma da tutto il territorio: oltre un centinaio le adesioni già sottoscritte martedì, arrivate poi a 250 nei giorni successivi (mercoledì un incontro analogo si è tenuto a Tricerro). In apertura di serata Fausto Cognasso ha fatto un riepilogo di quanto accaduto finora, aggiornato alla pubblicazione della CNAI che indica i 51 siti potenzialmente idonei ad ospitare il Deposito, lanciando subito un appello.

«In questo momento abbiamo bisogno di tutti, in particolare di professionisti, avvocati, geologi, tecnici, che sappiano leggere le carte. Non è una questione di natura personale ma di territorio. Al momento di atti ufficiali da parte di Regione e provincia non ce ne sono, dobbiamo pertanto fare pressione anche sui consiglieri comunali affinché non facciano scelte scelerate». Per Bruno Ferrarotti, intervenuto tra il pubblico, «bisogna richiedere un Consiglio comunale aperto in cui ci sia un contraddittorio. Questo sindaco è quello che aveva chiesto i 400 posti di Sogin sul territorio, con l’allora vice sindaco Rosso. Ha fatto tutta questa baraonda mediatica perchè si sente di poter dire queste cose, senza considerare scienza e tecnica. Perchè il sindaco non accetta questa disposizione della CNAI? È chiaro che il Consiglio voterà a maggioranza, ma noi dobbiamo chiedere un confronto pubblico. Non aspettiamoci una risposta istituzionale. Il problema è che siamo tornati indietro di 500 anni, al medioevo, dove il metodo scientifico non conta più, contano solo le valutazioni personali e ricadute che non ci saranno. Su questo Pane deve rispondere».

Il consigliere comunale di minoranza Patrizia Ferrarotti ha parlato di «una situazione surreale. Non c’è alcuna procedura. Il sindaco sta aspettando che qualcuno dei 51 siti indicati alzi la mano, ma nessuno lo farà. Lo sgarro più grande è non avere coinvolto il Consiglio comunale e il territorio, nel tentativo di convincere i cittadini ad essere favorevoli. Una linea tracciata da una persona sola. Noi non faremo parte del direttivo del Comitato perché vogliamo che non ci sia alcun capello politico, ma abbiamo bisogno del sostegno di tutti nella nostra battaglia all’interno del Consiglio: iscrivetevi al Comitato, facciamo sentire la nostra voce».

«Su questa battaglia bisogna alzare il tiro – ha ribadito Alberto Deambrogio, segretario regionale piemontese del PRC-SE – come ho già detto Trino è Italia, grida vendetta il fatto che si vada contro una scelta scientifica. In questa vicenda i confini contano poco. Il Deposito va trovato, nel posto meno inidoneo, secondo criteri che tutti possano riconoscere come validi. Bisogna trovare le alleanze tra territori, per capire come trovare insieme una soluzione e credo che sia molto importante partecipare a questo Comitato».

Da più parti sono state sottolineate le problematiche sanitarie del territorio, in particolare dell’incidenza dei tumori ambientali, con l’80% di patologie alla tiroide, ma anche leucemie. Elisa Guttero, assessore di Camino, ha evidenziato invece il pericolo di questa operazione a livello turistico. «Sono già evidenti i danni che questa propaganda mediatica sta creando per quel che riguarda il turismo. Un territorio che viene scelto da molti per il benessere e la tranquillità che può offrire e il Deposito, seppur molto sicuro, non attrarrà di certo i turisti. Ci abbiamo messo anni per valorizzare le nostre colline e non si può tornare indietro».

Per il geologo Paolo Sassone «stiamo tornando al medioevo, la tecnica e la scienza sono gettati in un cestino e si procede ad occhi chiusi, fino ad arrivare ad un’autocandidatura contro gli stessi tecnici che hanno ritenuto non idoneo il sito di Trino. Ho evidenziato fin da subito come i siti piemontesi avessero delle criticità, in particolare Trino: una zona che conosco da 30 anni. Non c’è bisogno di approfondimenti per dire che Trino galleggia sull’acqua». Gian Piero Godio, di Legambiente e Pro Natura del Vercellese ha chiosato.

«Ci sono 15 criteri di esclusione, all’interno di un percorso che Sogin ha iniziato dopo il decreto legislativo del 2010. Come Legambiente abbiamo fatto tutte le osservazioni possibili, concordando quel procedimento e ci siamo sempre battuti perché si arrivasse alla fine, per scegliere il sito che ci facesse correre il minor rischio possibile. In tutto questo le autocandidature si inseriscono come una turbativa d’asta. Ricordo che i trinesi in ben due referendum, 1978 e 2011, si sono espressi per oltre il 50% per l’abolizione del nucleare e quindi invito ad aderire al Comitato. I Comuni devono alzare la voce con una certa rapidità e Legambiente sarà certamente al fianco del comitato per la competenza e le informazioni che potrà dare, in particolare alle amministrazione comunali del territorio che invito ad esprimere la propria contrarietà con una delibera di consiglio. Con la partecipazione al Comitato potrete decidere di partecipare alla difesa del vostro territorio».

«La clessidra è stata girata, da qui all’11 gennaio deve partire la pec per l’autocandidatura di Trino. Speriamo che una forte contrarietà a questa scelta sbagliata possa far cambiare idea al sindaco e a tutti i consiglieri comunali che, siamo certi, stanno riflettendo con grande attenzione sul da farsi» aggiungono dal Comitato. Sabato mattina alcuni membri del Comitato saranno al mercato di Trino «per distribuire materiale e continuare il dialogo con le cittadine e i cittadini, in mezzo alla gente e senza paura di confrontarsi».


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Carlotta Prete

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