Maggiore rispetto per i nostri medici e per i pazienti
di Bruno Marchisio
Sono un testimone diretto dell’assemblea dell’AFeVA del 12 febbraio e dell’incontro con l’ONA del 16 febbraio. C’ero in entrambe le occasioni e vorrei portare la mia testimonianza, le mie emozioni e le mie considerazioni a conoscenza di chi non c’era.
Al termine dell’assemblea AFeVA che ha visto la presidente Romana Blasotti Pavesi dichiarare che si dimetterà, ciò che mi è rimasto sono due buone sensazioni: la prima scaturita dall’intervento di Bruno Pesce e di Nicola Pondrano circa il “Fondo Vittime dell’Amianto” che il Monferrato del 13 febbraio pagina 7 riporta fedelmente. L’altra dall’intervento della dottoressa Daniela Degiovanni che, senza entrare nel tecnicismo della ricerca sulle molecole di nuova generazione, ha portato le sue e altrui buone percezioni su questo indirizzo di sperimentazione.
Come si vede nulla di immediatamente usufruibile ma, usando la massima cautela, come abitudine di AFeVA, sia l’indicazione dell’imminente istituzione del fondo governativo (atto concreto) che l’utilizzo in ricerca di nuove molecole dal potenziale promettente (atto concreto) sono notizie che fanno portare a casa qualcosa. Sia nell’uno che nell’altro caso ci vorrà ancora un po’ di tempo ma almeno permettono di guardare con più fiducia al domani, considerando anche lo stanziamento del governo di 65 milioni per la bonifica nel territorio casalese.
Al termine dell’assemblea AFeVA, aperta, come sempre, a chiunque voglia parteciparvi, è stata posta da una signora del pubblico una domanda circa la notizia dell’incontro del lunedì successivo promosso dall’associazione ONA. In particolare si chiedeva cosa fosse quest’associazione, da dove provenisse, chi erano i promotori, quali gli obiettivi. Chi ha proposto una risposta lo ha fatto premettendo di avere scarse informazioni, di aver incontrato l’avv. Ezio Bonanni, dellONA, alla prima udienza del processo Eternit al tribunale di Torino e in Cassazione a Roma dove, secondo "Il Monferrato" del 13 febbraio pagina 7, “ha fatto un intervento determinato mettendo parecchi puntini sulle i”. Qualche breve commento sul fatto che sarebbe stato opportuno per ONA, non certo doveroso, prendere contatti con AFeVA, medici, territorio, come hanno sempre fatto tante delegazioni di tante associazioni italiane ed estere, presentandosi e dichiarando i propri obiettivi, confrontandosi. Sarebbe stato un atto di ottima sensibilità e cultura sociale.
Personalmente ritengo che chiunque voglia dare un contributo a perseguire giustizia, ricerca, bonifica, senza perseguire scopi diversi, non possa che essere bene accetto. Ritengo che la città di Casale e il Monferrato casalese abbiano dato una spinta enorme nel far emergere il problema amianto a livello nazionale e mondiale, nell’individuazione dei responsabili, nella richiesta di bonifica e di ricerca sul mesotelioma. È noto che l’AFeVA viene invitata a livello nazionale e internazionale a partecipare a convegni, a mettere a disposizione di altre organizzazioni la propria esperienza e le proprie conoscenze in materia di amianto ed eternit. Sono stati gli avvenimenti e non altro a portare Casale ad assurgere quale centro mondiale della lotta all’amianto. I riconoscimenti sono unanimi. Di pari passo, sempre trascinati dagli avvenimenti e dalla quantità di casi da affrontare, anche i medici, gli oncologi, le strutture che operano a stretto contatto con il mesotelioma hanno sviluppato ottime conoscenze nell’individuazione del male, ottime conoscenze nel contrastarlo, sapendo che ad oggi una cura definitiva ancora non c’è. Da nessuna parte al mondo, e chi dice il contrario mente. Da nessuna altra parte vi è una rapidità e precisione nella diagnosi del mesotelioma come c’è all’ospedale di Casale, e questo è riconosciuto a livello nazionale in tutti i convegni dedicati al mal d’amianto, come l’ultima “Consensus Conference” di Bari di poche settimane fa, alla quale erano invitate le principali forze che operano sul territorio italiano.
Sempre trascinate dagli accadimenti le stesse imprese preposte alla bonifica qui nel casalese sono le più specializzate in Italia, sono quelle che hanno operato di più e le più controllate. Sono le migliori in senso assoluto in questo settore.
Detto questo è ovvio che qualcuno del pubblico abbia esternato il proprio scetticismo, dicendo che non avrebbe partecipato all’incontro con l’ONA proprio per mancanza di informazioni. Io e pochi altri abbiamo subito detto che invece era giusto partecipare, se non altro per sentire quali erano le proposte, per capire chi erano queste persone che venivano da fuori, per trarre qualche elemento di conoscenza. E così abbiamo fatto.
L’incontro dell’ONA si è tenuto al Tartara, alle 21 del 16 febbraio. Entro e incontro i due amici con cui mi ero accordato, mi guardo attorno e vedo poche facce conosciute, strano perché le prime file sono già quasi tutte occupate ma di conoscenti nemmeno l’ombra. E dire che qui a Casale ci si conosce un po’ tutti. Nelle restanti file ci siamo noi tre, due signore che conosco personalmente, qualche persona sparsa dal volto familiare. Massimiliano Francia e un suo amico si siedono vicino a me. Finalmente verso le 21,30 l’avv. Ezio Bonanni prende la parola e propone il suo punto di vista sulla sentenza della Cassazione, sulle sentenze precedenti di Torino, pone un punto interrogativo sul capo d’imputazione portato avanti da Guariniello. Mi sembra persona molto informata, molto dinamica, il suo accento meridionale e la sua enfasi non fanno che esaltare le proposte che promuove.
Le stesse questioni sono allo stato di valutazione anche da parte dell’AFeVA, il processo Eternit/bis ecc. Di questo intervento il Monferrato del 20/02 pagina 7 dà un chiaro rendiconto. A questa presentazione seguono varie testimonianze di persone provenienti da zone diverse, una signora di Livorno che ha perso il marito causa mesotelioma e ha speso un mucchio di soldi in cure inutili, (anche nel mondo medico esistono profittatori senza scrupoli, con poca competenza ma sempre a caccia di soldi e di visibilità), un finanziere che testimonia la presenza di amianto sugli elicotteri dell’arma ecc. La solidarietà di Casale a tutte le vittime dell’amianto è raccolta da un minuto di silenzio.
Finora non ho detto dei miei due amici presenti, sono il Beppe Manfredi e il Giovanni Cappa. Li conosciamo tutti, si sa chi sono, si apprezza il loro dinamismo e le loro testimonianze. Sono entrambi affetti da mesotelioma. Hanno un carattere forte, incrollabile, conoscono le cose così come le conosciamo tutti noi casalesi, non si fanno false illusioni, sono determinati a portare avanti la battaglia fino alla fine. Ovvio che l’aspetto più interessante sia lo stato della ricerca, le nuove molecole, le sperimentazioni scientifiche in atto. Sono molto ben informati, seguono con intelligenza il lento svilupparsi dei risultati.
L’ONA ha portato ad intervenire anche il dottor Mutti e il suo intervento è riportato dal Monferrato del 20 febbraio pagina 7, quindi evito di riassumerlo. Ciò che manca è l’affermazione che durante l’assemblea AFeVA sarebbe stata data indicazione di non partecipare a questa presentazione. Non posso poi tacere sulla irresponsabile frase: “è paradossale che il malato di mesotelioma abbia un trattamento peggiore qui nel casalese che altrove”. Se c’era un luogo e un momento per fare tale falsa affermazione quello scelto dal dottor Mutti è stato senz’altro il peggiore. Personalmente ho avvertito un pugno nello stomaco, mi son chiesto quali pensieri passassero per la testa dei miei due amici in cura qui a Casale, quali saranno quelli dei tanti malati che attraversano il percorso oncologico nel leggere tale affermazione, quali terribili emozioni può scatenare una tal frase insensata. Mi sono chiesto che medico è quello che gratuitamente butta in pubblico a Casale l’affermazione gratuita che qui si cura peggio che altrove, quali sensibilità prova nei confronti dei malati, dei familiari, della popolazione del Monferrato casalese. Mi sono chiesto se tale comportamento sia mai accettabile neppure in ambito puramente scientifico. Fare un’affermazione è semplice, difficile è fare un’affermazione così infamante, ancora più difficile è accettarla da un medico che poi dice di essere ostracizzato qui a Casale e che il trattamento che lui propone non viene preso in considerazione. L’affermazione del dottor Mutti si qualifica da sola: è aberrante.
Il dottor Mutti deve avere un basso concetto dei casalesi, qui siamo Casalesi Monferrini e non il Clan dei Casalesi, qui non c’è un capobastone, qui la gente fa con la propria testa, decide da sola se partecipare oppure no, se rivolgersi a questo o quel medico, a quale struttura dare più fiducia, quali sono le persone di cui ci si può fidare perché più degne e competenti.
Rifletto che la scienza è cosa seria e che dà le risposte che dà. Ma la metodologia scientifica per validare o no la ricerca esiste e quando una ricerca passa positivamente al vaglio scientifico quei risultati vengono diffusi e si interviene sui protocolli da seguire negli ospedali. Così in Italia come in Europa. Ciò che si fa qui a Casale è ciò che si fa in Europa, le direttive sono europee e riflettono quanto le ultime realizzazioni scientifiche hanno prodotto. In Inghilterra non si pratica nulla di diverso da quello che si pratica in Italia, in Germania, in Francia. Purtroppo una cura definitiva non c’è. Ma questo non può giustificare affermazioni così infamanti. Le cure che vengono praticate a volte danno risultati positivi insperati, altre volte danno risultati opposti. In questi casi la UFIM (Unità Funzionale Interaziendale Mesotelioma) di Casale ed Alessandria arruola pazienti in studi clinici sperimentali quando la prima linea chemioterapica risulta inefficace. La risposta a questi studi farà fare un passo in avanti su un cammino ancora lungo. Ma la via è questa, è il duro e oscuro lavoro quotidiano, la collaborazione, l’umiltà di capire che non si conosce e che tutto deve essere progressivamente scoperto.
Dalla scienza a volte arrivano grandi illusioni, altre volte grandi disillusioni, però il cammino procede in avanti, seriamente, nell’anonimato di tante persone preparate e perbene. Cento anni fa si moriva di appendicite, oggi è cosa banale. Il secolo scorso è stato il secolo delle grandi epidemie, oggi ci si vaccina. Anche per il mesotelioma, come per il cancro in genere, si troverà una cura adeguata, e non sarà una danza sacra, né una sfera di cristallo, né una candela accesa, né una pillola magica. Ci possiamo aspettare delle risposte solo dal rigore e dalla serietà della ricerca scientifica e dall’umanità dell’assistenza. E dalla serietà dei medici.