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Borla, il pittore dei silenzi e delle attese

Domenica 9 ottobre alle ore 17 si inaugura nella prestigiosa sede di Villa Vidua a Conzano, la retrospettiva “La pittura dei silenzi e delle attese” dedicata all’opera del trinese prof. Pier Luigi Borla che fu docente di disegno alle scuole medie Luigi Hugues e al Liceo Artistico Luigi Canina di Casale dagli anni ’50 agli anni ’80. L’antologica, che si avvale delle note critiche di Carlo Pesce, è aperta fino al 30 ottobre con i seguenti orari: sabato 15.30 – 19. Domenica 10 – 12 / 15.30 - 19. Pier Luigi Borla nasce a Trino Vercellese il 29 marzo 1916. Giovanissimo, viene iniziato dal padre Giuseppe, pittore e decoratore di chiese, all’amore per il disegno e per la pittura sacra. Ben presto ne scaturisce una passione che scandirà tutta la sua vita. A quindici anni dipinge i primi quadri e decora, affiancando il genitore, alcune chiese del vercellese. Frequenta il Liceo Artistico di via San Massimo a Torino e successivamente entra all’Accademia Albertina di Belle Arti, frequentando i corsi di pittura superiore ed architettura. In quel periodo conosce Mario Calandri e Gino Gorza che diverranno in seguito artisti di spicco del panorama torinese e ai quali sarà legato sempre da una profonda amicizia. Diplomatosi nel 1942, all’età di ventisei anni, affresca immagini sacre in più di 50 chiese e cappelle di famiglie in Piemonte e in Liguria”. Così si legge nella biografia del pittore, scritta a quattro mani dalla figlia Bruna e dal marito Mauro per il bel catalogo “Pier Luigi Borla la pittura dei silenzi e delle attese”, impreziosito in copertina dell’autoritratto del ’39 e, in quarta di copertina, dall’affresco della parrocchiale di Moransengo, fotografato da Luigi Angelino in occasione di un precedente ‘‘Viaggio d’autore’’. Un’opera informale, questa antologia pittorica che raccoglie testi e immagini delle 63 opere che saranno esposte nella mostra retrospettiva con l’ordine cronologico, come filo conduttore, a partire da “Scorcio veneziano” del 1931, fino all’ultimo lavoro del 1990, poco prima della scomparsa. Concluso il periodo bellico, si legge nella biografia, Pier Luigi Borla torna a Trino dedicandosi all’insegnamento in diverse località piemontesi. “In seguito, per diciannove anni, dal 1958 al 1977, è docente alle scuole medie Luigi Hugues di Casale Monferrato insieme alla collega Rina Testera Porta e a Jean Servato. Dal 1977 al 1989 detiene la cattedra di Disegno ornato e Figura dal vero al Liceo Artistico Luigi Canina di Casale avendo come colleghi gli artisti Pio Carlo Barola, Laura Rossi, Gianfranco Penna, Loris Barbano e insegnando, nell’arco di trent’anni, ad una generazione di studenti casalesi e monferrini alcuni dei quali sono diventati a loro volta artisti di rilievo come Max Ramezzana, Antonio Barbato, Giovanna Defrancisci e Paolo Novelli”. Legato da un profondo vincolo di amicizia con Vincenzo Porta, collega d’arte, e con i pittori Gianpaolo Cavalli e Andrea Conti, con cui condivide lo studio in via Mameli, Borla dipinge soggetti paesaggistici e figurativi spesso intrisi di quella “solitudine metafisica” che gli proveniva dal carattere piuttosto riservato e schivo. In seguito apre a Casale lo studio di via Paleologi, per trasferirsi poi in via Lanza dove operò attivamente fino alla scomparsa avvenuta il 20 marzo 1992. Queste alcune delle testimonianze raccolte nel catalogo: “Un bel signore alto in abito grigio dall’inconfondibile aspetto USA! Quando lo incontravi in via Paleologi, con la sua inseparabile cartella nera, non potevi fare a meno di pensare all’attore americano degli anni ’50-’60 distinto ed elegante. Era il James Stewart italiano con la stessa simpatia e cordialità…” (Marinella Rossi). “Sembrava un attore hollywoodiano in transito per Casale. Una bella presenza che colpiva nel consueto passeggio giornaliero nella centrale via Roma” (Gianpaolo Cavalli). “Mi affascinava la sua eleganza da gentleman inglese e la sua portanza da grande attore americano dei film in bianco e nero” (Antonio Barbato). Così colleghi e allievi, alcuni dei quali poi diventati colleghi, lo ricordano. LA DINASTY BORLA NELLE CHIESE DI TRINO A Moransengo -paese monferrino ai confini con l’Astigiano- un giorno per un Viaggio d’autore su don Michelone, giusto d’Israele, alziamo gli occhi a un affresco della parrocchiale e quasi automaticamente lo fotografiamo scoprendo (dopo) la firma in maiuscolo ‘‘Borla’’. Abbiamo inviata l’immagine alla figlia Bruna e al genero Mauro Galfrè (che non la conoscevano) contribuendo così a dare un’ultima spinta alla mostra retrospettiva che si inaugura domenica a villa Vidua di Conzano. E’ una prima antologica perchè deve essere foriera di ulteriori ricerche sia di dipinti sia di affreschi (nello studio casalese del pittore sono state trovate una cinquantina di immagini che si riferiscono a chiese e cappelle cimiteriali, tutte da individuare). Molto ancora da scoprire insomma e lo verifichiamo in un veloce ‘‘Viaggio’’ sabato a a Trino la patria del nostro pittore accompagnati da Bruna e Mauro Galfrè. Prima tappa in centro alla chiesa di San Pietro Martire (eretta nel 1534) ricevuti dal priore Giuseppe Demichelis, non dimenticato bravo fotografo e con mille buone idee sul far rivivere la via eusebiana in accordo con il rettore di Crea mons. Mancinelli. Nella sacrestia ha messo in mostra per noi tre dipinti inediti dello stesso Borla uno di soggetto profano e due religioso (realizzati su lastra di Eternit). Entriamo nella chiesa, sul lato destro due grandi quadri dei Funerali e della Traslazione della beata Maddalena Panatieri (domenicanadi cui si celebra a festa il 13 ottobre) realizzati nel 1965. Molto saggiamente sono esposti con il bozzetto. Il corpo della Beata nascosto nel secolo XVII fu rinvenuto nel 1964 in un sepolcro sotto il pavimento della chiesa; Demichelis tolte le protezioni illumina la suggestiva cripta. Nel 1970 il corpo-reliquia fu solennemente ricollocato nella vicina chiesa di San Domenico. Ammiriamo anche dalla collezione della chiesa una Santa Cecilia di Giuseppe (firma Pino) Borla padre di Pier Luigi (datato 1935). Non è finita: le decorazioni del soffitto sono di Ernesto Borla fratello di Pino. Una dinasty. Usciamo, davanti all’ingresso un affresco sulla volta è sempre di Giuseppe (firma G. Borla) raffigura S. Pietro Martire ed è datato 1915. In via San Francesco un’edicola muraria (da restaurare) è di mano del nostro (o nostri?) Borla; poi dribblando i banchi del mercato arriviamo alla Chiesa dell’Orazione e Morte (ci apre il geom. Giovanni Ferrarotti). Due tondi anni ‘40 sono dell’’artista trinese, spicca nel soffitto (recentemente restaurato da Luca Pagella) il blu dell’abito del Cristo. Una parentesi sulla chiesa ricca di dipinti mantenuta in vita con molti sforzi (priore è l’arch. Tomasino); la festa religiosa è a San Camillo con l’ingresso di nuovi confratelli e la distribuzione del pane benedetto con i grani di pepe. Ultima tappa alla chiesa dei Salesiani (Sacro Cuore) che Demichelis riesce a far aprire telefonando alle suore, in una cappella laterale un grande quadro di San Domenico Savio è di Pier Luigi Borla.

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