Appuntamento sabato mattina a Viarigi, paese immerso nel verde e dominato dalla cosiddetta “Torre dei Segnali” svettante sulla collina.
Affianchiamo la chiesa di San Silverio, di proprietà comunale utilizzata per manifestazioni culturali, diretti all’elegante casa comunale con decori liberty dove ci attendono le nostre guide: l’arch. Enzo Negro e l’impiegato Fabio Margiocchi.
Poi ci raggiunge anche il giovane sindaco Francesca Ferraris per uno scambio di libri. Riceviamo il volume “Viarigi e la sua Torre” di Marta Franzoso e Cristina Lucca, oltre ad un bel depliant turistico realizzato dal comune. Con le due guide iniziamo la visita del Battistero cui si accede dalla piazza della chiesa parrocchiale di Sant’Agata, purtroppo chiusa, che conserva un bel trittico della Madonna con Bambino attribuito alla scuola di Gandolfino da Roreto.
Su un lato della piazza è collocato il monumento al beato don Luigi Variara, visitato ogni anno nel mese di maggio dai salesiani dall’Equador. Il battistero, appena restaurato, è in attesa di essere utilizzato come sede di mostre. E’ stato ricavato all’interno di una torretta semicircolare inglobata nelle mura, che si articola su tre piani. La visitiamo dalla piazza, dal suggestivo “Voltone” della parrocchiale e dal piano terra incastonato nella cinta muraria medievale con motivi a dente di sega.
In auto, con la nostra guida Fabio Margiocchi parlando di don Francesco Grignaschi, raggiungiamo la parte alta dell’abitato.
Comodo parcheggio davanti all’ingresso pedonale dell’ampia area verde. Prima di entrare ammiriamo quel che resta della casa di don Variara, poco distante dalla Torre con la caratteristica cornice triplice di archetti pensili ingentiliti dalla fioritura di un centenario mandorlo.
Tornano in mente i versi dello scrittore Agostino Della Sala Spada (Calliano 1842 - Moncalvo 1913), figlio di Caterina, appartenente alla nobile famiglia dei Biglione, dal 1772 signori di Viarigi. “Trascorsi i tempi, non restâr vestigi / Del castello vetusto sulla terra / Gentile di Viarigi / E a ricordo di quel, unica stassi / E solitaria e negra ancor la cima / Lancia in alto merlata / La sua torre”.
Dichiarata di importante interesse fin dal 1909, nel 1998 è stata donata dall’ing. Pietro Bellettato di Milano al comune che l’ha restaurata negli anni 2007-2009.
Entriamo nel basso fabbricato con fasce alterne di cotto e arenaria, un tempo “Corpo di Guardia” oggi ospita un piccolo bookshop. Iniziamo la salita contando gli scalini a partire dall’antico pavimento originale. Il conto si ferma a 144 gradini, compresi gli ultimi molto ripidi sotto la botola di metallo che consente di raggiungere il terrazzo praticabile. Vale veramente la pena di salire per ammirare, tra gli antichi merli a coda di rondine, un panorama strepitoso: Castagnole e Montemagno, Grana e Casorzo, Olivola e Ottiglio, Frassinello e Vignale, poi Fubine e l’abitato di Alessandria.