Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, anche il Monferrato fu investito dal nuovo sentimento storicistico e dalla riscoperta romantica del Medioevo, che alimentarono il “revival” neogotico della cultura artistica e letteraria. Il castello, prodotto simbolo dell’età di mezzo, fu tra i primi monumenti ad essere riscoperti dalla nuova sensibilità tardoromantica. In qualche caso trovò espressione nella ricostruzione di antiche strutture ancora esistenti, in altri nella costruzione di manieri in perfetto stile neogotico. Splendidi falsi d’autore, di cui il castello voluto dal finanziere Riccardo Gualino a Cereseto, rappresenta l’esempio tipico di una mirabile e ardita volontà costruttiva.
In questa “spirale”, accompagnata da una piccola dose di autostima, fu attratto anche il comm. Giovanni Grignolio, concessionario Fiat in via Nizza a Torino (i suoi fratelli erano concessionari a Casale, Alessandria e Tortona). “Così egli comprò a Balzola – come ricorda Idro Grignolio in uno dei suoi libri sul paese natale - una vecchia ghiacciaia interrata in una ‘muntagneta’ e pur nella esiguità dello spazio disponibile fece progettare dall’ing. Carrera di Torino un castello che divenne un’autentica dimora di fiabe. Furono eseguiti in stile medievale tre torri merlate alla ghibellina, cortili a piani sfalsati, giardini pensili, balconi in pietra bianca di Millesimo, camini imponenti, una sala d’armi (dotata di panoplie ed armature bresciane del 500!), scale con rampe interne ed esterne fino all’altezza di 30 metri, saloni e sale (una ventina)”.
Costruito in mattoni fatti a mano dai muratori balzolesi della ditta Farello & C., il castello fu arredato da Angelo Bigatto che vi collocò elementi araldici, alcuni realizzati in pietra lavica rossastra, e molti reperti archeologici provenineti dalla necropoli dell’antica Carbantia, la cui campagna di scavi era stata finanziata negli anni Trenta dallo stesso Giovanni Grignolio. “Tutti i mobili in stile gotico (imponenti armadi, guardaroba, cassoni, tavoli, savonarole, letti con baldacchino) – aggiunge Idro Grignolio – a volte traforati come merletti, vennero eseguiti dallo scultore balzolese Aldo Boggione. Di particolare grazia la cappelletta con vetrate del prof. Siletti di Torino, colorate ed unite a piombo. I coniugi inaugurarono la loro lussuosa dimora nel 1940 ed invitarono alla festa centinaia di amici... Era l’anno 1940, proprio allora si iniziava la guerra, ed i coniugi Grignolio avevano perso negli anni ‘30 il giovanissimo loro unico figliolo”.
Durante il conflitto i tedeschi vi sistemarono, per un breve periodo, il comando e sulla torre più alta una rudimentale apparecchiatura radar per l’ascolto antiaereo. Dopo varie vicissitudini, il castello privo di molti arredi, è passato al milanese Francesco Brescianini. Dal 2007 è di proprietà di Daniela Garofalo e Dominic Panziera.
Quanti piani di bellezza...
Appuntamento con il restauratore casalese Luca Pagella, al castello Grignolio al centro del paese di Balzola; sta lavorando a un lungo e complesso restauro per una perdita di acqua dall’impianto di riscaldamento nata all’ultimo piano dell’edificio che si sviluppo per trenta metri e otto livelli. Sente il nostro clacson e ci aspetta all’ingresso impreziosito da un piccolo giardino. Entriamo per la prima volta anche se ne avevamo ampiamente discusso con il compianto Idro Grignolio.
Oggi è di proprietà di Daniela Garofalo e Dominic Panziera, oggi residenti in California. E all’ingresso ci accoglie proprio un dipinto di Daniela con le due figlie. Saliamo (è solo l’inizio) al primo piano per visitare la cappella ottagonale con un bel soffitto a cassettoni; in una formella, due angeli che reggono uno stemma (leone rampante)sotto il quale un cartiglio in latino ricorda il nome del mecenate, il comm. Giovanni Grignolio “faciebat suae Batiola ornamenti”.
Ad una parte è incorniciata una bella stola bianca, sull’unico banco leggiamo il nome di Lina Mugetti, moglie di Giovanni Grignolio. Usciamo sul terrazzo dove sono murati antichi reperti, tra cui una copia del San Michele Arcangelo conservato nella chiesa omonima. Nelle sale affrescate foto storiche con dedica. Una molto bella raffigura Felice Nazzaro di Monteu da Po Nazzaro è stato uno dei pionieri dell’automobilismo italiano. Già nel 1901 vinse la Piombino-Grosseto e partecipò al 1º Giro automobilistico d’Italia. Nel 1907 visse la sua più grande stagione, vincendo il Gran Premio di Francia, la Targa Florio e il Circuito del Taunus (Germania), affermandosi come il miglior pilota del mondo.
Ai comandi del suo aereo Renato Donati, ancora oggi titolare del record di altezza con un Caproni 113 raggiungendo 11827 metri e sopportando una temperatura di oltre 60 gradi sotto zero Ultima salita sulla torre, da cui con una scala a chiocciola si arriva alla sommità di questo edificio diventato l’emblematico simbolo del paese.