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Aveva 82 anni
Cordoglio in Monferrato per la scomparsa di Gian Mesturino
Tante le iniziative promosse sul territorio: una su tutte il festival Vignaledanza
Nella notte del 10 gennaio se ne è andato improvvisamente Gian Mesturino e con lui un pezzo della storia dello spettacolo italiano. È un uomo a cui il Monferrato deve moltissimo, basti ricordare Vignaledanza, nato per sua volontà nel 1979 come elemento di valorizzazione dell’Enoteca Regionale di Palazzo Callori.
In poco tempo portò quella rassegna alla ribalta internazionale, tanto da plasmare l’economia e l’immagine di un territorio contribuendone così alla rinascita. In questa luce sono da citare anche le indimenticabili stagioni di Musica a Crea, o il Festival del Barocco a Casale che riportà alla ribalta il cortile di Palazzo Treville e al coro di Santa Caterina.
Per Mesturino, “l’Architetto” come lo chiamavano a Torino, portare arte in Monferrato era soprattutto una restituzione. I necrologi di oggi indicano come luogo di nascita, nel 1942, Casale Monferrato, ma è solo un dato anagrafico, sarebbe più giusto dire che era di Solonghello: il paese da lui sempre considerato un buon ritiro estivo, dove magari preparava la cugnà prima di spostarsi di valle per trattare con Moses Pendleton, o accogliere Luciana Savignano.
Da quella casa era partito con una compagnia di Teatro Dialettale di ragazzi di Cerrina, “La Barraca”, dove tra l’altro aveva imparato il ruolo di “Il Gelindo”, personaggio a cui sarà sempre molto legato che interpreterà per oltre 50 anni (l’ultima volta nel 2022 a Teatro Erba). Quel “sacro fuoco” per l’arte aveva avuto un ruolo importante anche nel fargli conoscere sua moglie: Germana Erba, figlia di Giuseppe Erba, già sovrintendente del Teatro Regio. Non solo era l’altra metà della sua famiglia, da cui ha avuto tre figlie (Miriam, Eva e Irene), ma anche l’altra metà della sua attività teatrale, quella più legata alla danza e alla didattica tanto da essere fondatrice di quella straordinaria realtà che era il Liceo Artistico Coreutico Torino. Germana è scomparsa nel 2014.
Fu proprio a Solonghello che nel 1996 “l’Architetto” mi convocò per affidarmi l’incarico di Ufficio Stampa della Fondazione Teatro Nuovo Torino, il che significava occuparmi della scuola, dei Concorsi (Agon e Giovanissimi Talenti), della “gemma della corona”: Vignaledanza, ma anche degli stage, delle rassegne, della Compagnia di Danza TNT e le sue innumerevoli tournée.
Mi trovai, a soli due mesi dalla mia laurea, dietro le quinte di una macchina ben rodata lanciata a velocità folle, in cui spiccavano personaggi come Lino Bongiovanni, Roberto Angi, Girolamo Angione, capaci di mettere in scena anche lo spettacolo più complicato con due giorni di preavviso senza cedere al panico. Ma scoprii anche che lavorare per un teatro in qualsiasi ruolo, non ti esime dal ricoprire tutti gli altri possibili: da staccare i biglietti, a cercare i fiori preferiti per la diva di turno. C’è mancato poco che non finissi in scena anche io con un tutù.
Anni meravigliosi, ricchi di aneddoti, molti dei quali incentrati proprio sull’Architetto, capace di sfuriate epiche, ma che si perdonavano presto perché ognuno sapeva che ogni sua azione era frutto di una passione sincera e disinteressata per il teatro, di cui aveva una competenza totale da impresario, ma anche da attore, autore e scenografo.
Insieme alla famiglia arrivò a gestirne quattro in Torino: Alfieri, Erba, Nuovo e Gioiello, più diversi in Piemonte, ricordo Cossato, Borgomanero, ma anche il piccolissimo teatro di Solonghello, tornato alla luce grazie a lui. Gian Mesturino semplicemente non riusciva concepire uno spazio senza un palco e un pubblico ed era disposto a qualsiasi impresa pur di riempirli.
Pe me è stata una fondamentale palestra professionale, dopo la quale ero pronto ad affrontare un palcoscenico più ampio e di questo sarò sempre grato a lui e alla sua famiglia.
Profili monferrini
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