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La leggenda del fantasma di Elisa morta a due anni Da uno dei racconti del recente libro di Carlo Dabene

“La strada saliva dolcemente nell’ombra, incassata tra due ripide sponde erbose costellate di acacie alte e sottili. Sopra di me, un verde soffitto scintillava per gli ultimi raggi del sole al tramonto. Nell’aria il profumo pungente dei cespugli di bosso del vicino parco di villa Pastore evocava il ricordo di altre, lontane, scampagnate. Le biciclette gettate nel prato, l’ultimo tratto di corsa, il batticuore. Per l’affanno, e per l’emozione che ci dava ogni volta quel luogo misterioso. Ero sbucato su un breve altipiano aperto e pieno di luce che, curvando verso sud, proseguiva innalzandosi n una sorta di anfiteatro di morbide colline che digradavano al centro di una piccola valle, chiusa verso la pianura da un laghetto artificiale. Verso nord, su una sorta di balconata naturale che dominava la città, ecco i ruderi che avevano affascinato generazioni di adolescenti”. Così scrive Carlo Dabene ne “L’incontro”, uno dei sei racconti valenzani del recente volume intitolato “Tra la collina e il fiume”, pubblicato dalla Casa Editrice Novografica di Valenza nel dicembre 2009. E poco dopo, a proposito della proprietà di una delle più prestigiose famiglie della città dell’oro, egli aggiunge: “Dalla mia posizione, alle spalle del complesso, una sorta di falso castello medioevale nascondeva in parte quanto rimaneva della villa. Era il rustico, allora obiettivo principale delle nostre esplorazioni, e appariva ora il meno danneggiato dal tempo e dall’incuria. Rimanevano in piedi, ai lati della struttura centrale, i due torrioni quadrati ed anche le snelle torri ottagonali che li affiancavano alle due estremità. L’edera ricopriva in gran parte l’edificio fino al tetto, parzialmente crollato, ricadendo poi in grandi cascate verdi lungo le pareti in mattoni a vista. Il parco era diventato una sorta di giungla a tratti impenetrabile; anche le sue essenze secolari subivano l’assalto dei rampicanti e alcuni altissimi abeti rossi erano ormai riconoscibili solo grazie a pochi, smunti, rami che sbucavano a fatica da quell’ammasso soffocante. Della villa ottocentesca non restavano in piedi che porzioni dei muri perimetrali, le macerie del tetto e delle volte affrescate rendevano inaccessibile l’interno e il grande spiazzo panoramico che consentiva di vedere l’ampia facciata anche dalla città era diventato una sorta si fitto vivaio di acacie ed aceri sottilissimi”. Tra gli alberi secolari di quello che un tempo era lo splendido parco della villa, una lapide scolorita dal tempo ricorda la scomparsa della piccola Elisa, rapita a due anni dalla “febbre miliare” (malattia contagiosa, virale o batterica, caratterizzata da eruzione cutanea) e da quel cippo è nata “la leggenda del fantasma della bambina che tornava alla villa ogni anno, alla data della morte, annunciato dal suono di un inesistente pianoforte”. Dionigi Roggero 417-continua :Il libro di Carlo Dabene è disponibile in tutte le edicole e librerie di Valenza e a Casale nelle librerie Coppo e Libridea (via Trevigi), poi ad Alessandria alla Gutenberg. L’autore, nato a Valenza nel 1946, da trent’anni si occupa di collezionismo e di storia locale. E’ tra i curatori della apprezzata rivista annuale “Valensa dna vota”. Insegna all’Unitre della sua città. Al racconto “Il cavaliere spagnolo” (che figura nella attuale raccolta) era già stato dedicato un ‘Viaggio d’autore’ UN FREDDO (E COMMOVENTE) TOUR - GUIDA CARLO DABENE STORICO (E APPASSIONATO). IL SUONO DI UN PIANO Appuntamento sabato con Carlo Dabene al Po di Valenza, affiorano i ricordi -siamo in anticipo- di unione tra Casale e la città dell’oro, sindaci Coppo e Germano Tosetti (vi facemmo arrivare un dispaccio fluviale dalla mostra di San Giuseppe). Arriva Dabene, giubbottone antifreddo alaskiano munito, non possiamo prendere un caffe (il ‘Barachin dal moro’ pare in disarmo la ‘Trattoria’ chiude il sabato) ma ci consoliamo rievocando i fatti d’arme del 1859 (li stiamo accogliendo in maniera organica) con un incisione del Bossoli che raffigura lo scontro (“scaramuccia”) con gli Austriaci, avvenuto proprio qui, sul ponte, un casello quadrato è rimasto la stesso da allora. Dabene è un esperto appassionato. Comune e Regione hanno acquisito il suo “fondo storico” che, ci anticipa. sarà esposto tra poco a quel piccolo Guggenhaim che è palazzo Valentino, nel fondo forse i beni più preziosi sono due incunaboli dello stampatore valenzano Lorenzo Rossi con bottega a Ferrara. Saremo presenti all’inaugurazione. Ora raggiungiamo in auto la collina e precisamente la zona Doglia-San Zeno tra Valenza e Pecetto, nella bruma si vede ancor ail Po. A piedi in mezzo alla neve ghiacciata (che freddo!) scendiamo a villa Pastore. Ci sono due corpi, il rustico, una specie di castello le cui mura ferite dal tempo sono “medicate” da cascate verdi e la villa padronale: piange il cuore nel vedere questo abbandono soprattutto in contrapposizione alle cartoline e foto d’epoca, una era in copertina di ‘Valensa dna vota’ del 2008 . Nel castello, ci dice Dabene, ci sono molti sotterranei, lui ricorda di averli percorsi, ragazzino, fino alle cucine della villa; le cantine, oggi allagate, avevano un profondo pozzo. Con precauzione (c’è rischio di frane verso buchi sotterranei) esploriamo il parco e arriviamo (vedi altro articolo) al cippo che ricorda la morte della piccola Elisa. Ci sono fiori, piccoli giochi, a riprova di pellegrinaggi, su un luogo, svela internet, un po’ esoterico, del resto, leggenda dice che il 1° luglio (giorno della scomparsa) si sente suonare un pianoforte, una dolce melodia per Elisa... C’è chi ha trascorso tutta una notte qui per ascoltarla Luigi Angelino FOTO. La stampa del Bossoli, villa Pastore al nostro sopralluogo invernale

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Michele Castagnone

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