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Al Castello del Monferrato

Dementia Friendly Community: l'incontro con Marco Annicchiarico

Un efficace percorso di accompagnamento in grado di rallentare il decadimento cognitivo

“Occorre cercare la pepita d’oro”. In questa metafora è concentrata la potenza dell’approccio relazionale, che sta alla base di un efficace percorso di accompagnamento in grado di rallentare il decadimento cognitivo causato da Alzheimer e demenze senili, in generale.

Se ne è parlato venerdì sera, al Castello del Monferrato, in occasione del convegno-intervista, arricchito dalla drammatizzazione artistica di alcune pagine del romanzo poetico “I cura cari” di Marco Annicchiarico, organizzato dalla Dementia Friendly Community, in vista dell’apertura del Centro Diurno Mnemosine per persone affette da demenza.

Relatori del convegno, lo stesso Annicchiarico con la sua personale esperienza di caregiver, e il geriatra Stefano Serenthà, con la moderazione del Direttore Scientifico di Vitas Daniela Degiovanni e della volontaria de Il Giardino di Cicci-Vitas Paola Todeschino.

In un sistema-Paese, ancora lontano dalla piena presa di coscienza e capacità gestionale delle demenze, le difficoltà sono evidentemente notevoli, i risvolti spigolosi e, conseguentemente, inevitabili risultano le condizioni di solitudine, smarrimento, malattia nella malattia, povertà e, talvolta, distruzione.  

Realtà come quella di Casale Monferrato, da due anni riconosciuta Comunità Amica delle Demenze grazie all’impegno di Vitas, sono ancora primule bianche, vere e proprie eccezioni che faticano a prendere forma. A questo enorme limite, si sovrappone quello dell’inadeguatezza di molti, non tutti, professionisti che, pur essendo preparati dal punto di vista clinico, spesso, non hanno gli strumenti, altrettanto fondamentali, di tipo relazionale.

Ecco che “cercare le pepite d’oro”, quindi, i granelli di verità, i particolari nascosti e i significati indiretti, diventa uno strumento prezioso per poter instaurare una relazione possibile, laddove la demenza ruba spazio alla dimensione convenzionale, scardinando, a poco a poco, ogni punto di riferimento. 

“L’Alzheimer è una demenza progressiva e irreversibile” è tornato a ricordare Serenthà. “Sebbene la medicina sia sempre più specialistica e specializzata nel particolare, le demenze ci stanno spiazzando in quanto malattie complesse. Fondamentale, poi, distinguerne i sintomi cognitivi da quelli comportamentali: i primi non si possono combattere, mentre su quelli comportamentali si può lavorare, ma occorrono corsi di formazione sulla comunicazione, già, a partire dalle Università. In un Paese sempre più anziano, e con natalità preoccupante, abbiamo un nuovo laureato in geriatria su tre in pediatria. Una taratura che andava bene 80 anni fa”.

Quelli che, erroneamente, vengono definiti “disturbi comportamentali”, è stato spiegato, in realtà sono messaggi di disagio o dolore dettati dai condizionamenti di luoghi, di rumore e di attività, che il malato cerca di comunicare nel suo linguaggio e che occorre saper comprendere.

Dalla personale esperienza dello scrittore/caregiver sono stati numerosi gli spunti di riflessione volti a comprendere la complessità delle demenze e, soprattutto, la necessità e l’urgenza di poter trovare sostegno in un sistema normativo, assistenziale e culturale di cui, un Paese civile, non si può più esimere. In gioco ci sono le sorti, in termini di sopravvivenza o di distruzione, di una Nazione destinata a cambiamenti epocali senza precedenti. La scommessa è, dunque, sulla capacità di saperli guidare e non subire.

Ad introdurre la serata, il brano “Un mondo morbido” di Mario Saldì e Ramona Bruno con Roberto Lia che, attraverso la sottile forza espressiva, ha saputo trasferire a pelle e nell’anima un percepito dimensionale di grande aderenza tematica. Con la stessa empatia, anche le letture drammatizzate a cura egli studenti del Balbo: Angela Crea, Alessandra Massa, Mahé Prestifilippo e Matilde Profeta, con la regia di Maria Paola Casorelli.

Tra i presenti, anche il sindaco Federico Riboldi che ha espresso fierezza e orgoglio rispetto ad un progetto definito una “primazia” nel nord ovest d’Italia


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