Il castello riserva sempre nuove sorprese ce ne rendiamo conto in un sopralluogo accompagnati dall’assessore ai lavori pubblici Nicola Sirchia e dagli architetti Filippo Ciceri e Caterina Brezza.
Un po’ di storia dei restauri. In questo momento è al lavoro (ci dicono bene, con molta manualità ‘‘puliscono i mattoni vecchi uno per uno’’) i dipendenti dell’impresa Asperia di Siracusa.
Per loro il quarto lotto, coi ribassi d’asta un milione e 225 mila euro, che riguarda due lati del cortile d’onore quello che si affaccia sulla piazza Castello e quello che si prospetta verso il mercato Pavia.
Sono stati pubblicati i bandi del quinto e ottavo lotto di importo notevole quattro milioni e mezzo di euro, con contributo di tre milioni dalla Regione e mezzo dalla CrAl, anticipa Sirchia, riguardano la cappella del cortile d’onore con le sue pertinenze, le due casematte dei torrioni (per degustazioni enoteca), e parte del cortile occidentale o di Po, dove, apprendiamo, sono stati conclusi a fine gennaio sondaggi esplorativi archeologici che hanno portato, tra l’altro, allo scoperta verso il portone che si affaccia su piazzale Mantova del ‘‘ponte morto’’ trecentesco (tracce continuano nei sotterranei) è emerso anche che in parte nel ‘500 e ‘600 era destinata (lo si vede da tracce di muretti) a giardino.
Saliamo la rampa cannoniera dribblando un trattorino, svolta a destra sugli spalti, uno sguardo a due antiche colonne nel lato che porta al salone Chagall, sotto i merli della torre, ed ecco in fondo lo spettacolo ‘‘nuovo’’. Abbattimenti di tramezze e svuotamento di pavimenti hanno messo in luce una serie di ambienti, alti, luminosi che, ultimati, si affacceranno su piazza Castello, in luce anche i resti di una torre angolare (figurava già sulle mappe del Bertazzolo) e di una scala che portava in basso, curiosa anche per un graffito con la data 1503. Tra i vecchi mattoni i ‘‘buchi’’ quadrati che ospitavano le lampade. Ambienti destinati in progetto a sala di lettura con soppalco e archivio. Sono indipendenti per via di una scala che porta a fianco dell’attuale enoteca. Vi arriva anche il caffè letterario dal cortile principale( pertinenze dellacappella) con eventualmente un dehor..
Continuiamo sugli spalti, un torrione che ci rimanda alla memoria le rose coltivate dall’ultimo comandante del Distretto. Poi le altre sale in restauro che dovrebbero essere destinate ad uffici della biblioteca. ‘‘Sono più in alto di tutto e anche qui si vedrà un panorama insolito della città’’, chiosa Caterina Brezza. Ci affacciamo, solamente, perchè non sono state ancora messe in sicurezza e le controsoffittature, dove ci sono, sono pericolanti. Il tutto deve essere finito entro il 13 gennaio 2013.
Arriviamo al cortile di Po che è un po’ il simbolo di come era tutto il castello con le ridipinture militari, i crolli; cerchiamo di immaginarlo completato: ‘‘Con percorso di invito dei turisti, promette Sirchia, che attraversa tutto il castello e con passeggiata protetta arriva in centro’’. Centro che ci fa vedere in anteprima Sirchia attraverso il video del suo IPad, avrà con Piazza Mazzini un cuore nuovo, più ''pulito''.
Dal Po al Duomo attraverso mille anni di storia, non è poco.
La nascita del castello
Giovanni II Paleologo (1321-1372) è stato il secondo marchese di Monferrato a risiedere a Chivasso, dove riposa nella chiesa di San Francesco. Unico figlio maschio legittimo di Teodoro I e della genovese Argentina Spinola, successe al padre nel 1338 per dare inizio ad un più che trentennale marchesato, uno dei più lunghi della sua stirpe.
Valoroso e temuto guerriero, famoso per le sue audaci imprese, non esita nel 1351, occupata Casale, a dare inizio ai lavori di costruzione della fortificazione che rappresenta la conclusione della spregiudicata politica di ingerenza marchionale. A tale proposito nel saggio “Il castello di Casale come spazio residenziale. Note per una storia delle trasformazioni architettoniche in età paleologa (1351-1533)”, pubblicato nel n. 21 della rivista dell’Associazione Casalese Arte e Storia nel dicembre 2009, Enrico Lusso scrive: “Non si conosce la data precisa di edificazione del castello.
Dopo l’apertura del cantiere e i primi lavori di scavo dei fossati, nel febbraio del 1352 il marchese Giovanni II si vedeva costretto ad annullare, in seguito ad una rivolta dei casalesi, gli obblighi cui era tenuta la comunità per la prestazione di manodopera e per la fornitura di materiali e a rescindere i contratti già stipulati per l’acquisto dei sedimi su cui il castrum sarebbe dovuto sorgere. Nel 1357, però, un concordato tra Giovanni e i rappresentanti della comunità era stipulato ‘in castro Casalis, in camera domini marchionis’, segno che la fabbrica era stata solo temporaneamente sospesa e, forse, attorno al 1354, ripresa a pieno ritmo e portata a compimento in tempi rapidi”.
E poco dopo lo studioso torinese aggiunge: “L’assetto complessivo del castello trecentesco è stato da tempo riconosciuto nella sua articolazione essenziale: un quadrilatero all’incirca coincidente con lo spazio oggi occupato dalla prima corte, circoscritto da un triplice sistema di difese perimetrali – dall’esterno verso l’interno: una siepe, il fossato e il muro – in cui si aprivano due porte con ponte levatoio e ponte morto (una ‘deversus terram Cassalis’ e l’altra verso Torcello, dotata di rivellino). Due sono le caratteristiche, peraltro del tutto congruenti con i modelli all’epoca più diffusi, da rimarcare: la superficie interna del castello risultava in larga parte in edificata, mentre l’elemento ‘forte’ e nel contempo volumetricamente più rilevante corrispondeva alla turris magna, ancora oggi visibile (sebbene ridotta in altezza) presso l’innesto della manica settentrionale della prima corte con quella trasversale”.
In definitiva si trattava, come ricorda Enrico Lusso, di un castello urbano a forma di quadrilatero regolare con torri quadrangolari in corrispondenza degli spigoli, di chiara influenza viscontea, meno evoluti rispetto alle fortificazioni con torri cilindriche, che iniziavano a farsi strada nei coevi cantieri di ambito sabaudo, come Fossano e Ivrea.
Ma il castello di Casale “importantissimo per la storia della fortificazione italiana”, come osservano nella medesima rivista Antonino Angelino e Gregorio Paolo Motta, ha anche vissuto una lunga vita guerriera, a partire dal primo fatto d’arme a soli vent’anni dalla costruzione, quando Giovanni II è costretto a far fonte al blocco, posto il 14 luglio 1370 da Galeazzo II a Casale, che capitola esattamente quattro mesi dopo per carenza di scorte alimentari, mentre la resistenza del castello e della rocchetta, forse a causa del grande dispiegamento di macchine da assedio ricordate dalle fonti storiche, non va oltre i trenta giorni.