L'oncologa Degiovanni racconta la paura di vivere ogni giorno a contatto con i tumori dell'amianto: quasi una roulette russa
di Massimiliano Francia
«La qualità della vita dei cittadini del casalese è da decenni inquinata dalla convivenza con il mesotelioma. Il bene primario della salute - secondo l’OMS come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia o di infermità” - da qualche decennio è fortemente compromesso».
È uno dei passaggi della lunga relazione svolta dall’oncologa casalese Daniela Degiovanni ieri, lunedì, al Processo Eternit di Torino per disastro doloso permanente e omissione di misure antinfortunistiche contro lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis De Cartier.
Ieri la 37esima udienza, oggi, martedì, si procede.
La «roulette russa»
La Degiovanni ha evidenziato il profondo disagio che subisce una intera popolazione per la forzata convivenza con gli eventi luttuosi causati dall’inquinamento provocato dall’amianto dell’Eternit.
Un disagio che è sgomento per la propria salute compromessa da parte dei malati, profonda sofferenza di parenti e amici per i familiari che assistono alla frequentissime malattie causate dall’amianto, timore, paura di ammalarsi in chi è sano e si guarda intorno avendo la sensazione di partecipare - impotenti - a una roulette russa senza averlo deciso ma perché qualcun altro lo ha costretto a sedersi a quel tavolo dove gira sempre una pistola con un colpo in canna.
Una situazione che non è una banale paura ma un obiettivo stato di disagio psicologico definito clinicamente come disturbo post-traumatico, secondo l’indagine svolta nel 2006 dall psicoterapeuta Antonella Granieri su incarico dell’ASL.
Un disturbo che si verifica in condizioni precise e che ha una sintomatologia precisa, come il fatto di rivivere l’avvenimento che provoca dolore o paura, il fatto di evitare qualunque circostanza possa ricordare l’evento traumatico, «intorpidimento emozionale», una rinuncia a vivere nella sensazione di essere deprivati del futuro o - al contrario - una ipervigilanza, disturbi del sonno, rabbia immotivata, cefalee, vertigini.
Il disturbo delle catastrofi
Un disturbo che si verifica a fronte di situazioni traumatiche per un gruppo o una comunità: catastrofi o disastri naturali, disastri aerei, persecuzioni di massa, prigionia in campi di concentramento, attentati, esposizioni a nocività ambientali come Chernobyl o Seveso, osservato per la prima volta nei reduci delle guerre, dai due conflitti mondiali, al Vietnam, all’Irak.
E i dati che riguardano Casale e il mesotelioma sono quelli di una guerra; la condizione stessa è quella di una guerra, di una città, una comunità dove per ogni casa si conta almeno una croce, dove ogni famiglia piange i proprio morti.
I dati riepilogati dalla Degiovanni ieri non sono nuovi ma sono ogni volta terribili: in Italia il tasso di incidenza è di 1 (maschio) e 0,5 (donna) ogni 100mila abitanti all’anno, a Casale 38 uomini e 23 donne.
Nel periodo 1990-2010 si è assistito a un «continuo aumento delle diagnosi di mesotelioma passando da 15-25 casi a 40-50 l’anno. Dal 1990 solo tra i residenti casalesi sono stati diagnosticati 559 casi, il 40% al di sotto dei 64 anni, che salgono a ben 802 se si considera l’intero territorio dellex USSL 76».
Un dato oltretutto sottostimato (soprattutto in passato) se si considera che si facevano le diagnosi per esclusioni, curando prima altre malattie (come la pleurite) che avevano una sintomatologia analoga. Qualcuno moriva prima che si facesse la diagnosi e le cause «ufficiali» erano altre...
Asbestosi sottostimate
E anche le diagnosi di asbestosi sono sottostimate persino del 40%. Altro che «pensioni facili» come ha lasciato intendere neanche tanto allusivamente un perito della difesa di Stephan Schmidheiny.
Una affermazione condivisa ieri da tutti e quattro i consulenti sentiti al Processo, la stessa Daniela Degiovanni, i due periti della Procura e quello del patronato INCA.
La Degiovanni ha ricordato che da parte dell’ente previdenziale ci fu inizialmente una «forte chiusura costringendo ad agire giudizialmente».
Pavilio Piccioni, specializzato in Medicina del lavoro, pneumologo all’ASL di Torino 2 e Ferruccio Perrelli (Medicina del Lavoro del CTO) hanno evidenziato i criteri per l’utilizzo delle radiografie a fini epidemiologici (dal 1950 in avanti) sottolineando che - alla luce degli accertamenti istologici - il 10-20% dei casi sfuggivano e che per patologie più leggere (o per le prime manifestazioni) i «falsi negativi» salgono fino al 34% (il 40% secondo Marco Bottazzi, medico, consulente del patronato INCA).
Una patologia, l’asbestosi, quasi esclusivamente professionale che deriva da lunghe e intense esposizioni all’amianto e che peggiora se l’esposizione perdura.
Oggi la 38ª udienza
Oggi, martedì, si prosegue con l’esame dei consulenti della difesa Schmidheiny degli imputati: uno parlerà del mesotelioma, uno del tumore al polmone, due dell’asbestosi.
Chissà se la linea sarà sempre la stessa, contestare i casi, i criteri diagnostici, sminuire la portata delle patologie che giorno dopo giorno battono e ribattono lo stessa cruda realtà. Che a Casale c’è l’amianto perché c’era l’Eternit e che l’amianto fa morire tanta, troppa gente.