A… Vallegioliti, in vista alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano-
Le decorazioni di Paolo Maggi
«L’assetto territoriale di Villamiroglio è caratterizzato da un insediamento marcatamente policentrico, articolato in una maglia di nuclei, tradizionalmente denominati “cantoni”. Questo assetto, nel corso dei secoli tra il medioevo e l’età contemporanea, si è mostrato refrattario a sviluppare centri di gravitazione consistenti e stabili. In un certo senso, si può dire che nessun singolo nucleo ha preso chiaramente un sopravvento sugli altri nel corso del tempo, ma che, semmai, soprattutto a ridosso dell’età contemporanea, un aumento del peso relativo di Vallegioliti prefigura una incipiente organizzazione bipolare del territorio, peraltro mai compiutamente realizzata».
Così scrive Sandro Lombardini nelle “Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte” (Guarini archivi, Regione Piemonte) a proposito di Villamiroglio, che con la frazione di Vallegioliti, raccoglie oltre un terzo degli abitanti, mentre la parte restante è distribuita in parti uguali tra i cinque nuclei di Alemanno, Bertola, Brusa, Curto e Maina, e nelle case sparse del territorio comunale.
Dedicata a Santo Stefano, la chiesa parrocchiale che sorge al centro dell’abitato di Vallegioliti, nella valle, ad oltre trenta chilometri da Casale, fu costruita a partire dal 1819 «per cura e spese» della popolazione locale, in forte crescita, ma spesso impossibilitata a partecipare alle funzioni religiose nella chiesa del capoluogo a causa delle frequenti esondazioni del torrente Marca. Fu consacrata nel 1823 dal vescovo di Casale, mons. Francesco Alciati di Vercelli (1817-1828), che aveva preso possesso della diocesi all’inizio della Restaurazione, dopo la bufera napoleonica, negli anni difficili segnati da una forte influenza esercitata sul clero monferrino delle correnti giansenistiche.
Semplice ed accogliente, l’edificio religioso fu costruito in stile neoclassico con un timpano sorretto da quattro lesene. La volta della chiesa fu decorata nella seconda metà dell’Ottocento
dal pittore Paolo Maggi (1810-1890), originario di Sannazzaro, ma residente a Milano, dove aveva completato gli studi di pittura all’Accademia di Brera, attivo in Monferrato nella chiesa parrocchiale di Giarole e in alcune cappelle del Sacro Monte di Crea.
Così lo ricorda Letterio Risitano: «Paolo Maggi si porta da un paese all’altro per eseguire le ‘committenze’, garantendo impegni di ‘prestazioni d’opera’, che in effetti si rivelano autentiche creazioni artistiche, autentici capolavori di pittura. La dignità della sua riservatezza è quanto di più nobile e di più umano sia profuso nella sua personalità: non firma quasi mai le sue opere; non lascia traccia di sé, se non in rare ‘comunicazioni di lavoro’ con i suoi committenti negli ultimi anni della sua vita».
E poco dopo aggiunge: «Raffinato nell’affrescare composizioni floreali e connotarle nei minimi particolari da stupefacenti contorni merlettati, o nel descrivere scene idilliache e agresti; determinato nel rappresentare quadrature baroccheggianti nelle scale dei palazzi, nei raffigurare angeli e putti, come se nascessero da un’intuizione caravaggesca; delicato, sembra scolpire nelle immagini sacre la dolcezza nei volti delle ‘Madonne’ come fosse ispirato dalla pietà di Michelangelo. Forse la scuola di Brera e dei maestri dei ‘500-‘600, come il Moncalvo, o i colori della pittura del grande Raffaello hanno ‘ritagliato’ in Paolo Maggi uno stile di vita e di artista».
Dionigi Roggero
AFFRESCHI DEL '400
Appuntamento alla Piagera
di Gabiano con
don Davide Mussone
che regna come parroco su alcuni
paesi ai confini della Diocesi,
Moncestino, Vallegioliti e
Villamiroglio.
Per stradine da anno Mille arriviamo
per prima cosa a Santa
Liberata, ci aveva colpito
anni fa quest’angolo immerso
nel verde a fianco di un piccolo
corso d’acqua e ci aveva
colpito la chiesa che lasciava
intravedere monaci (o monache)
oranti e la popolazione
rurale in preghiera (del resto
era attestato un romitorio con
3 monaci).
Allora, in realtà, i tetti sfondati
lasciavano intravedere
solo una brutta fine ma don
Mussone si è rimboccato letteralmente
le maniche e grazie
all’aiuto della Crt il complesso
è stato risanato completamente
all’esterno e lavori interni
hanno portato a una grande
scoperta, grande anche per la
Soprintendenza che li segue
(Guerirni) con attenzione. Si
tratta di un ciclo di affreschi
del Quattrocento che si affacciano
dietro brutte pitture del
Settecento. Li sta portando in
luce la ditta Martella-Pitroniro
di Castelspina. Si vede anche
un castello, deliziosa una lunga
processione di fedeli. Prima di
uscire leggiamo ancora sul lato
destro una lapide ricorda che
nel 1731 fra Agostino Calvi di
Cantavenna (dove abita don
Mussone), ricevette il vescovo
Caravadossi in visita pastorale
dove abita lui. Poi andiamo a
Vallegioliti. Alle 16,30 entriamo,
ed è la prima volta, nella
chiesa parrocchiale di Santo
Stefano. E’ stata consacrata nel
1823, nata per l’esigenza dei
fedeli del luogo, anche per le
esondazioni del Rio Marca, di
raggiungere Villamiroglio.
Il parroco ha “colpito” anche
qui con un bel restauro nel
2008.La nuova lluminazione.
esalta le pitture del Maggi, un
artista da rivalutare. La Pala
d’altare raffigura Santo Stefano
e San Carlo. Ammiriamo anche
una bella serie di reliquiari. La
cantoria è senza organo, con il
rilievo di alcuni strumenti applicati
alla balconata.
In facciata una lapide ricorda il
parroco don Pietro Acuto.
Ritorno veloce e si torna il presente
sul colle di Gabiano: il
telefonino si riprende e siamo
sommersi dai messaggi della
moglie... Il nostro parroco è
giudice rotale....
Luigi Angelino
FOTO. Reliquiario della croce a Vallegioliti. Santa Liberata,il complesso nel verde e gli affreschi che stanno venendo in luce