Tre medici ospedalieri: “Il problema non è l'Asl unica. Al Santo Spirito mancano i posti letto"
di Giovanni Calabrese, Anna Caramellino e Calogero Ingrao
Travolto dalla frenesia pre-elettorale, con un ordine del giorno che sarà discusso in una delle prossime riunioni del Consiglio Comunale, il Centro Destra casalese si è lanciato arma in resta nella riproposizione della battaglia contro l’ASL unica, battaglia dall’ inconfondibile sapore del più arretrato populismo, tanto più in quanto anacronistica e completamente estranea ai dati di realtà.
Anzitutto, se non sapessimo che si tratta solo di un denso polverone, dovremmo tacciare i proponenti di superficialità ed incompetenza: infatti, qualcuno di loro ha pensato di interpellare gli Amministratori dei territori che insieme al casalese dovrebbero costituire questa ipotetica seconda Asl (Moncalvo, Trino, e in primis Valenza)? Ci sembra di no, e se anche lo facessero quale sarebbe la risposta, soprattutto da Valenza? Quantomeno uno sberleffo visto che gli amici valenzani hanno da subito respinto l’idea di essere di nuovo aggregati a Casale; o i nostri amici del centro-destra pensano che si possa ipotizzare un’Asl autonoma con un bacino d’utenza di 60-70.000 abitanti, le dimensioni di un piccolo quartiere di Torino? O ancora pensano che la Regione possa imporre ai valenzani, contro la loro volonta’ di entrare forzosamente in questa fantomatica Asl, alla faccia dei bei discorsi sul “federalismo ed il rispetto delle autonomie”?
Il secondo argomento è quello delle conseguenze derivanti ai cittadini dall’accorpamento dell’Asl. Dopo mesi di una campagna di disinformazione ai limiti del terrorismo psicologico, forse delusi dal fatto che i cittadini non hanno percepito alcun cambiamento sostanziale nella qualità dei servizi sanitari erogati, il Centro-Destra si è inventato che sia la “mancanza in loco di una referenza amministrativa ad aver causato il progressivo impoverimento dell’ospedale sia nella struttura che nel personale, con fuga di “cervelli” e demotivazione del personale” e che sempre l’unificazione delle Asl sia la causa della mobilità passiva. Ma davvero pensano di poter far passare fra la gente l’idea che la mancanza in loco del Responsabile, puta caso, dell’Ufficio Personale, determini un allungamento dei tempi d’attesa per una visita specialistica? E, bontà loro, quale sarebbe il nesso causale? Se qualche disagio è derivato dall’accorpamento, ne hanno risentito semmai i dipendenti, in prevalenza quelli amministrativi, ma dopo una inevitabile fase di rodaggio i problemi si stanno risolvendo, e da operatori abbiamo riscontrato ottimi livelli di professionalità fra i dipendenti, anche amministrativi degli altri Presidi dell’ASL oltre ad un’ottima collaborazione.
Certamente la sanità casalese soffre di diversi e gravi problemi, che però nulla hanno a che vedere con l’Asl unica, anzi, guarda caso, sono propriamente il risultato dell’azione delle precedenti amministrazioni. Mi riferisco anzitutto (gestione Zerella e Tabasso) alla drastica riduzione dei posti letto per acuti, alla chiusura della pediatria, all’infausto piano di organizzazione aziendale (gestione Peona) che, con la complicità di qualche non rimpianto funzionario, ha mortificato le professionalità migliori e favorito gli sprechi con la moltiplicazione dei posti dirigenziali, utilizzati per premiare i “clientes” della propria parte politica. E non possiamo poi dimenticare la vicenda del laser ad eccimeri, esempio paradigmatico di spreco milionario di soldi dei contribuenti, nè le balle spaziali di Zerella quando parlava della costruzione del nuovo ospedale di Casale come di cosa già fatta.
Sono queste e non altre le cause dei mali della nostra sanità, con la conseguente demotivazione degli operatori e gli alti livelli di mobilità passiva.
Dobbiamo piuttosto dare atto agli attuali amministratori dell’Asl di quello che di positivo e concreto hanno fatto per il nostro Ospedale e la sanità casalese, citando alcuni degli impegni assunti e portati a termine: l’avvio dell’attività dell’Hospice per i malati terminali, il proseguimento dei lavori di ristrutturazione di diversi reparti di degenza e del Pronto Soccorso, la realizzazione e la messa in funzione della risonanza magnetica nucleare, il potenziamento delle strutture di post-ricovero e fra quelli già approvati ed in attesa di realizzazione la riapertura della Pediatria e la “piastra operatoria”, cioè la nuova sala operatoria centralizzata per tutte le specialita’ chirurgiche, secondo i moderni dettami dell’edilizia sanitaria.
Da tutto questo così come dalla volontà espressa di coprire in tempi rapidi i posti di dirigente sanitario rimasti vacanti, non si evince una volontà di mortificazione o peggio di smantellamento delle nostre strutture sanitarie.
Proprio la grave e ormai cronica carenza di posti letto (di cui dobbiamo ringraziare le Amministrazioni di Centro-Destra) rappresenta la vera emergenza della sanità casalese: proprio in questi giorni il problema dell’insufficienza dei posti letto per acuti si sta presentando per l’ennesima volta in modo pressante ed è prevedibile ciò accadrà ancor di più nei prossimi mesi con la prevedibile ondata di ricoveri dovuta all’epidemia influenzale.
Invece di sollevare polveroni propagandistici ed elettoralistici di pura facciata, il centro-destra casalese farebbe l’interesse dei cittadini casalesi se si occupasse con spirito costruttivo dei problemi reali della nostra sanità, se si ponesse l’obiettivo di migliorare il coordinamento e l’integrazione dei servizi e delle strutture nei diversi presidi, se collaborasse con gli amministratori della nostra Asl individuando e segnalando le vere criticità e specificità sanitarie del nostro territorio e con gli operatori sanitari per individuare le soluzioni piu’ opportune e compatibili con le risorse a disposizione.
La sanità è un problema troppo serio e sensibile per farne uno strumento di pura propaganda, per fregiarsi della medaglia di “difensori degli interessi del territorio” quando in realtà si vuol difendere solo il proprio “cadreghino”.
Giovanni Calabrese, Anna Caramellino, Calogero Ingrao, medici ospedalieri