Camagna : le preziose vetrate del Sereno in restauro a Torino
Il 15 maggio 1883 l’architetto Crescentino Caselli accettava l’incarico di ampliamento della chiesa parrocchiale di Camagna. Il nome del progettista era stato scelto per una duplice ragione, come ricorda Enzo Luparia in “Camagna… la storia” (Alessandria, 2006). “In primo luogo per essere sùccesso, nel 1881, sulla cattedra di architettura della Reale Accademia Albertina di Torino, all’architetto Antonelli, un maestro che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’architettura piemontese, sia in edifici civili che sacri: basti menzionare la mole di Torino e la cupola di San Gaudenzio a Novara, poi, perché per l’esperienza già acquisita e i titoli accademici conseguiti, si era già qualificato tra i migliori progettisti”. Per di più era di origine monferrina, nato a Fubine da Giuseppe e Carolina Pane, legati da vincoli di parentela con la famiglia camagnese degli Accatino.
Al di là dell’audace e originalissimo sistema architettonico, dominato - come ricorda Luparia - dalla “cupola a doppio involucro, che riprende e sviluppa originalmente i dispositivi strutturali messi a punto pochi anni prima da Alessandro Antopnelli nella cupola del San Gandenzio di Novara”, è all’interno della chiesa che il Caselli “ha sperimentato un provocatorio programma decorativo policromatico, forse senza precedenti nell’architettura ottocentesca in Piemonte”.
Fu così che giunse in paese il giovane Paolo Gaidano di Poirino, che per 2.500 lire affrescò nel primo semestre del 1890 i peducci della cupola con gli evangelisti, la SS. Trinità e la Sacra Famiglia sulla volta dell’abside e il Paradiso su quella della cupola. Costarono invece ben 9.200 lire le 27 vetrate dipinte dal casalese Costantino Sereno per il transetto, il tamburo della cupola e l’abside.
“Nell’autunno del 1888, il Sereno predispose tutti i bozzetti che, prima di essere posti in esecuzione, sottostarono all’esame di una commissione, appositamente nominata dal prevosto Caramellino e composta dal pittore Reffo e da P. Montuoro prevosto di San Dalmazzo di Torino, la quale li approvò, apportando una sola modifica: sostituì Mosè e Davide con S. Michele Arcangelo e l’Angelo custode”.
Ora, le 16 vetrate della cupola, soprattutto le 8 istoriate con raffigurazioni di Santi (le altre sono chiuse con “vetro cattedrale monocromatico”) necessitano di un urgente intervento di consolidamento in quanto a causa dei danni provocati dagli agenti atmosferici i singoli tasselli tendono a fuoriuscire dal profilato di piombo, col rischio di caduta sul pavimento della chiesa.
Ci troviamo di fronte a un esempio notevole di pittura su vetro, opera insigne eseguita dall’artista casalese con piena padronanza tecnica, come ricorda nella scheda di restauro la ditta Alesso di Torino, che sottolinea l’utilizzo sapiente delle “grisaglie”, unito alla scelta di vetri pregiati e soffiati con risultati evidenti nel sorprendente effetto cromatico.
Del resto il Sereno si era già distinto in questa attività con la realizzazione a Pinerolo delle vetrate del duomo e a Torino con quelle della chiesa di Maria Ausiliatrice e della cappella della Rocca medievale al Valentino.
Dionigi Roggero
PER LA MADONNA PRIMI SOLDI DAGLI ALPINI
In questo inverno da cinque stelle (o, se si vuole, “di una volta”) quando non nevica c’è la nebbia e attraverso un nebbione della malora arriviamo a Camagna.
Dribblati i lavori di rifacimento dell’acquedotto (c’erano ancora i tubi in eternit) parcheggiamo di fronte al Municipio (ricordarsi del freno a mano) All’entrata ci intriga la lapide dedicata a “Giovanni Accatino fu Luigi, travolto nel sanguinoso turbine di Adua con tragico insoluto mistero”, bisognerà saperne di più
Al pian terreno ci riceve il sindaco Nello Scagliotti. affiancato da due consiglieri Giovanni Bianco (che viene recuperato dalla biblioteca) e Claudio Scagliotti (architetto presso lo studio Coppo, indicato come papabile a nuovo sindaco, il “Nello” è al doppio mandato). A inizio intervista passa un signore e in cambio di un bollino riceve venti euro “E’ per a tessera degli alpini, ho fatto il servizio militare a Pontebba in Friuli”, confessa il sindaco.
Parliamo del futuro Museo della resistenza monferrina, sta nascendo alla casa natale di Eugenio Giambone (una vita spesa per la libertà, fucilato al Martinetto di Torino nel 1944, medaglia d’oro) e rispetto alla nostra ultima visita si sono fatti notevoli passi avant: sta per partire il primo lotto grazie a 90 mila euro della regione e 9 mila della Provincia, progetto dell’arch. Istria, seguito dal geom Alessandra Rubatta, tecnico dell’Unione collinare (Camagna, Cuccaro, Conzano).
Il museo nasce perchè qui è molto forte il ricordo della Banda Lenti (dal nome del comandante. Agostino Lenti), lo si celebra sempre in unione con Valenza dove 27 partigiani, molti camagnesi, furono trucidati il 12 settembre 1944 dopo la cattura a Madonna dei Monti, casa Lenti è sulla piazza, dove c’è la Banca Popolare di Novara, qui una lapide oltre alla ‘Lenti ricorda anche il partigiano Mario Bizzarri fucilato il 31 agosto 1944.
Passi enormi li ha anche fatti la pratica Unesco, il sindaco è appena reduce da una riunione in cui il suo paese con Vignale, Olivola e Frassinello entra nella zona di eccellenza dei siti riconosciuti patrimonio dell’umanità.
Nella nebbia raggiungiamo per viuzze la parrocchiale, è imponente. Entriamo da una porticina laterale. A fianco dell’altare giace la grande statua, spezzata in tre punti della Madonna che ornava la punta della guglia centrale, abbattuta durante una tromba d’aria agostana, attende il restauro, per ora l’unica cifra stanziata sono i quattromila euro che il comune ha stornato dal contributo per il monumento agli alpini, ma ovviamente occorre ben altro. Per fortuna procede il restauro delle preziose vetrate del Sereno che erano poste sul tamburo attorno alla cupola, da parte della ditta Alesso che le ha ritirate nel suo laboratorio torinese (sul fondo della parrocchiale un giornale murale mette in evidenza i lavori). Opere che ricordiamo bellissime, del resto ne abbiamo una prova con una grande vetrata firmata sul lato destro, è posta sopra un altro quadro che abbiamo sempre ammirato, una Madonna con bambino del Gaidano. Altro quadro da citare una Trinità di scuola cacciana.
Ultima sorpresa: visitiamo la cripta, molto suggestiva, sotto la chiesa usata come cappella invernale (con le vetrate sostituite dalla plastica non è che in parrocchiale faccia molto caldo, quasi quasi ci ricorda il Duomo di Casale...).
Rinviamo a tempi meteo migliori un tour alla cascina San Benedetto, in valle, dove nacque la moderna agricoltura meccanizzata grazie alla seminatrice Ratti, l’azienda è ora di proprietà di Gianni Currado orafo abitante a Sanremo, ma originario di Portacomaro, quasi una nemesi visto che Walter Vacchino il proprietario (con la sorella Carla) del mitico Ariston sanremese (lo avevamo rivelato in un precedente Viaggio d’autore) è originario di questa zona per linea materna per via della nonna Emilia nata a Camagna il 3 maggio 1878 e un giorno il sindaco vorrebbe scendere nella città dei fiori, magari durante il Festival (che nonostante i cantri a morto ha sempre 500 accrediti giornalistici per la carta stampata) per consegnargli la cittadinanza onoraria.
Luigi Angelino
FOTO. Cupola oggi (i vetri del tamburo, in restauro, sono sostituiti da plastica) due vetrate del Sereno (San Gregorio Magno e Sant'Ignazio) e la grande Madonna danneggiata gravemente dal tornado di agosto