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Zoofavola Adesso vi racconto la storia di un nastrino che marcava il confine tra un paio di bestioline...

In Francia, si tagliavano a tutto spiano teste di nobili e signori...

L’Esopo monferrino Zoofavole dialettali raccolte e scongelate, tradotte e commentate a cura di Pietro Giordano Odalengi (22)

 

La uera di piögg

Adess av cunt la storia di ‘n bindlìn,

ch’al marcava ‘l cunfìntra ‘n para d’bestiulin-i, che a la gentai piasu propi nent.

An Franza, la beata l’andava a tüt vapure la taiava l’testi di nobil e di sgnur.

Anlura, per prutesta, l’ madamìni purtavu ‘n bindlìnruss, ch’ l’era nen ‘na sciarpa o ‘na cruata,ma’l segn dal tai dla lama dla beata.

 

Ai temp dla gent svistìa, i’era mmach ‘na rassa d’piögg,ch’l’andava anvuasissia,menu che ‘nt iögg.

Ma, ‘n dì, la gent l’ha cmansipìa vistissie i piugg sun dividissi:‘na rassa d’piÖgg da testa e l’altra d’piÖgg dla vesta.Se quaichdun, mincantant, al scunfinava,a i’ero loti.

Ma, quanda che l’invasur as ritirava,l’era la fin dal boti.L’è ‘ndacia che, par in cunfìn precis,i’han bütà ‘nsema ‘na delegassiune ll’han mandà a Paris,sperand ch’al dicidìss Napuliùn.Que v’creddi ch’ l’abbia facc l’imperatur?L’ha dicc: “Car piemunteis, da qui ‘ndà nan, i’avrei l’unurad diventà franceis”.

“Ma sire - al dis in piÖgg - e il nost cunfìn?”“La moda, mon enfant, la moda di bindlìn”.E, veramentel’è stà ‘n cunfìn perfetto,essendo ch’al marcava un taglio netto.

 

La secessione dei pidocchi

La traduzione -(ndr: dalla seconda strofa)Quando la gente andava ancora senza vestiti (e forse aveva tutto il corpo peloso), esisteva solo una specie di pidocchi, i quali si installavano ovunque, tranne che sugli occhi (e in qualche altro buco). Ma un bel giorno gli uomini inco-minciarono ad indossare abiti. Allora i pidocchi si divisero in due specie separate e ben distinte: i pidocchi del capo, o dei capelli, e quelli digli indumenti. Succedeva ogni tanto che qualcu-no sconfinasse nel territorio altrui. Ed erano subito lotte furiose, che cessavano soltanto quando l’invasore si ritirava in buon ordine. Ad un certo punto, allo scopo di tracciare una linea di confine tra i due popoli, mandarono una delegazione mista a Parigi per rimettere la contesa nella mani di Napoleone.E che ti fa l’imperatore? Per prima cosa annette il Piemonte alla Francia. Ma un pidocchio si fa coraggio e domanda quale sia il suo arbitraggio sul confine. La risposta è che la linea di confi-ne deve essere segnata da quel nastrino che le signore portavano intorno al collo. Ed era ve-ramente un confine perfetto, perché derivava da un taglio netto.

 

Il commento

Il terzultimo verso di questa zoofavola sem-brerebbe incomprensibile senza rimedio. Ma forse ci può dare una mano il costume di quei tenpi. Ed anche la letteratura. Quando l’impe-ratore delimita i due regni dei pidocchi, con il richiamo alla moda del “bindlìn” (nastrino, fettuccia ecc...), intende dire che la linea che supererà i due territori deve passare intorno al collo, proprio dove, per un certo periodo di tempo, molte signore portavano una fettucci-na color rosso sangue, seguendo quella che, in Francia, era detta moda “a la victime” (alla vittima), ma che in Italia fu meglio conosciuta come “il vestire alla ghigliottina”.Probabilmente, ai suoi esordi, quella moda fu una protesta contro le troppe e feroci decapita-zioni durante la rivoluzione francese. Un gesto di solidarietà e di identificazione con le vittime. Ad esempio, proprio come avvenne in Dani-marca durante la seconda guerra mondiale, quando i nazisti occupanti ordinarono a tutti gli ebrei di portare la stella gialla sul vestito. E allora i danesi, compreso il loro sovrano, si fe-cero vedere in giro con una stella gialla.Ma quella moda in Italia, quando vi giunse nel 1795, fu interpretata da molti come una mani-festazione di estremo cattivo gusto e quasi bla-sfema. Se ne fece interprete il poeta brianzolo-milanese Giuseppe Parini che, in un’ode lungae pesante definì “stupide di mente e di cuore” coloro che la seguivano (Vedi l’ode “A Silvia (sul vestire alla ghigliottina)”, versi 43-44).A parte il presunto ermetismo delle ultime stro-fe, può darsi che la nostra zoofavola fosse anche caratterizzata da una notevole carica satirica. Satira contro quei sudditi troppo litigiosi che, per servilismo, si rivolgevano al potere impe-riale per una banale contesa che avrebbero benissimo potuto risolvere da soli? Satira contro l’imperatore, che approfittava di ogni occasione (anche quella in cui avrebbe dovuto fare semplicemente l’arbitro) per an-nettere nuovi territori alla Francia? Dall’arbi-traggio all’arbitrio?Ancora un’annotazione. Quando la sentii rac-contare, e, forse malamente, riuscii a trascriver-la, tutti conoscevano ancora bene le due razze di pidocchi: il “Pediculus capiti” e il “Pediculus vestimentorum”. Grazie anche alle numerose guerre che abbiamo attraversato.


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Michele Castagnone

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