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Amianto, 1000° C per terminarlo: c'è un progetto industriale per eliminare definitivamente le fibre

Trasformare l’amianto in qualcos’altro, in un minerale non pericoloso per la salute: la fosterite. È il cuore del progetto della Aspireco, ditta di Gavardo (Brescia) che fa capo a Carlo Frapporti e che detiene dal 1988 il primo brevetto di questo processo industriale per il quale sono occorsi ben 12 anni per ottenere le necessarie autorizzazioni. Il progetto è per ora solo sulla carta, ma un test importante è stato già effettuato in Sardegna, ad Arborea (Oristano) dove con un impianto mobile la Aspireco ha realizzato la bonifica di una discarica abusiva di amianto di 2mila tonnellate. Esperienza importante e concreta che ha consentito di perfezionare il processo che ora consente - assicura Frapporti - di convertire completamente l’amianto presente nei manufatti in Eternit, fino all’ultima fibra. Il filler (un aggregato di dimensioni ridotte) che ne deriva, è una miscela di fosterite e cemento più o meno nelle stesse proporzioni del prodotto originario, solo che al posto dell’amianto c’è - appunto - il minerale innocuo. La ditta di Brescia è stata contattata nei giorni scorsi dal consigliere Massimo De Bernardi (Nuove Frontiere) per capire di più e nell’ottica di proporre un approfondimento - per un primo momento di informazione - in un incontro pubblico a casale nel prossimo autunno. Sulla carta il progetto è infatti estremamente interessante: evita la costruzione di discariche «consumando» territorio e risorse pubbliche, ricicla materiali altrimenti destinati allo smaltimento, crea occupazione... La sicurezza Il progetto prevede che tutto avvenga in ambiente confinato, in depressione (pressione inferiore a quella esterna, per evitare fuoriuscita di polveri) e in modo completamente meccanizzato, senza la presenza di operatori nelle varie fasi di lavorazione. Il materiale viene introdotto nel primo settore dove viene sminuzzato e per una scansione di radioattività e presenza di metalli. Poi viene macinato e si procede a un ulteriore esame visivo per evitare che vengano introdotti materiali pericolosi. Se passa l’esame viene destinato ai silos di stoccaggio, altrimenti viene ricaricato sui mezzi che lo hanno trasportato all’impianto e si procede alla segnalazione alle autorità competenti. Nell’impianto, grazie a un procedimento di trasformazione realizzato scaldando il materiale a circa 1000 gradi avviene il «miracolo»: la struttura molecolare dell’amianto viene modificata e salta fuori la fosterite, che non è una fibra ma un cristallo, con un sistema che utilizza il raffreddamento del materiale in uscita per il preriscaldamento di quello in entrata, in modo da limitare, attraverso lo scambio di calore, il consumo di energia. Capacità dell’impianto L’impianto, che costerebbe circa 40 milioni di euro, sarebbe in grado di trattare - secondo il progetto - 30 tonnellate all’ora (più o meno un bilico), che significa, a fronte di una lavorazione di 16 ore al giorno, 250mila tonnellate all’anno. La resa è dell’80% circa (in pratica si perde il peso dell’umidità contenuta nei materiali di origine) e la fosterite è un buono refrattario - dice Frapporti - che migliora in generale le qualità del cemento, sia in termini di resistenza sia relativamente alla formazione di salnitro. L’impianto, alimentato a metano, produrrebbe fumi assolutamente puliti, secondo i tecnici della Aspireco, perché non ci sarebbe nel corso del ciclo alcuna combustione, ma solo riscaldamento del materiale. L’abbattimento delle polveri e il lavaggio degli impianti all’interno avviene attraverso l’irrorazione meccanizzata di acqua nebulizzata, poi aspirata e un sistema progressivo di filtri che trattengono le polveri prima di arrivare a un filtro assoluto posto sulle aspirazioni dell’aria e nel quale si valuta che giungano «non più di tre etti di polvere l’anno». Il problema del sito Il problema per la realizzazione sarebbe soprattutto l’individuazione di un sito. Parecchi dubbi sono infatti stati espressi dagli ambientalisti anche su aspetti tecnici e le resistenze per un impianto che tratta tonnellate di amianto, con i timori legati alla dispersione di polveri e al transito di 30 bilici al giorno con rifiuti contenenti amianto crea infatti immediato allarme e - finora - l’opposizione che si è creata nelle comunità locali sono state insuperabili. Nella foto: Massimo De bernardi (a sinistra) e Carlo Frapporti, patron della Aspireco (a destra)

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Enea Morotti

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