Il conte Giacinto Sannazzaro: un caloroso appello ai leali concittadini
Nel linguaggio popolare il Quarantotto è sinonimo di caos. E’ quello infatti l’anno in cui tutta l’Europa è pervasa da un’ondata rivoluzionaria che dalla Francia si estende alla Germania, all’Austria e giunge in Italia. A Casale il Congresso Agrario, che si era tenuto nel 1847, si era concluso con l’invito a Carlo Alberto di intervenire contro l’Austria, mentre le riforme albertine suscitavano un grande entusiasmo soprattutto tra i cittadini di idee liberali. Furono loro che in quel particolare clima politico avevano fondato “Il Carroccio”. Il primo numero del foglio settimanale, con il sottotitolo di “Giornale delle Provincie”, usciva il 21 gennaio 1848 dai torchi della tipografia Corrado. Pier Luigi Pinelli ne assumeva la direzione, a capo di una redazione attiva in casa Savio, nella contrada dei Giardini (l’attuale via Canina). L’immagine storica di un Carroccio guerriero, apposta sul frontespizio del giornale, era un chiaro invito a tutti di far fronte comune contro l’odiato nemico.
Dichiarata guerra all’Austria, “Il Carroccio” non esitò a reclutare tra i volontari casalesi i suoi corrispondenti di guerra che inviavano notizie da Goito, Peschiera e da altri fronti di guerra. Ma mentre in città si festeggiavano le vittorie dell’esercito piemontese, durante la processione del Corpus Domini sorsero polemiche tra alcuni esponenti della nobiltà del Baldacchino, a proposito delle stragi di Napoli. Di quella antica e ristretta cerchia aristocratica faceva parte anche Giacinto Sannazzaro Natta, conte di Giarole, esecutore del restauro del castello avito voluto da Pietro Praga negli anni 1854-57. Per il suo spirito polemico dovette spesso a scontrarsi con i tempi nuovi, come quando schiaffeggiò in pubblico la persona addetta all’accensione delle luci del Teatro perché aveva ritardato lo spettacolo. Fu denunciato e condannato e non finì in carcere solo per la grazia sovrana. Come altri rampolli della famiglia fu amante della musica, della letteratura e della storia, oltre che scrittore prolifico e prolisso.
Gentiluomo di campagna, esponente di quella nobiltà di provincia legata alla terra e ai valori tradizionali, il conte fu il campione di un mondo che stava sparendo, come attesta il foglio a stampa “Appello ai leali miei concittadini” (Casale 1848, Tipografia Casuccio) contenente una fiera polemica contro il giornale liberale che dispensava ai lettori una buona dose di sarcasmo contro il patriziato casalese, reo di scarso spirito patriottico.
Vi si legge: “Poiché se vere fossero le propensioni del Patriziato a rallegrarsi nel veder soccombente la Causa, in cui l’Italia tante speranze vagheggia, non si vedrebbero tanti de’ suoi membri, fra cui in proporzione moltissimi Casalesi, correre volenterosi dove più ferve la pugna; non sarebbero già tanti di essi valorosamente caduti versando il proprio sangue sul campo; né in quasi tutte le capitali Italiche, nelle quali con impeto maggiore scoppiava la brama di veder alla perfine sciolta la patria comune delle dubbiezze in cui trovatasi avvolta, si sarebbero veduti Patrizii mettersi alla testa del popolo, e guidarlo e dirigerlo, prudenti in un tempo ed animosi, nel delicato e pericoloso passo della inopinata politica loro trasformazione”.
Dionigi Roggero
LA SPADA DI MONTEBELLO E LE LETTERE DEL VILLAMARINA
Fino a domenica 24 (ottobre 2010, ndr) è visitabile al castello di Giarole una mostra storica ricca di curiosità attraverso gli archivi famigliari dei Morelli di Popolo, dei Davico di Quittengo e Vigliani oltre che Sannazzaro.
L’itinerario, siamo accompagnati dal conte Giose Sannazzaro Natta, inizia ai piedi dello scalone con le litografie del Bossoli: San Salvatore, Valenza, Casale. Il conte Giose ci indica l’appello rivolto dal bsinonno Giacinto sulla partecipazione alle guerre risorgimentali scritto dal conte (vedi articolo del prof. Roggero).
Nell’anticamera del grande salone al primo piano ci incuriosisce una stampa satirica raffigurante tre gatti uno con il collarino tricolore (Italia) che sta scacciando l’Austria dal piatto per far posto alla Francia.Da una vetrina la nostra guida nobiliare estrae poi una lettera scritta da Giarole il 6 maggio 1859 dove il comandante militare Pes di Villamarina ringrazia il conte Giacinto per l’ospitalità e la buona cucina offerta in ‘‘occasione del soggiorno mio e dei miei uffiziali a dispetto dell’albergatore che ci fece pagare assai caro il meschino suo desinare’’. Ringrazia anche la contessa Gabriella (occupò la sua camera da letto...).
Nel salone d’onore al centro campeggia il grande busto di Pier Onorato Vigliani, sotto la sua cartella di Governatore della Lombardia. E’ eccezionale la vetrina dedicata a Morelli di Popolo l’eroe di Montebello. Al centro il fodero della sua sciabola, attorno album di acquarelli realizzati durante la guerra di Crimea e la prima permanenza Casale quando le truppe erano acquartierate in attesa dei francesi, bozzetti delicati ma ancora freschissimi sfogliando troviamo un Casale dal Po e uno splendido Villadeati. Un visore stereoscopico ci rimanda alle foto del castello prima durante e dopo gli interventi di restauro di metà Ottocento. Non mancano bozzetti del Morgari.
Parte del materiale esposto sarà trasferito all’Archivio di Stato di Torino in una mostra che si terrà a partire dal 20 novembre.
Usciamo dal castello, una vite rampicante decora di rosso la facciata della prospicente antica chiesa luogo di passaggio dei pellegrini verso Santiago di Compostela. Entriamo nell'edificio religioso per ammirare ancora una volta la splendida pala d’altare proveniente da San Domenico di Casale, sono da studiare anche gli affreschi della navata destra, potentissimi volti di Santi. Qui si è fatta la storia da mille anni a oggi.
Luigi Angelino
FOTO: La vetrina Morelli di Popolo con il fodero della sciabola di Montebello e alcuni acquarelli (in primo piano Casale)
- Immagine risorgimentale di gatti con le insegne di Italia, Francia, Austria
- La lettera di Pes di Villamarina del 1859 (arch. Sannazzaro)