L'asbestosi? Torna in aula la strategia Eternit: «Era solo bronchite»
di Massimiliano Francia
All'inizio degli Anni Novanta il senatore Lucio Libertini definiva quella dell'Eternit «la più grande strage mai avvenuta su un luogo di lavoro». Allora si valutava che vi fossero 200 morti tra i lavoratori, ma la tragedia era solo all'inizio.
Oggi, con circa 3000 vittime fra ex lavoratori e cittadini, al Processo di Torino che vede imputati i presunti responsabili di Eternit – lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis de Cartier - i consulenti di Schmidheiny sono tornati a parlare di «bronchite cronica», esattamente come faceva l'Eternit quando i lavoratori andavano a farsi visitare nel carrozzone.
Una strategia che si ripete identica... Minimizzare, negare, mistificare era la specialità di Eternit.
Luciano Gubetta, anatomo patologo incaricato dalla difesa dello svizzero Stephan Schmidheiny, ex direttore al San Luigi di Orbassano, si è soffermato oggi alla 38ª udienza sulle attuali linee guida per la diagnosi del mesotelioma.
Un discorso che è ovviamente scivolato sulla immunoistochimica e sulla indicazione degli esperti del 2009 – ha detto - di non tenere conto della storia lavorativa nel momento della diagnosi, in quanto potrebbe influenzarla. Quello che ha osservato il consulente della difesa è il fatto che la immunoistochimica è stata meno utilizzata per i lavoratori che per i non lavoratori, cosa che indurrebbe a pensare a una suggestione.
«Un fatto statistico senza una verifica nel concreto», ha annotato il tribunale. Più teorico che concreto, insomma.
Gubetta ha insistito sulla differenza tra «diagnosi clinica» e «medico legale»: per una patologia pleuropolmonare invasiva – ha detto in sostanza - ai fini del trattamento ha poco rilievo la differenza tra mesotelioma e carcinoma; per gli aspetti medico legali è invece importante distinguere per individuare cause e responsabilità.
Una logica quella del patologo portato in aula dalla difesa Schmidheiny decisamente inquietante, visto che parrebbe che le diagnosi debbano essere accurate non tanto per fornire ai pazienti le migliori cure possibili ma - soprattutto - ai fini medico-legali.
Ma il secondo consulente – Marco Grandi, ordinario di Medicina legale all'Università di Milano - è andato anche oltre distinguendo fra «diagnosi assicurativa» e «diagnosi medico legale a fini penali».
Come se ci si ammalasse in due modi diversi, clinicamente e legalmente, ha annotato il pm Gianfranco Colace.
Come se di fronte a una strage di proporzioni quasi indicibili, che continua e continuerà ancora per decenni, non contasse se la gente muore ma solo se ha fatto le carte giuste prima di finire sottoterra.
E in effeti a sentire i consulenti dello svizzero, a cui si è aggiunto in terza battuta Claudio Nicolosi, ricercatore dell'Università di Milano, tutti quei morti in sostanza non esistono neppure, perché nessuno di loro porta con sé abbastanza carta bollata per comprovare che – se è «morto con l'affanno», come aveva detto un lavoratore di Bagnoli ricordando la sorte di tanti compagni di lavoro - dopo avere lavorato all'Eternit è stato a causa dell'amianto.
Ma su una cosa i consulenti di Schmidheiny non hanno dubbi: dopo il 1975 non ci sono stati più asbestosi né tumori al polmone.
Chissà perché allora l'Eternit continuava a pagare il sovrappremio asbestosi per l'Inail?
Chissà perché ancora oggi si registrano 50 casi ogni anno di tumori causati dall'amianto?
Chissà perché nessuno si ammala più di asbestosi?
Chissà perché i consulenti hanno giocato sulle parole dando per scontato che chi nel 1975 aveva raggiunto l'età pensionabile non lavorasse più - ipso facto – negli stabilimenti.
Chissà perché non hanno detto se i 17 assunti dopo il 1975 - e che per fortuna a quanto pare non hanno contratto asbestosi - hanno lavorato fino alla data della chiusura o no, e comunque a ritmi di lavoro ormai rallentati, tra cassa integrazione e reparti mezzi chiusi...
Sulle porte dell'Ade
Insomma, i tre consulenti - come il Cerbero del gran padre Dante, che "con tre gole caninamente latra" - si sono messi lì sulle porte dell'Ade a chiedere i documenti alle anime che si sono presentate con la scritta «Eternit» ricamata con filo nero sul proprio destino: "Chi non è in regola con le carte qui non può entrare", gridano a gran voce... Non sarà che l'amianto "n'ha disfatta tanta", di povera gente, che nel girone Eternit non c'è più posto?