Ma perché qualcuno si ostina a rifiutare il nucleare?

di Fausto Gasparetti

Lo so che sono noioso ma io ho la curiosa abitudine di maturare le opinioni sulla base dei fatti e non di giudicare i fatti in base alle opinioni. Prima di dire che una cosa è pericolosa voglio sapere come dove e quando ha dimostrato la sua pericolosità e lo stesso criterio uso per stabilire se una cosa è utile. Sono anni che chiedo agli antinuclearisti di Trino e dintorni di rendermi edotto dei gravi danni che ha prodotto la centrale nucleare: morti, feriti, malati di cancro oltre le medie statistiche, polluzione delle acque e quanto altro possa determinare la pericolosità del nucleare ad uso civile. Se una risposta mi è stata data io, che pure leggo il Monferrato quasi da cima a fondo (non mi interessa lo sport e quindi ne salto le pagine), non l’ho trovata ma in compenso leggo in data 23 corrente che il sig. Alberto Deambrogio, che peraltro non mi risulta essere un esperto di problemi energetici, intende riaprire la battaglia contro “il rischio che a Trino si rifaccia la centrale”, affermando –senza comunque porgere pezze giustificative della sua affermazione- “che sia scientificamente che economicamente il nucleare appaia come una scelta davvero “vetero” costosissima e pericolosa”. Ora come ora il costo dell’energia elettrica sale dal minimo dell’idroelettrico (ma guai a proporre nuove centrali), al carbone (idem con patate), agli idrocarburi (guai al CO2), al nucleare, con un aumento di circa il 10/15% dal primo all’ultimo e poi schizza tipo shuttle per arrivare ai costi dell’energia eolica e fotovoltaica che vengono artificialmente tenuti bassi (per modo di dire) grazie ad incentivi pagati dai contribuenti, anche da quelli come me che, fatti e controllati i conti, ritengono tali fonti una bufala pazzesca. Con la pazienza maturata nei miei più che 75 anni, resto per l’ennesima volta in attesa di conoscere i dati che inducono al rifiuto del nucleare e porgo i miei più Fausto Gasparetti