"La peculiare posizione geografica del complesso monastico di Santa Fede, entro un’amena valletta e presso una sorgente, che risponde in modo puntuale al dettame della Regola benedettina, è uno degli elementi distintivi ampiamente trattati nell’analisi del monumento dalla copiosa storiografia architettonica e artistica, elemento ben percepibile ancora oggi, per la posizione raccolta, un poco dominante e segnata da un contesto verde agricolo e boschivo”. Con queste parole inizia il percorso di visita dell’antica abbazia tratto dalla recente pubblicazione di Chiara Devoti e Monica Naretto intitolata “L’abbaziale di Santa Fede a Cavagnolo Po” (L’artistica Savigliano, maggio 2015).
Quasi un secolo e mezzo prima, in un saggio pubblicato sul “Giornale dell’ingegnere”, il noto restauratore del Duomo di Casale, il conte Edoardo Arborio Mella, lasciando ai più esperti studiosi di arte l’interpretazione delle sculture, si limitava a disegnare con tratto sicuro lo splendido portale con la lunetta oggi restaurata.
Del resto, nel 1953, in occasione dei restauri esterni della chiesa, il soprintendente ai Beni artistici e architettonici piemontesi Vittorio Mesturino aveva definito l’abbazia di Santa Fede “la bomboniera del romanico in Piemonte”. E’ dedicata alla giovane fanciulla di Agen, in Aquitania, torturata a morte sulla graticola sotto Diocleziano nel 303. A partire dal 866 col trasferimento dei suoi resti mortali a Conques, il principale luogo di culto diventò l’abbazia di Sante-Foy, lungo l’itinerario di pellegrinaggio verso Santiago de Compostela. A Cavagnolo, invece, il culto di Santa Fede venne recuperato solo nel secolo scorso, dopo la confusione con quello delle tre leggendarie sorelle martiri: Fede, Speranza e Carità, figlie di Santa Sofia, le cui statuette erano state collocate nelle tre finestrelle dell’abside, ridotte a nicchia.
Splendida la facciata a salienti con archetti pensili, esaltata dal contrasto cromatico del cotto e dei grandi conci di pietra da cantone, sui quali sono ben leggibili, in basso a sinistra dell’ingresso, due graffiti storici. “XI K[A]L[ENDAS] NOVE[M]BRIS OB[IIT] / ROLANDUS PR[ESBYTER]”, che il nostro apprezzato collaboratore Olimpio Musso ha tradotto così: “Il prete Rolando morì nell’anno undicesimo dopo il millesimo centesimo alle calende di novembre”, vale a dire il 1° novembre 1111. Del priore Rolando resta misteriosa l’identità e il ruolo nella fondazione del complesso. A fianco l’altra iscrizione in caratteri più grandi con le lettere puntate “P.M.C.” potrebbe indicare la data “Post millesimum centesimum [annum]”.
Al centro del portale, delimitato da due semicolonne, spicca una croce con le terminazioni allargate, che forse ricorda l’antica origine benedettina cluniacense.
Il restauro del portale
Ritorniamo a Santa Fede di Cavagnolo a quasi dieci anni dalla nostra visita per il viaggio d’autore pubblicato sul nostro giornale il 2 febbraio 2007. Allora avremmo voluto scrivere sul libro delle firme, appoggiato su un antico capitello: “Speriamo di vedere presto un cantiere di restauro”, ma per il freddo si è inceppata la biro.
Tuttavia il nostro desiderio è stato, in parte, esaudito, come ricorda Gian Paolo Bardazza, presidente della benemerita associazione Idea Valcerrina che ha aiutato a risolvere problemi di proprietà (dai padri Maristi alla Diocesi di Casale)e proposto il restauro e la pulizia dello splendido portale con figure mostruose, animali, tralci con grappoli d’uva, fiori.
La ditta Rava di Torino col finanziamento della Compagnia di San Paolo ha anche ultimato il restauro della lunetta, prima segnata da una profonda crepa. Raffigura il Cristo benedicente (con tracce di antica colorazione) in una mandorla sorretta da angeli con le ali spiegate.
Sopra i capitelli due busti con due figure (Adamo ed Eva?), affiancate da due grifoni. Nel 2012, per conto della Regione Piemonte, fu restaurato il tetto dell’abside, del campanile e di parte della chiesa.
In programma gli interventi sull’intera facciata e sul sagrato, oltre all’impianto elettrico, al riscaldamento e al recupero dell’antico pavimento.
Molto bello l’interno a tre navate. Straordinari i capitelli con figure e decorazioni, nella navata destra un dipinto ottocentesco del pittore Lino raffigura la “Madonna in trono con San Mauro e San Tommaso d’Aquino”. Nella navata di sinistra la lapide con lo stemma di Paolo Coardi di Carpeneto, abate di Santa Maria di Cavour, già cameriere onorario pontificio, morto nel 1728, ultimo priore commendatario di Santa Fede. Qui grazie a Regione e Compagnia di San Paolo è stata risanata metà del tetto, ma resta l’altra metà e le macchie di umidità sulle parti laterali indicano che si tratta di un intervento urgente.
La visita nella parte civile del complesso, prosegue con Silvana Zanellato, responsabile della Comunità Siloe, che si occupa di extracomunitari.
Il grande cortile è animato dai giochi per l’Estate Ragazzi dei giovani di Cavagnolo e Brusasco, riuniti dal parroco don Desiré Azogou, che incontrammo a Cerrina nel ricordo di un grande parroco monferrino che fu don Ferrando.