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Guardia di finanza
Operazione Ndrangheta Piemonte: tra gli arrestati anche l'assessore regionale Roberto Rosso
Secondo l'accusa avrebbe chiesto aiuto ad affiliati alle cosche calabresi per ottenere un posto in Regione.

AGGIORNAMENTO ORE 11,30 - Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica e le indagini della Guardia di Finanza, la cosca 'ndranghetista radicata a Carmagnola e operante nella zona meridionale di Torino, è intervenuta nelle elezioni regionali del 26 maggio 2019, stipulando un “patto di scambio” con il candidato di Fratelli d'Italia Roberto Rosso, consistente nel pagamento della somma di 15.000 euro in cambio della promessa di un pacchetto di voti. L'operazione della Guardia di Finanza è stata chiamata “Fenice”. Nelle indagini è emerso come la consorteria ‘ndranghetista, nelle persone di Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, abbia manifestato la propria ingerenza in occasione delle elezioni politiche regionali del 26 maggio scorso, nel corso delle quali avrebbe stipulato un “patto di scambio” con il candidato nella lista “Fratelli d’Italia” Roberto Rosso, avvalendosi della mediazione di Enza Colavito e Carlo De Bellis. Dalle indagini è emersa la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori. L'ipotesi di reato è scambio elettorale politico-mafioso.
È scattata questa mattina, venerdì 20 dicembre, un'operazione della Guardia di Finanza di Torino sulla ndrangheta in Piemonte. In manette sarebbe finito anche l'assessore regionale Roberto Rosso che secondo l'accusa avrebbe chiesto aiuto ad affiliati alle cosche calabresi per ottenere una carica in Regione. Otto in tutto gli arresti. L'indagine è condotta dai pm Paolo Toso e Monica Abbatecola.
Rosso 59 anni, torinese, avvocato civilista. Una lunga esperienza in Parlamento, dove è stato deputato per cinque legislature e due volte sottosegretario. Attualmente è assessore nella Giunta Cirio con deleghe a Rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione, Diritti civili. Questa mattina si è dimesso e le due deleghe sono state assunte dal presidente.
Rosso prima dell'incarico in Regione è stato per breve tempo vice sindaco della Giunta Pane di Trino e in città la notizia dell'arresto ha destato sgomento. Rosso a Trino è molto conosciuto così come in Monferrato: ricordiamo che è stato presidente dell'Assemblea dell'USSL di Casale dal marzo 1986 succedendo ad Aldo Timossi. Inoltre nella sua lunga carriera politica è stato sottosegretario al Lavoro nel Governo Berlusconi.
Sulla vicenda Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia partito di cui Rosso fa parte da un anno, dichiara «Mi auguro dal profondo del cuore che Roberto Rosso dimostri la sua innocenza, che non siano vere le accuse che gli vengono mosse. Ma annuncio fin da ora che Fratelli d'Italia si costituirà parte civile nell'eventuale processo a suo carico, perché in questa vicenda ci consideriamo le prime vittime. Ovviamente, fin quando questa vicenda non sarà chiarita, Rosso è da considerarsi ufficialmente fuori da Fdi».
E sulla questione interviene Paolo Furia, segretario PD Piemonte: «Questa mattina all’alba l’assessore regionale di Fratelli d’Italia Roberto Rosso è stato arrestato con accuse gravissime, nell’ambito di un’inchiesta sui rapporti tra ‘ndrangheta, politica e imprese. Proprio ieri, neanche a farlo apposta, presso la sede del PD Piemonte si è tenuta la presentazione del libro di Riccardo Gorrieri “Un cancro chiamato ‘ndrangheta. Analisi di una delle peggiori patologie del tessuto economico sociale”, con Daniela Todarello, responsabile sicurezza e legalità del PD di Torino e Davide Mattiello, consulente della Commissione parlamentare antimafia. Proprio ieri ci dicevamo che non possiamo tacere l’esistenza di rapporti tra la ‘ndrangheta e il territorio piemontese, anche considerato l’alto numero di beni confiscati; e che non può essere messo sotto silenzio il rapporto tra ‘ndrangheta, politica e burocrazia. E’ compito della buono politica rifiutare il voto di scambio: dire no a quei voti raccolti in zone d’ombra tra l’illegalità e la legalità: voti forse comodi, ma che privano per sempre il politico della libertà. In attesa del prosieguo delle indagini, osserviamo però sin d’ora che i partiti devono esercitare massima attenzione nella selezione e formazione della classe dirigente, sospettare di rapporti troppo stretti con interessi economici e isolare eventuali comportamenti ai confini con l’illegalità. Notizie come quella di stamattina fanno perdere di credibilità tutta la politica e fanno male alla democrazia perché minano alla base la fiducia dell’opinione pubblica. Tocca a noi, con comportamenti corretti e accorti, ricostruire questa fiducia».
Per il consigliere regionale di LUV, Marco Grimaldi, «era consapevole, il patto è andato a buon fine dopo una fitta contrattazione. Siamo garantisti ma c’è poco da girarci attorno: la Giunta Cirio dovrebbe dimettersi all’istante. I fatti sono di una gravità inaudita. Qual è l’oggetto dello scambio? 15.000 euro, ma i voti sono stati garantiti in cambio di quale promessa?».
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