A nome di Legambiente vorrei intervenire sulla discussione riguardante l’energia nucleare. Premetto subito che non parlerò di incidenti, ma di funzionamento di impianti nucleari in condizioni di routine. Questi impianti, hanno rilasci di radioattività. Vorrei porre questa domanda, cosa significa dose massima ammissibile di radiazione in condizioni di normalità? Beh, uno dirà, se è ammissibile è una dose al di sotto della quale non c'è rischio. Invece, nella definizione della ICRP (International Commission on Radiological Protection), significa “quella dose cui sono associati effetti somatici (tumori o leucemie) ed effetti genetici, che si considerano accettabili a fronte dei benefici economici associati a siffatte attività o radiazioni”. E il problema sanitario è da considerare su tutta la filiera del nucleare. Significativo il caso di Sellafield in Inghilterra. L'impianto infatti ha già trattato volumi significativi di rifiuti italiani e attualmente “ospita” tutti i rifiuti, il plutonio e l'uranio derivati dal riprocessamento dei materiali provenienti dalle centrali di Latina e Garigliano. L'intera regione di West Cumbria è stata dichiarata zona ad alto rischio sanitario a causa degli alti tassi di tumori e malattie cardiocircolatorie.
Se guardiamo quello che succede alle porte di casa nostra, l’acquedotto del Monferrato che serve 101 comuni, nel territorio compreso fra Casale, Asti ed Alessandria (città escluse) in provincia di Alessandria corre un rischio di contaminazione radioattiva,come dimostrano le analisi effettuate dall’Arpa e scaricabili dal sito www.arpa.piemonte.it. La relazione presentata dall'Arpa il 18 novembre scorso, riferita a quest'ultimo incidente, riporta che nella condotta di scarico degli effluenti radioattivi, all'esterno dei siti nucleari, negli ultimi 200 metri prima di arrivare alla Dora Baltea, si è avuta evidenza visiva della perdita della condotta, ed il terreno prelevato ha mostrato una contaminazione radioattiva di parecchie migliaia di Becquerel al chilogrammo tale da far considerare il terreno stesso come "rifiuto radioattivo".
Tutto questo rende evidente come dal 1978 le popolazioni americane non hanno voluto più nessun impianto, perché le protezioni richieste sono così elevate da rendere il nucleare fuori mercato.
D’altronde il premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia è stato molto chiaro, il nucleare in Italia non diminuirà il costo della bolletta energetica. Considerato tutto il ciclo di vita di un impianto, dalla miniera, al trasporto, al trattamento, all’arricchimento, allo smaltimento dei rifiuti fino al decommissioning delle centrali, il nucleare si assesta sui 0,06-0,07 €/kWh, decisamente più elevate del costo del kWh a gas o a olio combustibile, ma anche prodotto con il vento (0,04-0,05 €/kWh). In Francia il nucleare si è potuto sviluppare solamente grazie agli enormi contributi statali. E il tanto decantato modello funziona solamente in quanto esporta il surplus di energia all’estero. A differenza di altri sistema di generazione di energia i reattori nucleari non sono in grado di seguire le variazioni della domanda di energia in quanto per ammortizzare l’enorme costo di produzione vengono fatti funzionare 24 ore su 24. Quindi per non costruire un sistema completamente sbilanciato, quando si presentano picchi improvvisi di domanda energetica la Francia è costretta a importare energia elettrica che trattandosi di energia di picco, paga molto cara. Tanto che nel 2006 ha deciso di riattivare centrali termoelettriche a combustibili fossili per 2600MW.
Nonostante ciò che si dice in tv, il limitato sviluppo di nuove installazioni nucleari nel mondo, dà l’impressione di un’industria in netta recessione.
Attualmente 439 centrali nucleari nel mondo forniscono il 7% dei consumi mondiali di energia primari. Ma per valutare le prospettive dell’energia nucleare bisogna però considerare il numero di reattori che dovrebbero essere sostituiti solo per mantenere il numero attuale di impianti in funzione: per il 2015 dovrebbero entrare in funzione altri 60-70 reattori oltre a quelli in costruzione (23), mentre per il 2025 sarebbero necessari altri 192 reattori.
Dal 2004 sono stati chiusi 10 reattori e ne sono entrati in funzione 9. La potenza complessiva fornita è aumentata di 3GW tra il 2000 e il 2004, di 2GW tra 2004 e 2007: a fronte di un aumento della produzione totale di energia elettrica nello stesso periodo di 135 GW all’anno. Nello stesso periodo l’energia eolica ha registrato un aumento di 13,3 GW. Nel 2007, a livello globale, l’eolica ha compiuto il definitivo sorpasso sul nucleare dal punto di vista dei nuovi impianti, sia come potenza installata che come energia effettivamente prodotta. E la stessa analisi si potrebbe fare parlando del “carburante” che serve alle centrali nucleari, ovvero l’uranio, materiale in esaurimento. Quasi il 90% dei minerali contenenti uranio utilizzabile è concentrato in soli 10 paesi e tra il 2001 ed il 2007 il costo è arrivato a crescere del 1.000%. E con il progressivo esaurimento delle scorte, il prezzo è destinato a salire. Come si fa a parlare di indipendenza energertica se l'uranio lo devi acquistare dall'estero(come fa la Francia)?
L’Oxford Research Group, un’organizzazione non governativa indipendente con sede nel Regno Unito ha redatto nel 2007 un documento sulla sicurezza dell'energia nucleare in relazione al riscaldamento globale. Le emissioni di gas serra sono dovute prevalentemente alla fase di produzione del combustibile nucleare che coinvolge l'estrazione e l'arricchimento dell'uranio e alla costruzione della centrale. Il documento mette a confronto i dati di vari life cycle assessment (LCA, valutazione del ciclo di vita) sottolineando la grande incertezza esistente sul valore di emissione specifica in cui si stima un dato tra gli 84 e i 122 g/kWh contro i 755 per il carbone, i 385 per il gas e tra gli 11 e i 37 per l'energia eolica.
In ultima analisi, attualmente esiste solo in Finlandia un reattore in fase avanzata di costruzione oltre a quello di Flamville, Francia. Quando il cantiere fu aperto nel 2005, la data prevista per la consegna era il 2009 e il preventivo presentato al parlamento finlandese era di 2,5 miliardi di euro, poi saliti a 3,2 alla firma del contratto. Dopo 4 anni di imprevisti, difetti di costruzione, violazioni delle misure di sicurezza il cantiere ha accumulato un ritardo sui lavori di 3 anni e la spesa prevista è quasi raddoppiata, salendo a 5,3 miliardi di euro. Ma quello che emerge dall’odissea di Olkiluoto 3 è stato ammesso dall’amministratrice delegata di Areva: non è possibile prevedere il costo finale del reattore. Quanto costerà e quanto tempo ci vorrà si potrà sapere solo una volta che l’opera sarà conclusa.
Italia nucleare? Cui Prodest?