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Dalla pieve di San Pietro...Tesori d'arte da valorizzare

«L'attuale Chiesa parrocchiale di Gabiano sorge sulle fondamenta dell'antichissima pieve di S. Pietro, centro viario di una strada romana che da Vardacate (Casale) a Industria (Monteu da Po) correva sulla dorsale delle colline parallela alla sponda destra del Po. Questa strada nell'alto Medioevo aveva acquistato notevole importanza, perché diventata alternativa alla grande via di comunicazione sottostante che collegava attraverso la pianura Pavia a Torino, spesso intransitabile a motivo del suo impaludamento in seguito all'incremento di piovosità verificatosi in quel periodo». Così scrive don Luigi Calvo nel glossario italiano degli "Statuti del comune di Gabiano", pubblicati dal comune (Tipografia Cipolla Giuseppe, Crescentino, 1989). Ed a proposito delle trasformazioni subite in epoca altomedievale dall'abitato rurale romano, il cui nome è legato al presunto fondatore, un certo Gavius, egli aggiunge: «Carlo Magno, vincitore dei Longobardi, assegna il territorio di Gabiano come possesso all'abbazia della Novalesa (Val Susa) e il monaco cronista dell'epoca lo descrive come una "corte" molto grande, comprendente non solo la zona collinare attorno alla valle Gaminella, ma anche la pianura e i villaggi padani alla sinistra del Po». Al di là di qualche dubbio avanzato dagli studiosi sulla testimonianza del cronista novalicense, in particolare sull'estensione territoriale, era il porto fluviale con i relativi pedaggi, unito alla presenza di sabbie aurifere nel fiume (attestata dal toponimo "Vagliara", derivante dal latino vallis aurea), che avevano accresciuto notevolmente l'importanza del luogo, il cui nome compare per la prima volta in un diploma imperiale di Ottone III del 992. Ma con la distruzione all'inizio del X secolo dell'abbazia della Novalesa e il successivo trasferimento dei monaci nel nuovo insediamento di San Pietro di Breme in Lomellina, anche Gabiano seguì la stessa sorte. L'antica pieve di San Pietro della Serra, di cui si conserva il campanile romanico con eleganti archetti pensili (la cella campanaria è di epoca successiva), fu inclusa nel 1186 da papa Urbano III tra i possessi della chiesa vercellese per passare poi alla diocesi di Casale eretta nel 1474. Sorta su un tratto pianeggiante accanto all'abitato, poi progressivamente abbandonato a favore delle abitazioni costruite per motivi difensivi sul colle a ridosso del castello, l'antica chiesa pievana fu trasformata in parrocchiale a conclusione del Concilio di Trento. In sacrestia sono ricordati in epigrafe i nomi dei parroci, a partire da don Pietro Ottaviano de Radice nel 1565. Il tempio fu ricostruito con l'attigua canonica alla fine del Seicento e poi sottoposto a diversi interventi di restauro all'interno e all'esterno nella prima e nella seconda metà dell'Ottocento. LA SCOPERTA DELLO SCHELETRO DI SAN BONIFACIO MARTIRE - In un sabato in cui il sole cerca disperatamente di sconfiggere le nubi e salvare le sfilate di carnevale (a Casale ci riuscirà) saliamo a Gabiano su invito del parroco don Carlo Pavin orgoglioso di farci ammirare gli ultimi lavori in corso. All'arrivo parcheggiamo sotto il tozzo campanile, unico resto della romanicità del grande complesso religioso che guarda l'abitato da una parte e la valle del Po dall'altra. Poi siamo ricevuti dal parroco che ha chiamato come rinforzo storico Tiziana Muzio, assistente pastorale, si scusa: «Io sono arrivato da poco, non conosco tutto» (don Pavin è un giovane sacerdote padovano convinto a dare «soccorso» alla diocesi di Casale in prima battuta da mons. Mancinelli, a sua volta un veneziano trapiantato da tempo in Monferrato e poi dal compianto vescovo mons. Zaccheo) Dal cortile della casa parrocchiale entriamo nella grande cantina dell'antica canonica con bella volta a botte, si presta a riunioni e feste (lo testimoniano le gale...). Entriamo poi in chiesa passando da un cortiletto chiuso che divide i due ingressi della casa parrocchiale. A fianco del presbiterio con entrata anche dall'esterno ecco l'oratorio della confraternita di Sant'Antonio da Padova, appena sistemato come cappella invernale, l'altare è abbellito da una tela attribuita alla figlia del Moncalvo (da studiare come altri dipinti che vedremo in sacrestia). Torniamo in chiesa, è affrescata dal Maggi, di rilievo un «S. Evasio» che regge la città di Casale.. La sorpresa è al terzo altare di destra, un velario rosso nasconde una grata e la grata un grande reliquiario dorato con la scritta in latino «Corpo di San Bonifacio martire», e in effetti, un po' schiacciate attorno a un teschio, ci sono proprio tutte le ossa di un corpo umano. Pare che questa reliquia sia arrivata in parrocchiale nel 1600 forse dalla chiesetta del castello, ma un esame al carbonio, unita a un'indagine di medicina legale sullo scheletro (pensiamo a quella di Cristina Cattaneo per S. Evasio) potrebbe essere utile per sciogliere i dubbi ed eventualmente certificare una presenza storicamente e religiosamente importante. Nella prima cappella destra, un grande presepe realizzato dall'assessore ai lavori pubblici Luigi Salmaso nasconde la tomba del parroco Eusebio Adami di Brusasco, sepolto al cimitero, poi traslato in chiesa perché in odore di santità. Di lui si raccontano episodi miracolosi come l'aver scacciato il diavolo che lo tentava lungo la strada del cimitero (centrandolo con uno zoccolo, chissà se non era il diavolo...) e quello delle campana della chiesa di Sessana da lui benedette che si suonano per protezione contro la grandine... L'altare è impreziosito sui due lati da un grande stemma nobiliare marmoreo, coi gigli di Francia, da decifrare. Il coro del 1738 ha inciso il nome del parroco Giuseppe Antonio Cane di Gabiano protonotario apostolico, probabile finanziatore dell'opera. Ammiriamo ancora. tra il piccolo «tesoro» della parrocchiale, calici e ostensori e un reliquiario della croce di Cristo (stauroteca). Passiamo al primo piano della canonica per la biblioteca, solo in piccolissima parte ordinata (anche qui sponsor cercansi, poi gli mettono targa ricordo...). Fotografiamo bolle papali e alcuni libri preziosi, tra cui «Vita dei papi» del Platina, il librone si apre a pag. 252 su «Pascale II. Creato nel 1099 a 13 di agosto»», è il Papa Pasquale che ha consacrato il Duomo di Casale. Sarà un caso?. Aiutateli (i libri). FOTO. Il reliquiario della croce e quello di San Bonifacio martire

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Michele Castagnone

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