Nella bagarre scatenata dalla sentenza della Corte Europea per i diritti dell'uomo sull'obbligo di esporre simboli religiosi nei luoghi pubblici (che non poteva trovare altre risposte da parte della stessa Corte ad un quesito così posto, visto che non era in discussione il valore degli stessi), brillano le prese di posizione di alcuni esponenti di partiti che con il Crocifisso hanno qualche conto da regolare.
Qualcuno parla di "radici e identità" cristiane da difendere come si trattasse della difesa della polenta e della "bagnacaoda", o della violazione dei genitori (sic) a educare i figli secondo le loro convinzioni...ma se l'educazione dei figli dipende da cosa c'è su un muro, quali genitori nelle Superiori si sono mai chiesti e hanno verificato cosa sia appeso e scritto sui muri delle classi ?
Secondo questi difensori dei crocifissi di legno una fede religiosa è un fatto culturale e una tradizione o è vivere testimoniando con la propria vita la fede che si proclama, affinchè "dai frutti si conosca l'albero"?
Il peggio poi lo raggiunge chi proclama solennemente che "tutti gli uomini sono uguali, ama il tuo prossimo, sono benedetti gli umili e i sofferenti" e , buon ultimo, che "il nostro inconscio (super-io?) è stato plasmato su questo messaggio". Peccato che, tra un brindisi con l'acqua sorgente del Dio Po e un matrimonio celtico invocando il Dio Odino, siano gli stessi personaggi che benedicono i respingimenti di poveri "umili e sofferenti" verso le coste libiche destinati alle famigerate "cure" dei poliziotti del gentiluomo Gheddafi, o, ciliegina sulla torta, le omissioni di soccorso in mare ("ama il tuo prossimo"!) dei disperati che scappano dalla fame e dalla guerra. Infatti "bisogna guardare ogni tanto quel povero Cristo e ricordarsi il Suo messaggio di pace e fratellanza" anche con il nostro super-io e non solo con le dichiarazioni ai giornali.
Quando si dice la coerenza... e cosa non si fa per un voto in più....
Claudio Debetto, Casale Monferrato