Per un fortunato gioco di alleanze nel 1866 l’Italia trovò il modo di risolvere nella terza guerra d’indipendenza il problema del Veneto. Molti casalesi partirono per il fronte, spinti dal premio di 500 lire per ogni medaglia d’oro o per una bandiera strappata al nemico e di 200 lire per la medaglia d’argento. Purtroppo per la seconda volta il nome di Custoza doveva risuonare amaramente sulle bocche dei piemontesi, anche se la vittoria di Bismarck a Sadowa finì per compensare, almeno in parte, il peso della sconfitta degli italiani, feriti nell’orgoglio, con la conquista del Veneto.
In quella sfortunata giornata del 24 giugno 1866, un capitano dei Granatieri monferrino aveva chiesto e ottenuto di non accompagnare fuori dal campo, com’era suo compito, il principe Amedeo di Savoia, duca d’Aosta, che era stato ferito. Rimasto sul campo di battaglia, fu coinvolto nello scontro con le truppe austriache e colpito a morte a Monte Torre, nei pressi di Custoza. Il suo corpo, scomparso nella mischia, non fu più riconosciuto. Per questo gli fu attribuita la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Si chiamava Giuseppe Giacomo Cotti ed era nato – come ci ricorda Alessandro Allemano - a Grazzano il 26 aprile 1838 da Giuseppe, proprietario terriero, e dalla villanovese Rosa Finazzi. Entrato all’Accademia militare il 19 aprile 1858, l’anno dopo come sottotenente di fanteria si guadagnò la medaglia d’argento al valor militare nella battaglia di Palestro (1859), seguita da una menzione onorevole alla presa di Perugia e una seconda medaglia d’argento all’assedio di Ancona e alla presa di Capua (1860).
Promosso capitano nel marzo 1861, fu nominato ufficiale d’ordinanza effettivo del duca d’Aosta, il figlio di Vittorio Emanuele II e fratello del futuro re Umberto I. Decorato in vita degli ordini di diversi paesi europei, tra cui quello spagnolo di Carlo III, quello svedese di S. Olas, quello danese di Danebrog e quello portoghese di Torre e Spada, il capitano Cotti apparteneva ad una delle più cospicue famiglie del paese. A metà Ottocento possedeva un patrimonio di oltre 200.000 lire dell’epoca, derivante dalle vaste proprietà terriere e immobiliari, la maggior parte frutto delle acquisizioni dei beni grazzanesi dell’abbazia soppressa nel 1802.
Il bel ritratto a olio dell’ufficiale, conservato nella sala consiliare del comune, fu ordinato alla fine dell’Ottocento dai due fratelli: Pietro (1828-1912) e Tullio.
Il primo, che fu magistrato della Corte dei Conti e senatore del Regno aveva sposato Isabella, la figlia del celebre uomo politico Urbano Rattazzi e di Laetitia Marie Wise Bonaparte, nipote di Napoleone.
Il secondo fratello, medico di professione, è stato l’attivissimo sindaco del paese monferrino. Egli fece costruire l’edificio scolastico, grazie ad un mutuo vantaggioso ottenuto per interessamento del fratello Pietro. Fu grazie a lui che fu anche eretto il grande muraglione a sostegno della parte alta del paese.
Alla sua morte lasciò una consistente somma per l’istituzione nel palazzo Gotta Pogliani (nell’attuale via Mameli) dell’asilo infantile affidato alle suore di Nevers, fuggite dalla Francia in seguito ai provvedimenti legislativi anticlericali tardo-ottocenteschi.
La tomba di famiglia si trova nella parte centrale del cimitero di Grazzano poco distante da quella del maresciallo Badoglio
Dionigi Roggero
DAL MUNICIPIO, A CASA COTTI, AL MUSEO BADOGLIO
Siamo fortunati dal punto di vista meteo, uscendo da Ottiglio sotto Madonna dei Monti ci appaiono le Alpi e sullo sfondo il triangolare Monviso che non è spettacolo da tutti i giorni, alla sinistra Grazzano, la nostra meta, con l’inconfondibile guglia della chiesa abbaziale. Prima dell’ultima salita stop per fotografare un gregge di pecore con sullo sfondo quattro cacciatori. Parcheggiamo sulla piazza del muraglione (intitolata al cap. Cotti) e in Municipio ci ricevono il sindaco Rosaria Lunghi, primo cittadino dal 2004, e il ricercatore Alessandro Allemano. Nella sala consiliare fanno bella mostra i ritratti di Cotti e di Badoglio. Sullo sfondo la biblioteca, lascito del generale Mondini. Proprio per il personaggio Cotti ci dice con orgoglio il sindaco, Grazzano entra nelle celebrazioni nazionali del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (2011), ci sono solo Castell’alfero, Trino, Brusasco, San Salvatore e Casale. Scendiamo all’archivio storico che Allemano sta riordinando e sarà pronto a primavera, il documento più antico è del 1591 il libro dei convocati (i verbali del tempo) con la nomina dei sindaci, tra le curiosità un pellegrinaggio da Grazzano al Santuario di Vicoforte (che non era vicino) all’inizio del ‘600 e il comune mise a disposizione i cariaggi (i bus dell’epoca). Eccoci in piazza per guardare (da fuori) il palazzo Cotti: una famiglia cospicua arricchitasi con les oppressioni napoleoniche.
Breve discesa ed eccoci al museo Badoglio, di cui Allemano è direttore, che ha acquisito un importante deposito dai nipoti del Maresciallo d’Italia. Si tratta di una serie di medaglie e decorazioni che oggi, grazie alla cortesia di Allemano vediamo in anteprima. Aperte piano piano le scatole originali: ecco pezzi preziosi di storia: l’ordine Scanderebech d’Albania, la Legion d’onore francese, l’Ordine di Santo Stefano d’Ungheria, la croce dei santi Maurizio e Lazzaro, la Stella di Romania, l’Ordine della tigre cinese, la croce di Malta, la croce di guerra francese, l’Ordine del Bagno di Gran Bretagna, li Leone d’Ungheria, quello di “Polonia Restituta”, la croce di prima classe dell’Equador, la croce di guerra belga, l’onorificenza della Croce Rossa, quella di grand’ufficiale della corona belga, la croce della Lituania, una onorificenza del Santo sepolcro conferita alla moglie.
Al primo piano il bastone da maresciallo, regalo degli Italiani del Brasile dove Badoglio era stato ambasciatore e il guidoncino dell’automobile. Su una divisa in bacheca altre decorazioni: il gran cordone dell’ordine della corona d’Italia con placca, l’ ordine coloniale stella d’italia, del Santo Sepolcro e l’ aquila tedesca (“L’ha messa una volta sola quando Hitler giunse a Roma”, chiosa il direttore).
Luigi Angelino
FOTO. La bella dimora dei Cotti e una foto-ritratto autografata da Badoglio nella sala del Consiglio comunale di Grazzano