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Premio Ambientalista dell’Anno 2015 “Luisa Minazzi” – Intervista ad Anna Marson

Anna Marson, professore ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica all'Universiotà Iuav di Venezia, è stata fino a poche settimane fa assessore regionale in Toscana all’Urbanistica, pianificazione del territorio e paesaggio. E' suo il merito di avere promosso, redatto - e soprattutto fatto approvare - la prima legge regionale in Italia contro il consumo di suolo (L.R. 65/2014) ed il Piano paesaggistico regionale, pianificato insieme al Ministero dei beni culturali, e frutto di una dura battaglia con chi cercava di svilirne e limitarne la portata rivoluzionaria. Il suo impegno “diversamente politico”, come l'ha ironicamente definito lei stessa, prosegue ora nella Segreteria tecnico-scientifica dell’Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio istituito dal Mibact. Nell’ambito di quest’ultimo incarico, che svolge a titolo gratuito, sta cercando di promuovere politiche per il paesaggio proattive a livello nazionale: si tratta di una nuova sfida, piuttosto difficile anche per la scarsità di risorse di cui dispone il Mibact, cui Anna spera che il premio Luisa Minazzi possa contribuire a dare visibilità. Per saperne di più su Anna Marson, leggi la nostra intervista. 1. Quale è stata la molla che l'ha spinta ad affrontare l'impegno come politico ed amministratore? La consapevolezza che, pur essendo non solo lecito ma doveroso chiedere alle istituzioni di garantire buone politiche, è fondamentale che ciascuno di noi si impegni a fare la propria parte per cambiare in meglio le cose, anche interagendo con le istituzioni e stimolandole a fare meglio. Pertanto, quando mi hanno chiesto (è accaduto due volte, a distanza di molti anni, in due contesti non proprio facili per il compito che mi attendeva), di assumere il ruolo di assessore, non me la son sentita di tirarmi indietro, e anche se i rischi di insuccesso erano elevati, ho ritenuto di dover provare a dare il mio contributo, provando a promuovere politiche diverse, senza altre aspettative se non quella di raggiungere gli obiettivi di innovazione che m’ero prefissi. Il mio impegno “politico” è peraltro sempre stato legato alla “molla” che quarant’anni fa, quando finito il liceo ho dovuto decidere che cosa fare, m’ha spinto a studiare urbanistica, un corso di laurea nuovissimo, per la volontà di impedire lo scempio del territorio che vedevo prendere forma quotidianamente davanti ai miei occhi. Con il trascorrere degli anni ho capito che impedire questo scempio non era così semplice, richiedendo un impegno caparbio e continuo, il più delle volte controcorrente rispetto ai partiti politici. 2. Dove affonda le radici la Sua sensibilità verso l'ambiente? Sono stata educata fin da piccola al rispetto per la natura, e per i suoi misteri. Le formule che mio padre, laureato in chimica, mi illustrava, riflettevano un mondo denso di relazioni vitali, solo in piccola parte conosciute nella loro concatenazione reciproca. E ho sempre percepito i miei legami con l’ambiente che mi circondava come vitali per il mio benessere, sia fisico che spirituale. Il modo in cui trattiamo l’ambiente riflette non soltanto la nostra visione del mondo, ma la stessa visione di ciò che noi siamo e di cosa possiamo fare di utile con la nostra azione. 3. C'è qualche persona che ha ispirato o influenzato in modo particolare il Suo lavoro? Moltissime. Da Rudolf Steiner a Vandana Shiva, da Alexander Langer a Laura Conti, da Piero Calamandrei a Pier Paolo Pasolini, per non citarne che alcune persone che in fasi diverse della mia vita, con la loro azione e le loro riflessioni, mi hanno offerto importanti riferimenti. In realtà, tutti coloro che con il loro lavoro e la loro tenacia sono riusciti a ottenere qualcosa di utile per l’interesse collettivo, rispetto ai molti che purtroppo operano per altri interessi. Soltanto attraverso questo premio ho avuto l’opportunità di conoscere l’azione di Luisa Minazzi, che sento molto vicina. Ho sempre trovato particolarmente tragica la contrapposizione tra diritti all’ambiente e diritto al lavoro che troppe volte, in Italia, è stata utilizzata ogni qualvolta “scoppiava” un caso ambientale. Il caso Eternit, che tocca direttamente e gravemente Casale Monferrato, e che ha condizionato, nelle sue scelte fondamentali, la vita di Luisa, è in questo senso emblematico. 4. Come è nata l'idea di predisporre una legge specifica sul consumo di suolo? Nella discussione scientifica sono anni che la consapevolezza di quanto sia insostenibile il consumo di suolo in atto è ben presente. Dal punto di vista strettamente funzionale, se il consumo in atto dovesse continuare non soltanto non avremo più terreni agricoli sufficienti per produrre gli alimenti necessari, ma andremmo incontro a crescenti problemi in caso di eventi meteorologici intensi, per la ridotta permeabilità del suolo, e a crescenti costi per garantire servizi pubblici su territori urbanizzati sempre più estesi. Ben difficilmente, inoltre, ci sarebbe qualcuno disposto a investire per bonificare le aree dismesse, potendo invece urbanizzare con facilità aree agricole. Se poi consideriamo non soltanto il suolo, ma la terra, come un ambiente che appartiene non soltanto a noi, ma a tutte le diverse specie viventi, appare chiaro che ogni volta che noi lo trasformiamo irreversibilmente limitiamo la possibilità di vita alle altre specie. Purtroppo quando si tratta di tradurre questa consapevolezza in politica pubblica, la cosa si fa difficile, perché molti sono gli interessi a non cambiare lo stato delle cose: ne è testimonianza il fatto che a livello statale sono numerosi i progetti di legge depositati da anni che si ripromettono di trattare la questione, ma nessuno è stato approvato. In Regione Toscana siamo partiti nel 2011 con l’idea di riformare la legge regionale in materia di governo del territorio, e con una negoziazione assai serrata con gli enti locali siamo riusciti a far passare nella legge regionale 65/2014, anche il fatto che fuor dal territorio urbanizzato non è più possibile realizzare nuove espansioni residenziali. Per le altre destinazioni d’uso deve essere comunque certificato, da parte di tutte le istituzioni interessate, che non esistono alternative al nuovo consumo di suolo, prima di poter procedere con la nuova previsione urbanistica, Per l’Italia si tratta di una novità assoluta, poco conosciuta, che va in positiva controtendenza rispetto a proposte di legge anche recenti che invece ripropongono ancora la possibilità di continuare a edificare ovunque I risultati della nuova legge dipenderanno ovviamente anche da come sarà applicata, ma segna comunque una svolta importante. 5. Come ha gestito l'iter relativo al Piano Paesaggistico regionale? Nel 2010, quando sono stata nominata assessore, la Toscana aveva adottato un’integrazione paesaggistica del proprio Piano territoriale, pur nella consapevolezza che quel lavoro era valutato dal Ministero dei beni culturali, cui spetta validare i piani paesaggistici, come largamente inadeguato. Ho dunque ricostituito il settore paesaggio (che era stato cancellato), e riavviato ex novo la redazione del Piano, in accordo con il Mibact. Poiché trattare del paesaggio in riferimento alla Toscana significa trattare di un’icona del paesaggio mondiale, ho ritenuto di dover utilizzare perlomeno le conoscenze presenti nelle diverse Università presenti sul territorio regionale. Ho quindi promosso un accordo di ricerca con i cinque principali atenei toscani, all’interno del quale docenti di discipline assai diverse, hanno collaborato gratuitamente all’impostazione del quadro interpretativo dei paesaggi regionali e alla sua traduzione in piano, mentre come Regione abbiamo finanziato una trentina di assegni e borse di ricerca destinati prevalentemente a neo dottori di ricerca. Questo lavoro, condotto in stretta connessione con i funzionari regionali del settore paesaggio, è stato nel suo sviluppo oggetto di numerose presentazioni sul territorio, dedicate sia agli amministratori locali che alle associazioni e ai cittadini. Parallelamente, il quadro interpretativo che si andava costruendo è stato utilizzato per “vestire” i vincoli statali relativi ai beni paesaggistici, in condivisione con le diverse sovrintendenze. Fatto sta che quando, dopo la validazione tecnica preventiva del Ministero, il Piano paesaggistico nell’estate 2014 è stato adottato dal Consiglio regionale, molti hanno capito che facevamo sul serio e hanno iniziato ad attaccarlo. Gli attacchi più violenti sono venuti dalle imprese di cava delle Apuane, contrarie a una più attenta regolamentazione dell’impatto paesaggistico delle attività di escavazione, e dalle grandi aziende vitivinicole, contrarie alle regole di trasformazione idrogeomorfologica ed ecologica più attenta agli effetti su ambiente e paesaggio che avevamo proposto per i grandi impianti che queste aziende intraprendono utilizzando peraltro ampi finanziamenti pubblici. Entrambi questi attori hanno promosso un attacco violento nei miei confronti, per delegittimare il piano in approvazione. E sono riusciti ad ottenere ampio ascolto fra i membri della Commissione consiliare che ha istruito il piano prima dell’approvazione definitiva, che in effetti avevano approvato emendamenti che se mantenuti ne avrebbero stravolto totalmente la funzione. Soltanto il lavoro congiunto con il Ministero, avvenuto in extremis prima del voto in aula, ha consentito di avere un Piano paesaggistico ancora definibile tale. 6. Durante la Sua attività come politico c'è stato un momento in cui si è sentita incompresa ed ha temuto di non farcela? In diverse situazioni mi sono sentita osteggiata da chi aveva un interesse ben preciso a non cambiare lo stato delle cose, piuttosto che incompresa. Nel caso delle grandi aziende vitivinicole, ad esempio, è stato orchestrato nei miei confronti un attacco anche sulla stampa che mi accusava di voler “espiantare le vigne per rimettere le pecore”, quando con il Piano paesaggistico avevamo cercato soltanto di dettare regole per garantire che le colline non venissero modificate in modo insostenibile con i lavori di scasso, e che si garantisse una presenza di siepi e altra vegetazione sufficiente a garantire una minima complessità ecologica e paesaggistica. 7. Come è stato accolto il Suo lavoro dalla popolazione toscana? Molto positivamente, nonostante appunto i tentativi di distorcere la realtà operati da alcuni gruppi di interesse specifici. Ancor oggi a volte mi capita di venire fermata sul tram, o mentre faccio la spesa, da persone che mi ringraziano per il lavoro fatto. 8. Il momento più emozionante legato al Suo lavoro come assessore? Come momento singolo senza dubbio il voto di approvazione in aula della nuova legge sul governo del territorio, anche se arrivare all’approvazione ha richiesto tre anni di duro lavoro di negoziazione. Quando è finalmente stato approvato il Piano paesaggistico invece l’amarezza per gli attacchi subiti dal piano, e le reazioni violente seguite al mio intervento in Consiglio finalizzato a testimoniare la mia ricostruzione di quanto avvenuto (ora pubblicata sulla rivista Il Ponte, fondata da Piero Calamandrei) hanno tolto spazio a qualunque emozione. L’emozione più profonda l’ho provata tuttavia, a lavoro concluso, a fronte della testimonianza di sostegno al lavoro compiuto che mi è giunta da parte di tutte le associazioni ambientaliste, e di molte persone. 9. Quale intervento a livello normativo statale pensa debba essere assunto al più presto per tutelare al meglio l'ambiente? Una legge capace di fermare il consumo di suolo, e di stabilire obiettivi concreti di riduzione dell’impronta ecologica, limitando l’impiego di finanziamenti pubblici alle sole finalità coerenti con questi due presupposti. 10. Quali sono i suoi prossimi obiettivi in ambito accademico e personale? Continuare a portare avanti, come e dove posso, le azioni che ritengo utili per agire in modo più consapevole e positivo nei confronti dell’ambiente e il territorio. * * * I candidati al Premio Luisa Minazzi - Ambientalista dell’anno 2015 sono otto. Oltre ad Anna, Eric Barbizzi, Le mamme volanti, Alberto Grossi, Dimitri Russo, Elena Carmagnani, Sergio Costa e il team di avvocati dei Beagle. Il Premio è promosso da Legambiente e dal mensile “La Nuova Ecologia” insieme al Comitato organizzatore di cui fanno parte diverse associazioni di Casale Monferrato. Il vincitore verrà scelto dal pubblico, ma il vero obiettivo è portare in evidenza le storie di quanti s’impegnano nella società civile, nel mondo dell’impresa e nella pubblica amministrazione a favore dell’ambiente, del prossimo e della legalità. I candidati sono proposti dalla Giuria preliminare, passati al vaglio del Comitato organizzatore e sottoposti al voto popolare. Il riconoscimento è puramente simbolico, consiste infatti in una targa e in un abbonamento a “La Nuova Ecologia”. La cerimonia di premiazione si terrà a dicembre a Casale Monferrato. Come votare Per l’edizione 2015 è possibile votare fino al 15 novembre via e-mail scrivendo all'indirizzo ambientalista2015@lanuovaecologia.it indicando il proprio nome, cognome, età e indirizzo più il nome del candidato prescelto.

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