Arriviamo ad Olivola sabato scorso percorrendo la Valle Ghenza. Essendo piazza Europa occupata dal palco per la festa patronale organizzata dalla Pro Loco in collaborazione con il Comune, parcheggiamo davanti all’ingresso della villa del conte Camillo Candian. E’ l’ammiraglio che al comando dell’Ettore Fieramosca ha partecipato nel 1900 alla repressione della rivolta dei Boxer in Cina. Proseguiamo in via Vittorio Veneto e, superato il ristorante “La Magione”, entriamo nel municipio, dove incontriamo per caso Maria Rita, nipote del poeta dialettale don Lazzaro Frascarolo che per quasi quarant’anni, dal 1938 alla scomparsa nel 1975, fu parroco del piccolo borgo.
Con l’assenso del sindaco Gianni Grossi consultiamo l’archivio storico di Olivola che dal 1928, per una ventina d’anni, fu aggregato a Frassinello. Nostra preziosa guida Mario Cravino che ha già consultato i documenti. Non sono conservati gli statuti, ma è presente un libro degli ordinati (necessario di restauro) della comunità risalente alla fine del Quattrocento. Olivola è stato un luogo minuscolo di superficie e di abitanti, ma ravvivato dalla presenza di personaggi di grande rilievo sociale, culturale e politico. Troviamo conferma nel grande Catasto del 1563 realizzato dall’agrimensore Perrone Samero (attivo anche a Terruggia), vi sono registrate tutte le proprietà, tra le quali quelle di Lelia de Sancto Georgio, di Princivallus Callorius, di Laura Boba e anche dei conti Curione, subentrati ai Guazzo per via matrimoniale. Di particolare interesse anche il Libro figurato degli anni 1785-1788, frutto della “misura generale” del Monferrato imposta dall’autorità sabauda. Opera del misuratore Giulio Ferraris, presenta un interessante rilievo dell’abitato con indicate le emergenze del luogo: l’antica chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo, fuori dall’abitato; la chiesa di Santa Maria delle Grazie sulla piazza, e la villa del “Bel Riposo”, dove amava soggiornare Stefano Guazzo, autore della “Civil conversazione” pubblicata nel 1574. Tornati in piazza, dominata dall’imponente facciata in cotto della moderna chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, incontriamo casualmente il parroco don Silvano Lo Presti, che gentilmente ci accompagna nella visita. I lavori di costruzione, iniziati alla fine dell’Ottocento su disegno di Crescentino Caselli si sono conclusi solo nel 1938 dal rettore don Lazzaro Frascarolo. Breve sosta davanti alla statua di San Pietro e all’altare laterale della Vergine costruito su disegno di don Angelo Verri. Sempre sulla piazza il sindaco ci apre la chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, dalla seconda metà del Cinquecento seconda parrocchiale. All’interno ammiriamo le testine d’angelo in stucco e le fotografie storiche appese alle pareti. Oggi è utilizzata come sala mostre e auditorium. Come premio ci concediamo un caffè comodamente seduti nell’ombreggiato dehors di “La Cà Nostra”, dove ci serve Alberto, il nipote di Mario Cravino. Torniamo a Casale attraversando la frazione Costabella.
Poi a un trivio, Cravino ci indica la strada che scende a un luogo mitico la Grotta dei Saraceni. Siamo davanti alla chiesetta di San Germano, moderna eretta su progetto del geom. Ottavio Rossi (il campanile vuol evocare un pilone della teleferica dei cementieri) nella frazione Prera di Ottiglio; proseguiamo per l’abitato di Moleto che sfioriamo; bel viale di tigli, sul fronte di quella che era la cava Unicem e scendiamo nella Valle Ghenza diretti a Casale.