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Un Garibaldino al Gambarello

Nell'anno delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Garibaldi riproponiamo questo Viaggio d'autore del 2005- Nel territorio comunale di Mombello, ai margini della statale per Torino, sorge una delle più antiche aziende agricole del Monferrato: la seicentesca tenuta Gambarello. Solo al termine del lungo e pittoresco viale di tigli si può ammirare la bellezza dell'imponente facciata neoclassica in mattoni a vista scandita da quattro colonne sovrastate dall'agile timpano. Il maestoso e nobile complesso, esempio insuperabile di architettura rurale, è il risultato di un singolare equilibrio compositivo tra l'elegante parte residenziale, che accoglie il visitatore, e quella rustica formata da ampi cortili ed lunghi porticati collegati con ritmo e armonia al corpo principale della fabbrica. Degno completamento della grande unità abitativa, che un tempo ospitava una cinquantina di persone, è la cappella gentilizia, forse l'unica chiesetta monferrina dedicata a Santa Adelaide. Un'intitolazione scaturita non da antiche tradizioni religiose, ma dalle ragioni legate ai diversi passaggi di proprietà tra alcune delle principali famiglie nobiliari del Monferrato. Si chiamava infatti Adelaide la figlia del marchese Fabio Ricci di Cereseto e di Giulia del Carretto di Millesimo, che il 18 maggio 1840 ottenne l'erezione al Gambarello di una cappellania laicale. Andata in sposa al conte Giacomo Nemours di Frassinello, che la lasciò in stato vedovile nel 1835, fece completare, come ricorda la lapide murata in facciata, i lavori interrotti in seguito alla morte del fratello Vincenzo Stanislao (1769-1831), attivissimo a Casale in importanti interventi edilizi. Più volte decurione di Casale, presidente del consiglio elettorale nel 1810, consigliere dell'arrondissement napoleonico e infine gentiluomo di camera del re Carlo Felice nel 1827, egli fece ampliare il palazzo casalese che si affaccia sulla piazzetta di Santo Stefano con le quattro colonne di ordine gigante progettate nel 1806 da Giovan Battista Formiglia. Fece pure costruire la splendida villa suburbana ancor oggi conosciuta come il "Palazzo dalle cento finestre" sul punto più alto della collina che prende il nome dalla settecentesca chiesetta di Sant'Anna, di cui la famiglia ebbe il patronato. Dopo la scomparsa della marchesa Adelaide alla tenuta Gambarello il 27 ottobre 1844, la proprietà passò alla sorella Eleonora Maria, che aveva sposato il conte Giulio Callori di Vignale e poi al figlio Fulvio Vincenzo (1786-1859), marito di Teresa Pico-Gonzaga d'Uviglie. Passata in proprietà del finanaziere Riccardo Gualino, la tenuta Gambarello fu acquistata nel 1933 dalla famiglia Moscheni attuale proprietaria. Dionigi Roggero -VISITA COI SIGNORI MOSCHENI - Due le "visioni nel cuore" del Gambarello: da Crea, dalla finestra del bar dei Merlo e più veloce dal finestrino dell'auto lungo la statale di Cerrina col viale di tigli che porta all'austera facciata in mattoni. Bene: da tempo ci aspettavano al Gambarello i proprietari signori Giuseppe ed Elisabetta Moscheni, da quando, parlando a un concerto di Idea Valcerrina era spuntato un avo che partecipò all'impresa dei Mille: Pompeo Giovanni (famigliarmente Giuseppe) Moscheni. Il tour dioggi ci porta nel grande complesso molto ben tenuto (complimenti). Primo stop di fronte alla scritta su una lapide bianca, tra le colonne della facciata, in un latino un po' zoppicante: "Fratris amatissimi fato / incompletas / Adel. comitissa / Nemours / tab Ricci marchion Cereseti..." che ha lasciato dubbi anche a molti studiosi (ci soccorre in chiusura di giornale la traduzione del prof. Gino Cravino: "Adelaide contessa Nemours figlia di Tab. Ricci marchese di Cereseto per affetto verso il fratello defunto completava nel 1834 la casa incompiuta per la morte del fratello amatissimo"). Poi scendiamo a sinistra in quella che oggi è una grande cantina con torchi d'epoca funzionanti, anche qui un altro motivo di mistero è dato dalle raffinate decorazioni neoclassiche che circondano l'alta volta il che fa pensare che si trattasse di un salone di accoglienza o da musica Poi percorriamo il vasto cortile e usciamo verso il rustico: l'azienda agricola coltiva 150 ettari di terreno delimitati dallo Stura: barbabietole da alimentazione bovina, granoturco e grano. Ritorno: viene aperta per noi la... stalla, oggi è un grande salone attrezzato per conferenze e mostre (ricordiamo quella di Nespolo). A fianco il granaio con la torre-orologio (suona i quarti d'ora). Attraverso le scuderie e il prato circondato da siepi di migliaia di rose in fiore (altra meraviglia) i Moscheni ci introducono alla chiesetta dedicata a Sant'Adelaide Purtroppo ha subito l'interesse dei ladri. Si è salvata l'icona sull'altare raffigurante San Francesco che riceve le stimmate. Era in onore di Francesco Moscheni, la persona più anziana della famiglia. Sulla volta tondi: i quattro Evangelisti Torniamo sui nostri passi. Nell'androne una lapide e un altorilievo in bronzo, didascalia: "Giuseppe Moscheni, uno dei Mille"; saliamo al primo piano attraverso una finta porta di mattoni nascosta nel muro ("è servita a salvare la casa nel periodo buio, 1943-45, quando qui passavano partigiani e tedeschi"). Dal loggiato (a metà il verde di una topia di uva rosata che veniva utilizzata per il vino da messa) è un bel vedere sul cortile, dalle finestre dell'abitazione, sull'altro lato panorama su Treville, Crea e Cereseto. Creseto rimanda a Gualino: nel 1933 i fratelli Francesco e Guglielmo Moscheni, famiglia originaria di Nembro agenti della Dalmine, acquistarono la tenuta all'asta fallimentare Gualino (che comprendeva anche il castello di Cereseto), asta indetta dalla Banca d'Italia I libri di casa ci rimandano invece al garibaldino: Giuseppe Moscheni il quale nacque a Bergamo il 28 febbraio 1836 da Francesco e Angela Scuri e morì a Nembro l'11 marzo 1904, Studente nel 1849 al Ginnasio di Bergamo, primo corso di Grammatica, fu poi milite "modesto della grande causa" nell'Ottava compagnia di ferro dei Bergamaschi; partecipò alla spedizione garibaldina "con ardore pari ai suoi compagni d'armi". Risulta congedato per infermità dopo la presa di Palermo. E' stato domiciliato ad Alzano Maggiore, Bergamo e Nembro (dove aveva esercitato la professione di pizzicagnolo). Sposò in seconde nozze Clementina Rossini. La pensione dei Mille gli fu decretata il 22 gennaio 1865. Luigi Angelino -FOTO: Il Gambarello visto dall'attuale sala mostre; il loggiato e dal loggiato il cortile con la torretta (splendida la fioritura delle rose)-(f. ellea)

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Michele Castagnone

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