Sono una ottantina di casi in cui si è fatto ricorso alla pillola abortiva, la RU 486, a partire dallo scorso maggio, da quando cioè ha preso servizio il nuovo primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Santo Spirito Roberto Chiapponi.
È lo stesso dirigente medico a renderlo noto e a incoraggiarne l’utilizzo, ritenendo che si tratti di un sistema di interruzione della gravidanza meno invasivo, traumatico, più sicuro e anche meno costoso del tradizionale «raschiamento».
«Io sono obiettore di coscienza e quindi non effettuo interruzioni di gravidanza, ma perché ostacolare una cosa che va a vantaggio della paziente, degli operatori e dell’ospedale?»
Le polemiche sull'aborto «facile»
Le polemiche sul fatto che la RU 486 possa portare ad atteggiamenti di leggerezza sono secondo il medico (obiettore, ci tiene a ribadire) prive di consistenza: «Non è vero che si banalizza l’aborto, infatti con l’utilizzo dell’interruzione di gravidanza farmacologica i casi non sono aumentati.
«È sempre una decisione traumatica», sottolinea - con un costo psicologico pesante.
La prevenzione dell'aborto ripetuto
La prevenzione del rischio è uno dei compiti prioritari degli operatori della sanità, sottolinea Chiapponi.
E proprio a scopo preventivo, verrà nei prossimi mesi avviato dall’ASL un programma di contraccezione di lunga durata da effettuarsi - dice Chiapponi - con «l’inserimento di dispositivo farmacologico per la prevenzione dell’aborto ripetuto».
Una contraccezione a lungo termine che viene effettuata con l’inserimento in ospedale di un dispositivo sottocutaneo che rilascia gradualmente piccole dosi di contraccettivo.
Un progetto che verrà sostenuto dall’ASL e proposto inizialmente a donne che hanno avuto più di una interruzione di gravidanza.
Il farmaco, fornito dal Servizio Sanitario Nazionale, perlomeno nell’ambito di tale progetto, garantisce la contraccezione per un periodio che varia da tre a cinque anni.