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  • 20 novembre 2024
  • Vercelli

La denuncia del Sappe

Vercelli, caos in carcere: violenta protesta di alcuni detenuti stranieri 

Interviene il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Ancora alta tensione, ancora una situazione di pericolo vissuta nella Casa circondariale di Vercelli. Su quanto è avvenuto nella giornata di martedì 19 novembre riferisce Vincete Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: «Un gruppo di detenuti del 3 “E” e del 4 “E” piano detentivo, durante la fase di chiusura, rifiutavano il rientro nelle celle, protestando per il malfunzionamento dei caloriferi e degli infissi malridotti».

I detenuti «facinorosi, principalmente stranieri, hanno iniziato una vera e propria protesta rumorosa con battitura dei blindi, incendi di coperte e lenzuola e rottura di plafoniere e telecamere, tavoli e sgabelli. A seguito dell’incendio e della rottura del sistema di illuminazione si innescava un corto circuito che causava un blackout».

«Altri detenuti hanno messo fuori uso tutte le telecamere e le plafoniere presenti in Sezione, mentre un poliziotto, intervenuto per tentare di stemperare la crescente tensione, veniva affrontato da uno dei ristretti che, con fare minaccioso, gli lanciava un secchio presumibilmente di acqua bollente addosso».

Il sindacalista denuncia che la situazione si è ulteriormente aggravata quando «altri ristretti hanno iniziato a far esplodere varie bombolette e con l’utilizzo di una branda a modi ariete iniziavano a sfondare il muro di cella, creandone un vero e proprio buco che permetteva ai detenuti fuori uscire».

«Altri provocavano un incendio e questo è stato il prologo dell’intervento del personale del reparto che, con i supporti inviati dall’Ust, iniziavano le operazioni di ripristino dell’ordine e della sicurezza, concluse verso le 23. Ancora una volta, solo grazie al personale di polizia penitenziaria di Vercelli e dopo ore di alta tensione, si è ripristinato l’ordine e la sicurezza all’interno dell’istituto».

«Ormai quello che quotidianamente accade negli Istituti del Distretto penitenziario piemontese e ligure non fa più notizia», conclude Santilli. «Le aggressioni che avvengono pressochè quotidianamente ai danni del personale di Polizia che presta servizio nelle varie carceri sono il simbolo di una gestione fallimentare dell’Amministrazione Penitenziaria del Piemonte».

Il Sappe denuncia «ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri regionali, ma chi dovrebbe intervenire e tutelare continua a tacere ed a restare inerme. Mai udito un silenzio così assordante da parte di questa Amministrazione Penitenziaria!».

«La situazione penitenziaria è sempre più critica», commenta il segretario generale del Sappe, Donato Capece, che ribadisce: «Quanto avvenuto testimonia che il sistema della sicurezza nelle carceri italiane non è adeguato alle esigenze attuali per cui è necessario intervenire. Chiediamo all’Amministrazione penitenziaria di adottare ogni utile iniziativa affinché i detenuti vengano puniti in maniera esemplare, con l’applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario che prevede particolari restrizioni, per coloro che mettono in crisi l’ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari». 

«Continuiamo altresì a chiedere che vengano previste adeguate strutture sul territorio nazionale, ove i detenuti violenti possano scontare la pena in regime chiuso, fino a quando non comprendono che devono rispettare le regole e soprattutto la polizia penitenziaria e tutti gli altri operatori», prosegue il leader del Sappe, che fa appello ai sottosegretari alla Giustizia, Andrea Delmastro ed Andrea Ostellari, per un incontro urgente «al fine di ristabilire subito regole efficaci per garantire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!».

 


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